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Dossier sulla (Santa) Lega Nord

SOMMARIO
LA LEGA E LE POLTRONE
La presunta diversità della Lega
Salvati dalla Lega gli amici dei mafiosi ed i corrotti
La Lega vota tutte le leggi ad personam
La questione delle Province e dei Prefetti
Partito di lotta e di sottogoverno
«Lega poltrona» – Gli incarichi multipli dei leghisti
Il nepotismo verde
La pseudo lotta agli sprechi
La Lega violenta
LE COSE NON FATTE E GLI SLOGAN MAI REALIZZATI.
Il Federalismo che non c’è
Box: I ritardi e le inadempienze del Governo nell'attuazione della legge sul federalismo fiscale
Federalisti a parole, centralisti di fatto
Più voti alla Lega, meno soldi ai Comuni
Servizi pubblici locali
Meno tasse
Dove il nucleare? Lo decide Roma
Il Ponte sullo Stretto s’ha da fare
Il Porcellum
Basta cemento
La Lega lattona – La truffa delle quote latte
Il disastro Malpensa
Immigrati: fermare l’invasione!
La Lega “contro” Gheddafi
C’E’ DEL MARCIO IN PADANIA
La sicurezza, la lotta alle mafie e le cricche da difendere
Lega ladrona
Banche padane
ALTRE CONTRADDIZIONI
Le relazioni con la Chiesa cattolica
APPENDICE: Le relazioni con la Chiesa cattolica
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LE CONTRADDIZIONI DELLA LEGA NORD
PARTE I: LA LEGA E LE POLTRONE
La presunta diversità della Lega 1 viene sostenuta e alimentata dai quadri, dai militanti e dai
simpatizzanti, con dichiarazioni, provocazioni, posizioni e linguaggio movimentista, immediato,
populista.
Ma essa è il partito che può vantare il periodo più lungo trascorso al governo del Paese da
tangentopoli in avanti . Alleati del primo governo Berlusconi, i leghisti hanno contribuito a fare
cadere quel gabinetto, durato soltanto 8 mesi. Rappacificatisi con il Cavaliere, sono stati leali alleati
di Forza Italia e del suo leader per l’intera XIV legislatura sostenendo i governi Berlusconi II e III
dal 2001 al 2006. Nel 2008 sono tornati al governo nell’alleanza di centrodestra con il PDL. La
Lega Nord ha quindi cumulato quasi 8 anni a presidio del governo centrale: più di qualsiasi altro
partito.
Gli ultimi avvenimenti sembrano indicare il grado di mutazione morfologica ormai raggiunto dalla
Lega che, nel volgere di pochi anni, da forza antisistema si è trasformata in un movimento di lotta e
di governo e ora si accinge a diventare il partito del palazzo2… Ma alla lunga rischia di mettere a
nudo la contraddizione di fondo della Lega, che la rende tanto simile al Psi di craxiana memoria:
sano come un pesce nei sondaggi elettorali, con un robusto potere di interdizione come forza di
governo, ma evanescente nella qualità politica dei risultati raggiunti.
Salvati dalla Lega gli amici dei mafiosi ed i corrotti
Solo alcuni esempi tra i più recenti:
Le intercettazioni delle telefonate tra il Sottosegretario Nicola Cosentino ed alcuni boss della
Camorra non potranno essere utilizzate dalla magistratura alla quale si toglie così un importante
strumento di indagine e di prova. Lo ha deciso la camera il 22 settembre scorso. Il gruppo della
Lega Nord è stato determinante nella votazione finale.
Lo stesso giorno si è deciso di non dare l’autorizzazione a procedere alla Corte dei Conti nei
confronti di vecchi “arnesi” della Prima Repubblica che, nell’esercizio delle loro funzioni,
avrebbero causato danni all’erario, cioè allo Stato: De Lorenzo, Di Donato, Crippa. Erano quei
ministri della Prima Repubblica, personaggi finiti nell’inchiesta di Mani Pulite, anche condannati,
poi prescritti e quant’altro. Ebbene, la Corte dei Conti ha promosso un giudizio erariale nei
confronti di questi ex deputati. Ma il Parlamento ha deliberato che la Corte dei Conti non può
giudicarli. Anche in questo caso i voti determinanti sono stati quelli della Lega.
Che un simile provvedimento sia stato avallato dal partito che esprime il ministro degli Interni e che
ha la sua ragion d'essere nella protezione dei ceti produttivi settentrionali contro un Sud che si
vorrebbe tutto parassitario e corrotto appare particolarmente grave.
Sempre il 22 settembre La Lega ha votato a favore della insindacabilità di un deputato, Berlusconi,
che da Presidente del Consiglio ha invitato a non dare pubblicità – e quindi in ipotesi a mettere a
1 Molte fotizie sono riprese da “Un po’ di contraddizione – Il libro verde della Lega” – 2010, a cura di Andrea Civati,
Giuseppe Civati, Roberto Basso e Stefano Catone.
2 Miguel Gotor – Il Sole 24ore – 25 settembre 2010.
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rischio la solidità di un gruppo quotato in borsa – ad un gruppo editoriale che esercita un ruolo
critico verso il suo operato. Si è voluto quindi sottrarre al giudizio civile di responsabilità per danni
un deputato nel cui operato è mancato ogni nesso funzionale tra l’ attività di parlamentare e la sua
minaccia nei confronti di gruppi economici concorrenti, anzi il conflitto di interessi ha spezzato
ogni vincolo funzionale tra comportamento e funzioni tipiche.
Siamo in presenza di un Presidente che dice agli imprenditori: non investite sui mezzi dei miei
avversari; però, è anche proprietario dei mezzi che traggono un beneficio dallo spostamento di
risorse.
Ma la cosa più importante è che in Aula la Lega ha votato a favore della messa in discussione delle
funzioni delle Autorità di garanzia, l’Antitrust in particolare. E non si è voluto valutare con
attenzione il tema ancora più delicato della RAI: si doveva votare avendo in considerazione la
libertà dei mercati, la tutela dei competitori, l'impossibilità di aggredire un competitore sul piano
industriale.
La Lega vota tutte le leggi ad personam
Si contano 37 leggi “ad personam” volute e fatte licenziare dalle Camere da Berlusconi, negli ultimi
15 anni. Sono passati solo una decina d’anni da quando Bossi chiamava Berlusconi “il Mafioso”.
Citiamo solo due esempi tra i tanti:
Grazie a ex Cirielli, indulto e lodo Alfano il premier ha evitato la condanna a 4 anni e 6 mesi. La
traduzione in italiano della sentenza della Cassazione che ha confermato: Mills è stato corrotto dal
premier.
Senza tre leggi ad personam, fatte apposta per lui e per Cesare Previti, ieri Silvio Berlusconi
sarebbe stato prelevato dalle forze dell’ordine e accompagnato a San Vittore per scontare la pena
dopo la condanna definitiva per corruzione giudiziaria di David Mills. Stessa sorte sarebbe toccata,
con le opportune procedure di estradizione, per il legale (si fa per dire) inglese. E’ questa – checché
ne dicano i tg e i giornali di regime – la traduzione in italiano della sentenza della Cassazione che
l’altroieri ha confermato irrevocabilmente la colpevolezza di Mills per essere stato corrotto da
Berlusconi con 600 mila dollari in cambio di due false testimonianze nei processi All Iberian e
Guardia di finanza, e dichiarando il reato prescritto da un paio di mesi. Basta riavvolgere il nastro
del processo per immaginarne l’esito finale e definitivo, al netto della legge ex Cirielli (2005),
dell’indulto extra-large (2006) e del “lodo” Alfano (2008) […]
La legge sul legittimo impedimento – peraltro attualmente all’esame della Corte costituzionale –
completa il quadro.
Un altro esempio concerne una legge “ad aziendam” a favore della Mondadori. Il colosso editoriale
di Segrate – di cui il premier Berlusconi è “mero proprietario” e la figlia Marina è presidente –
doveva al Fisco la bellezza di 400 miliardi di vecchie lire, per una controversia iniziata nel '91.
Grazie al decreto numero 40 del 2010, approvato dal governo il 25 marzo e convertito in legge il 22
maggio, potrà chiudere la maxi-vertenza pagando un mini-tributo: non i 350 milioni di euro previsti
(tra mancati versamenti d'imposta, sanzioni e interessi) ma solo 8,6.
La questione delle Province e dei Prefetti
La Lega Nord ha una forte presenza a livello municipale con 2.500 consiglieri comunali; sono
presenti nelle giunte comunali con 121 sindaci, quasi altrettanti vice-sindaci (106) e 402 assessori.
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In ambito provinciale vanta 194 consiglieri che esprimono 3 presidenti e 28 assessori nelle giunte,
più 4 tra presidenti e vice-presidenti di consiglio.
La capacità di insediamento in queste amministrazioni nelle regioni del Nord offre un’opportunità
di sbocco al crescente numero di militanti, che si attivano per convinzioni profonde ma anche
perché la Lega è un’opzione vincente nello scenario politico attuale e quindi attrae simpatizzanti
anche perché promette percorsi professionali nella partecipazione politica.
Per questo motivo, probabilmente, la Lega contesta gli sprechi e le inefficienze nella pubblica
amministrazione ma è contraria all’abolizione delle Province, di questo livello amministrativo
intermedio con compiti residuali, schiacciato com’è tra Comuni e Regioni.
La Lega, nella provincia di Brescia, aveva recentemente proposto la nuova Provincia della
Valcamonica.
L'abolizione delle prefetture è chiesta dalla Lega praticamente dalla sua nascita.
“L’abolizione della figura del prefetto è una vecchia battaglia leghista3, che abbiamo rispolverato…
Sopprimiamo le Prefetture ovunque, in tutte le città italiane e non solo in quelle al di sotto dei 200
mila abitanti, a patto che però si mantengano le questure e i comandi provinciali dei vigili del fuoco.
È una questione di equità e di giustizia nei confronti del territorio e dei cittadini».
Il Presidente Cota: “Diamo alle Province i compiti dei prefetti4”
Partito di lotta e di sottogoverno
Accanto agli incarichi istituzionali frutto del consenso elettorale e del peso parlamentare, la Lega
occupa ormai da anni un sottobosco di potere a livello di enti e società di emanazione pubblica o a
partecipazione pubblica: banche, autostrade, ospedali, Rai, Expo 2015, Finmeccanica, Cinecittà.
Un censimento su questo piano è più difficile. Ci limitiamo a riferire i risultati di un reportage di
Marco Damilano pubblicato da l’Espresso del 17 febbraio 2010, elencando le società in cui
esponenti leghisti o persone designate dalla Lega hanno un ruolo.
Consip, la spa del ministero dell’Economia per l’acquisto di beni e servizi destinati alle
amministrazioni dello Stato: Danilo Broggi, amministratore delegato.
Cinecittà: Roberto Codonati (consulente per l’immagine della Lega), membro del cda.
Agea, l'agenzia che vigila sull'erogazione dei fondi comunitari per l'agricoltura: professor
Dario Fruscio, presidente (designato su indicazione di Zaia).
Finmeccanica: Dario Galli, membro del cda (e presidente della provincia di Varese)
Fiera Milano: Attilio Fontana, membro del cda (e sindaco di Varese)
Eni: Paolo Marchioni, consigliere di amministrazione (e vice-presidente della provincia di
Verbano-Cusio-Ossola, nonché assessore al Bilancio)
Sviluppo Sistema Fiere: Leonardo Ambrogio Carioni, presidente (nonché presidente della
Provincia di Como, sindaco di Turate, presidente dell'Unione delle Province lombarde)
3 La Padania – Intervista a Roberto Maroni, 13 ottobre 2006
4 La Stampa, 30 maggio 2010
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Expo 2015: Leonardo Ambrogio Carioni, consigliere di amministrazione;
Pedemontana: Leonardo Ambrogio Carioni, consigliere di amministrazione;
Enel: Gianfranco Tosi, consigliere di amministrazione (ex sindaco di Busto Arsizio);
Poste italiane: Mauro Michielon, consigliere di amministrazione;
Sea (gestione dello scalo di Malpensa): Giuseppe Bonomi, presidente e direttore
generale;
Inail: Marco Fabio Sartori, presidente;
Fincantieri: Francesco Belsito, consigliere di amministrazione;
Rai: Giovanna Bianchi Clerici nel cda; Antonio Marano, vice-direttore generale;
Serenissima: Attilio Schneck, presidente (e presidente della provincia di Vicenza)
Buonitalia («la cabina di regia nella promozione dell'agroalimentare italiano nei mercati
mondiali»): Walter Brunello, presidente.
Nel mondo bancario un alleato prezioso è Massimo Ponzellini, presidente della
Banca Popolare di Milano, oltre che di Impregilo.
Quando è chiamata a rispondere delle proprie scelte, spesso finge di essere forza di «opposizione»
all’interno dell’esecutivo Berlusconi (come già capitava con Galan ed è sempre accaduto con
Formigoni) e non come forza di governo centrale, insediata e nel pieno delle proprie facoltà. Per
decidere. Anche quando decide cose che poi non le
piacciono.
«Lega poltrona» – Gli incarichi multipli dei leghisti
Il primato che caratterizza la Lega Nord è senza dubbio il fatto che è il partito con più parlamentari
che mantengono doppi e tripli incarichi politici. Su 85 camicie verdi 44, oltre la metà, si fanno in
due se non addirittura in tre, affiancando alla poltrona in Parlamento, una al governo o in
un’amministrazione locale.
In particolare, alla Camera siedono 25 leghisti con doppio incarico e 3 con triplo, mentre al Senato
se ne contano 14 con doppio incarico e 2 con triplo. Oltre ai 7 impegnati anche a Palazzo Chigi (il
ministro delle Riforme Umberto Bossi, il ministro degli Interni Roberto Maroni, il ministro per la
Semplificazione normativa Roberto Calderoli, il vice ministro di Infrastrutture e Trasporti
Roberto Castelli, il sottosegretario agli Interni Michelino Davico, il sottosegretario alla Salute
Francesca Martini, il sottosegretario all’Economia Daniele Molgora), tra i parlamentari del
Carroccio si contano tre presidenti di Provincia (Brescia, Bergamo e Biella), 2 consiglieri
provinciali, 15 sindaci, 3 vice sindaci, 2 assessori comunali e 17 consiglieri comunali.
Daniele Molgora (Lega Nord): deputato, sottosegretario all'Economia (fino a maggio 2010) e
presidente della provincia di Brescia.
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Luciano Dussin (Lega Nord): deputato, sindaco Castelfranco veneto
Adriano Paroli (Lega Nord): deputato, sindaco di Brescia
Pierguido Vanalli (Lega Nord): deputato leghista e anche sindaco di Pontida
Gianluca Buonanno (Lega Nord), deputato, sindaco di Varallo e vice sindaco del comune di
Borgosesia, entrambi in provincia di Vercelli;
Giovanni Fava (Lega Nord), deputato, nel consiglio provinciale di Mantova e in quello comunale
di Sabbioneta.
Ettore Pirovano (Lega Nord), Deputato e presidente della Provincia di Bergamo
Roberto Simonetti (Lega Nord) Deputato e presidente della Provincia di Biella
Gianvittore Vaccari (Lega Nord), senatore, sindaco di Feltre
Gianpaolo Vallardi (Lega Nord), senatore, sindaco di Chiarano
Massimo Bitonci (Lega Nord), deputato, sindaco di Cittadella (Padova)
Giacomo Chiappori (Lega Nord), deputato, sindaco di Villa Faraldi (Imperia)
Sandro Mazzatorta (Lega Nord), senatore, sindaco di Chiari (Brescia)
Claudio D’Amico (Lega Nord), deputato, sindaco di Cassina de’ Pecchi (Milano)
Giovanna Negro (Lega Nord), deputata, sindaco di Arcole (Verona)
Cesarino Monti (Lega Nord): senatore, assessore Comune di Lazzate (Mi)
Il nepotismo verde, che non premia il merito ma la consanguineità, che non guarda agli interessi
del Nord, ma agli interessi della casta verde.
Il partito che doveva marciare su Roma per distruggere la Casta e i privilegi, si è trasformato nella
più classica delle macchine piazza-parenti. Bastava dare un’occhiata a quello che ha combinato lui,
l’Umberto, per capire come sarebbe andata a finire. Suo fratello Franco Bossi lo piazzò a Bruxelles
a fare da assistente all’eurodeputato leghista Matteo Salvini.
Ci provò anche con il primogenito Riccardo Bossi, ma tornò a casa appena il fattaccio finì sui
giornali: “È assurdo che mi venga vietata ogni esperienza solo perché ho un cognome importante”,
si rammaricò.
Renzo Bossi, detto Il Trota a seguito di un celebre battuta del papà (La Provincia di Varese, 7
febbraio 2010). Dopo esser stato per settimane candidato a possibile membro di un osservatorio per
l’Expo 2015 da circa 12.000 euro al mese, Renzo finalmente un
posto l’ha trovato: nel Consiglio regionale della Lombardia. Eletto a Brescia. Con tanti, tantissmi
«Bossi» sulla scheda.
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La Bosina è la scuola privata, di ispirazione chiaramente padana, fondata da mamma Manuela
Marrone, che ha ricevuto un contributo di 800mila euro dal governo nazionale.
Una mappa della Parentopoli leghista5:
a) Cominciamo dal Piemonte, dove Lo Spiffero, il Dagospia di Torino, ha raccontato la
“Famigliopoli subalpina”: una clamorosa infornata di mogli, cugini e cognati che Roberto
Cota ha portato a segno da quando è diventato presidente. Nella sua segreteria c’è Michela
Carossa, figlia di Mario, capogruppo della Lega in Regione. Capo di gabinetto del
governatore è Giuseppe Cortese, che ha trovato lavoro pure alla moglie, Isabella Arnoldi,
diventata portavoce dell’assessore leghista Massimo Giordano, fedelissimo di Cota. Per
loro, può darsi che la pacchia finisca al massimo tra cinque anni.
b) C’è invece chi, grazie alla Lega, si è costruito un futuro garantito. È il caso delle cinque
vincitrici di un concorso per funzionari della Provincia di Brescia, come racconta Il
Riformista. Ci hanno provato in 700 a conquistarsi il posto fisso, ci sono riusciti in 8, e per
più della metà c’è puzza di raccomandato. Ha vinto Sara Grumi, figlia di Guido, assessore
leghista al Comune di Gavardo e candidato alle ultime regionali. C’è Katia Peli, nipote
dell’assessore provinciale all’Istruzione, leghista pure lui, Aristide Peli. Lavoro assicurato
anche per Silvia Raineri, capogruppo della Lega nel consiglio comunale di Concesio e
moglie del vicesindaco di Brescia Fabio Rolfi. Vittoria anche per Cristina Vitali e Anna
Ponzoni: tutte e due lavorano già in Provincia, guarda caso entrambe per l’assessorato
guidato dal leghista Giorgio Bontempi.
c) A Varese, nel 2002 diventa presidente della Provincia Marco Reguzzoni, marito di Elena,
figlia di Francesco Speroni, storico capo di gabinetto del Senatur quando era ministro delle
Riforme. Niente paura, Reguzzoni non ha dovuto pagare il peso delle polemiche. Oggi è il
capogruppo della Lega nientemeno che alla Camera dei Deputati.
d) Restiamo sempre nel letto matrimoniale ma ci spostiamo più a est, a Verona, dove alla
moglie del sindaco Flavio Tosi l’elezione del marito ha messo in tasca 45 mila euro all’anno
in più. Stefania Villanova lavorava già in Regione, ma è diventata tutt’a un tratto dirigente e
messa a capo della segreteria dell’assessorato regionale alla Sanità.
e) In Friuli, i leghisti le moglie se le sono incrociate. L’ex presidente del consiglio regionale
Ballaman assunse Laura Pace, moglie dell’allora sottosegretario agli Interni Maurizio
Balocchi. Lui si prese in carico Tiziana Vivian, ex fidanzata dello stesso Ballaman.
f) A Padova, l’ex segretario provinciale della Lega Maurizio Conte – oggi diventato assessore
nella giunta Zaia – affidò l’incarico per progettare e dirigere i lavori di un nuovo polo
scolastico a suo fratello Tiziano Conte. Con regolare bando di concorso, giura lui. E se non
puoi sceglierli in famiglia, c’è comunque un partito che ti assiste. Racconta il Pd Piero
Ruzzante al Corriere del Veneto, di altre “designazioni” ai vertici di tre enti regionali:
“Corrado Callegari in Veneto Agricoltura, impiegato di banca mestrino stipendiato con
15mila euro al mese; Antonello Contiero in Intermizoo, autista di autobus di Rovigo,
premiato con 5mila euro mensili e inserito nel listino di Zaia; e Fausto Luciani in Avepa,
5 Paola Zanca, “Il fatto quotidiano”, 17 settembre 2010; collaboratori Stefano Caselli, Ferruccio Sansa, Ivana
Gherbaz ,Erminia della Frattina
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ristoratore allo zoo-safari di Bussolengo e retribuito con ben 154mila euro annui”.
g) A Bergamo, nell’estate del 2009, racconta BergamoNews, l’architetto Silvia Lanzani, è
stata incaricata, per 13.754 euro, di curare il progetto preliminare della nuova centrale di
sterilizzazione dell’ospedale di Treviglio, diretto dal leghista Cesare Ercole. Silvia Lanzani è
della Lega e fa l’assessore alle Infrastrutture in Provincia. Come si dice, una che lavora con
la testa, con il cuore, e con il portafoglio.
La pseudo lotta agli sprechi
Con il sostegno della Lega Nord:
Aumentato il numero dei membri del Governo
Fissato dal Governo Prodi il tetto massimo dei componenti dell’Esecutivo a 60, questo Governo lo
ha innalzato a 65 componenti (nominate, ultimamente, anche due sottosegretarie: una all’attuazione
del programma, l’altra ai rapporti con il Parlamento, delle quali non si sentiva proprio il bisogno;
costo: un milione di euro l’anno per due poltrone inutili).
Abolita la stretta sui voli di stato
Il Governo Prodi aveva imposto una stretta sul loro utilizzo, con la direttiva del luglio 2008
Berlusconi l’ha abolita (i voli risultano triplicati).
Tolto il tetto agli stipendi dei manager pubblici
Imposto il tetto dal Governo Prodi – il trattamento economico massimo avrebbe dovuto essere
300.000 euro – saltato con questo Governo
Eliminato le misure di contenimento delle consulenze alla p.a.
Introdotta dal Governo Prodi la decurtazione per i contratti di entità superiore a 300.000 euro, a
decorrere dai loro rinnovi, eliminati decurtazione e tetto massimo da questo Governo
La Lega violenta
Il sindaco di Verona Flavio Tosi ha una condanna definitiva per istigazione all’odio razziale contro i
rom.
Il loro veterano, il prosindaco di Treviso Giancarlo Gentilini, vanta una condanna in primo grado
per lo stesso reato.
E il loro ministro dell’Interno Bobo Maroni s’è buscato 4 mesi e 20 giorni di reclusione in
Cassazione per aver menato e addirittura addentato agenti della Digos impegnati, nel 1996, in una
perquisizione della Procura di Verona nella sede della Lega a Milano.
L’intero stato maggiore del Carroccio è finora scampato, grazie a spericolate votazioni immunitarie
del Parlamento, a un’altra inchiesta veronese per le bande paramilitari denominate ‘Guardia
Padana’. Senza dimenticare le loro parole di affettuosa solidarietà agli sciagurati ‘Serenissimi’ che
sequestrarono un traghetto a Venezia per occupare armi in pugno il campanile di San Marco. Come
nemici dell’odio e della violenza, non c’è male.
Contro l’allora procuratore capo di Verona, Guido Papalia, che oltre alla tara della funzione
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giudiziaria ha pure l’origine meridionale, la Lega dell’Amore scaricò una gragnuola di minacce e
insulti, culminati il 13 febbraio 2005 in un corteo di 10-15 mila fanatici capitanati dal ministro
Roberto Calderoli, agghindato pagliaccescamente in toga. La squisita sfilata urlava “Papalia il tuo
posto è in Turchia”, “Papalia terrone il tuo posto è in Meridione”, “Papalia il più terrone che ci sia”.
Il tutto condito dal dolce stil novo di Mario Borghezio: “Magistrati facce di merda”. Gran finale con
falò di immaginarie sentenze e una finta lapide dedicata al procuratore. Papalia fu poi promosso e
trasferito a Brescia.
Il nuovo procuratore, Mario Giulio Schinaia, fu quasi subito aggredito da una gang di giovani
facinorosi, uno dei quali l’accoltellò alla schiena. L’aggressore, 17 anni, appena arrestato dichiarò di
odiare il magistrato perché indagava sulle bande giovanili violente di estrema destra.
Ora, per Natale, Schinaia ha allestito in Procura un presepe antirazzista, con la Sacra Famiglia di
colore. Subito gli son saltati addosso il ministro Zaia (“inutile provocazione”) e il prosindacoprosecco
Gentilini (“disprezza il presepe bianco, non è più al di sopra delle parti”). Sono fortunati a
essere leghisti: fossero di sinistra, il centrodestra li avrebbe già additati come mandanti morali
postumi dell’attentato al procuratore.
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PARTE II: LE COSE NON FATTE E GLI SLOGAN MAI REALIZZATI.
La realizzazione, insomma, di un quotidiano tradimento del Nord.
Il Federalismo che non c’è
Il federalismo fiscale prosegue il suo iter attraverso l’emanazione da parte del Governo di una serie
di decreti attuativi che vengono presentati alla spicciolata, curandone soprattutto l’aspetto
propagandistico.
I primi decreti attuativi sono provvedimenti del tutto disorganici, una sorta di spezzatino, in cui le
singole disposizioni procedono senza una vera logica.
Il provvedimento su “Roma capitale” è sostanzialmente un guscio vuoto con l’esclusiva
preoccupazione di regolamentare lo status giuridico ed economico dei membri elettivi e di governo
dell'ente (compresi la disciplina dei compensi e di quella dei permessi retribuiti) eludendo, e
rinviando una più puntuale regolamentazione delle funzioni di Roma Capitale, costituzionalmente
necessarie.
Lo schema di decreto sui fabbisogni ed i costi standard degli enti locali è un’altra scatola vuota che
indica esclusivamente l’adozione del modello con il quale SOGE ed IFEL procederanno ai calcoli,
tra l’altro considerando solo alcune delle funzioni fondamentali degli enti locali, quelle considerate
dalla legge sul federalismo fiscale, al momento “provvisorie”, in quanto tra qualche anno
entreranno in vigore quelle definite dal Codice delle Autonomie, in corso di approvazione, ed i
calcoli andranno rifatti ex novo. Oltre al dispendio di risorse ed energie inutili, sarà eluso dal
controllo parlamentare il contenuto vero e proprio, la ciccia, dei fabbisogni e dei costi standard, i
quali saranno adottati con un decreto che non sarà trasmesso alle Camere.
Il resto è in gestazione in questi giorni. Ciò che domina è il controllo della spesa, via alienazione di
beni, riduzione degli organi di decentramento, meccanismi di recuperi delle risorse attraverso le
sanatorie fiscali, subordinazione della stima dei fabbisogni alle esigenze finanziarie, vincoli agli
amministratori.
I provvedimenti attuativi del federalismo fiscale si inseriscono, infatti, in un contesto in cui la stretta
finanziaria ha già determinato forti restrizioni nella spesa locale, e in cui le nuove disposizioni della
Ue, prevedendo la possibilità di riduzioni automatiche dei trasferimenti dei fondi comunitari per gli
stati che non sottostanno ad alcuni indirizzi, rendono incerti molti finanziamenti destinati al sud.
I ritardi e le inadempienze del Governo nell'attuazione della legge sul federalismo fiscale6
A sedici mesi dall'approvazione della legge delega sul federalismo fiscale, la n. 42 del 2009, è
possibile fornire un primo giudizio sul suo stato di attuazione, la cui complessità comporta un
processo sicuramente complesso e difficile. L'idea che tutti possano guadagnare dal federalismo – il
Nord avere più risorse, il Sud non perderne, Roma avere quelle aggiuntive per la Capitale, la Sicilia
per la sua autonomia e via promettendo – è chiaramente demagogica, soprattutto dopo la grande
crisi economica mondiale. Ad oggi, il rischio è quello di un'attuazione affrettata e superficiale della
legge, per singoli «pezzi», motivata unicamente da obiettivi politici di breve periodo.
Questi sono gli oggetti di delega previsti dalla legge n, 42 del 2009, che possono essere contenuti
in diversi decreti legislativi:
– determinazione dei costi e dei fabbisogni standard sulla base dei livelli essenziali delle
prestazioni (articolo 2) per comuni, province, sanità e resto della spesa regionale;
– istituzione della Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica (articolo 5);
6 Stralci del documento presentato dal PD – Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale – 5
ottobre 2010.
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disciplina dei tributi delle regioni (articolo 7);
– classificazione finanziaria (articolo 8);
– fondo perequativo a favore delle regioni (articolo 9);
– finanziamento funzioni delle regioni (articolo 10);
– finanziamento funzioni di comuni, province e città metropolitane (articolo 11);
– autonomia finanziaria degli enti locali (articolo 12);
– fondi perequativi per gli enti locali (articolo 13);
– finanziamento delle città metropolitane (articolo 15);
– interventi speciali (articolo 16);
– coordinamento e disciplina fiscale dei diversi livelli di governo (articolo 17);
– patrimonio degli enti territoriali (articolo 19);
– disciplina transitoria per le regioni e gli enti locali (articoli 20 e 21);
– perequazione infrastrutturale (articolo 22);
– istituzione e disciplina delle città metropolitane approvate con referendum (articolo 23);
– ordinamento transitorio di Roma capitale (articolo 24);
– gestione dei tributi e compartecipazioni (articoli 25 e 26).
Gli unici oggetti di delega approvati finora con decreto legislativo sono uno e parzialmente un
altro: quello relativo al patrimonio degli enti territoriali e quello che stabilisce l'ordinamento di
Roma Capitale, senza alcun riferimento alle funzioni e alle risorse che sono rinviate ad un
successivo decreto legislativo. Solo uno e parzialmente un altro oggetto di delega risultano
quindi attuati su diciotto contenuti nella legge n. 42 del 2009.
Il Consiglio dei Ministri ha approvato, ma ancora non trasmesso alle Camere in attesa del parere da
parte della Conferenza unificata, lo schema di decreto legislativo in materia di federalismo fiscale
municipale. ….
L'adozione anticipata della manovra triennale per il periodo 2011-2013 con il decreto-legge n. 78
del 2010, convertito in legge nell'agosto scorso, ha comportato l'impossibilità di rispettare il
complesso delle procedure in materia di finanza pubblica definite dalla legge 31 dicembre 2009, n.
196 e ha chiamato le regioni e gli enti locali a fornire un rilevantissimo contributo al
conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica. Il taglio dei trasferimenti è pari, per le regioni, a
4.000 milioni di euro per il 2011 e 4.500 milioni di euro annui a decorrere dal 2012 e, per gli enti
locali, a 1.800 milioni di euro per il 2011 e 3.000 milioni di euro annui a decorrere dal 2012. ….
Il Documento di Finanza Pubblica 2011-2013 è stato varato il 29 settembre scorso senza alcuna
preventiva concertazione con Regioni ed enti locali. E non è neppure stata istituita la Conferenza
permanente per il coordinamento della finanza pubblica, che la legge n. 42 del 2009 individua
come sede propria del lavoro inter-istituzionale fra i diversi livelli di governo.
Al di là delle parole, il Governo sembra aver assunto una filosofia neocentralistica, prova ne sono i
ripetuti richiami, ad esempio, alla presunta lentezza delle Regioni nell'impegnare e spendere le
risorse destinate alle politiche di sviluppo e coesione (solo l'8 per cento di pagamenti al 30 aprile
2010 sulle risorse disponibili per il 2007-2013), quando la stessa critica dovrebbe essere estesa ai
programmi gestiti dai Ministeri, che alla stessa data hanno effettuato solo il 10 per cento dei
pagamenti previsti (si veda l'audizione del 23 giugno del capo dell'Ispettorato generale della RGS
per i rapporti finanziari con l'UE nel corso dell'Indagine conoscitiva sull'efficacia della spesa e
delle politiche di sostegno alle aree sottoutilizzate nella commissione bilancio della Camera.
In conclusione, si corre il rischio di un vero e proprio tradimento dello spirito e della lettera
della legge 42 sul federalismo fiscale.
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Federalisti a parole, centralisti di fatto 7
Patto di stabilità interno
Gli Enti locali – e in special modo i Comuni – ricevono puntualmente, da qualche anno a questa
parte, il plauso della Corte dei Conti. La Magistratura contabile, tuttavia, non riconosce solo il
contributo fondamentale degli EE. LL. agli equilibri di finanza pubblica, ma anche le gravi
«distorsioni indotte dall’esigenza di rispettare i vincoli imposti dal Patto di stabilità
interno», in particolare sui bilanci dei Comuni. A fronte dell’impossibilità di contenere le spese
correnti, le città italiane riducono ai minimi termini la spesa per investimenti.
Rallenta fortemente il gettito da imposte indirette, a causa degli sgravi ICI decisi dal Governo
nazionale, e il gettito delle addizionali sulle imposte dirette non riesce a compensare tale calo.
A causa delle decisioni governative che inaridiscono le fonti tributarie di finanziamento, i Comuni
italiani sono costretti a tagliare gli investimenti e a indebitarsi in
misura crescente.
L’autonomia finanziaria degli Enti locali risulta fortemente compressa negli ultimi anni.
Gli ultimi dati consuntivi di contabilità nazionale, relativi al 2008, descrivono un quadro di
grave sofferenza.
È il caso di ricordare che l’abolizione dell’ICI sull’abitazione principale, che contrasta
palesemente con il principio costituzionale dell’autonomia tributaria, è stata motivata con
la finalità di ridurre la pressione fiscale e di sostenere i redditi. In verità, l’abolizione
dell’ICI è avvenuta a pressione fiscale invariata, ossia compensando le minori entrate ICI
proprio attraverso l’aumento di gettito erariale.
Altra, evidente spia dell’atteggiamento centralista dell’attuale Governo è il blocco
dell’autonomia decisionale di Comuni e Regioni sulle aliquote addizionali di loro
competenza: le Amministrazioni locali non sono più libere di determinare il valore delle
aliquote addizionali loro spettanti.
A seguito dell’abolizione dell’ICI prima casa il peso delle entrate tributarie sul complesso delle
entrate dei bilanci comunali cala dal 32,4% al 26,7%, mentre l’incidenza dei trasferimenti cresce dal
41,1% al 47,3%9.
I tagli per i risparmi sui costi della politica. Nel 2008 i Comuni sono stati in grado di risparmiare 25
milioni di euro, ma la legge finanziaria del Governo ha stabilito preventivamente di sottrarre alle
Amministrazioni municipali ben 171 milioni di trasferimenti, senza alcun riferimento all’effettivo
risparmio conseguito.
La riduzione del Fondo ordinario, ridotto di 200 milioni di euro dal decreto 112 del 2008.
I contributi statali per investimenti agli enti locali sono stati drasticamente ridotti: da 3,3 miliardi
nel 2008 a 1,7 nell’assestato 2009 fino a 1,5 nel previsionale 2010.
Prevale un mero obiettivo di rigorismo finanziario a carico della sola finanza decentrata, senza una
lucida analisi del ruolo anticiclico che gli investimenti pubblici locali potrebbero avere
Più voti alla Lega, meno soldi ai Comuni
7 Vedi il libro bianco del Gruppo PD della Camera con lo stesso titolo.
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Se i tagli della manovra finanziaria nazionale dell’estate 2010 ai danni delle Regioni sono
insostenibili, quelli imposti ai comuni lo sono almeno altrettanto. Considerando i soli comuni con
più di cinquemila abitanti 443 su 1500, un terzo di quelli lombardi, il taglio che il Governo prevede
di applicare alle amministrazioni cittadine è di 1,4 miliardi nel prossimo biennio».
Un taglio che in provincia di Varese si traduce così: i quarantasette comuni con popolazione
superiore ai cinquemila abitanti, cioè quelli che sono soggetti al patto di stabilità, dovranno tagliare
la spesa di 31.220 milioni nel 2011 e di 42.208 milioni nel 2012. Il più colpito è Cardano al Campo,
che dovrà risparmiare circa il 30 per cento rispetto al 2010, quasi 6,9 milioni nel biennio, più di
quanto imposto a Busto Arsizio, che pure dovrà contrarre la spesa di oltre il 14 per cento.
Duramente colpiti anche Venegono Inferiore, Jerago con Orago e Besozzo, che lasceranno sul
campo attorno al 15 per cento. Da Varesenews, 16 giugno 2010
Lo ammette lo stesso Attilio Fontana, sindaco di Varese della Lega Nord e presidente di Anci
Lombardia: «Tutto si può dire, meno che questa sia una Finanziaria federalista…».
«Purtroppo è la Finanziaria nel suo complesso a non muoversi nella direzione del federalismo, ne
tradisce i concetti cardine e cioè la libertà per gli enti locali unita al principio di responsabilità».
«Rischiamo di condurre alla morte molte delle nostre città e dei nostri territori». Corriere della
Sera, 22 giugno 2010
Trasferimenti dello Stato ai Comuni del Veneto 8
Lì c’è Zaia, che è uno che sa il fatto suo e sicuramente in questi anni è riuscito a condizionare gli
alleati per dare più risorse alla sua regione:
Trasferiti nel 2003: 956,3 Milioni di €
Trasferiti nel 2009: 786,2 Milioni di €
Rispetto al 2003: 170,1 Milioni di € in meno
Mancato rimborso ICI 2009: 35,5 Milioni di € in meno
In totale, nel 2009: 205,6 Milioni di € in meno
Comuni senza Ici
La Lega guida la rivolta. Contro Tremonti e contro se stessa. D’altra parte, dal punto di vista
economico, si assiste a un approccio tutt’altro che federalista: si tratta di un rinnovato centralismo.
Alcune scelte lo testimoniano chiaramente.
L’esenzione della “prima casa”, in particolare, ha comportato una perdita di gettito ICI, per il 2008,
pari al 23,3% di accertato e pari al 26,4% di riscosso: vale a dire un quarto della voce di entrata
tributaria maggiormente importante per i Comuni.
E un esito davvero paradossale, per un Governo egemonizzato dalla Lega, è che il calo maggiore di
gettito si è avuto nei Comuni dell’Italia settentrionale.
Servizi pubblici locali
La Lega vota il decreto Ronchi che costringe gli enti locali a una forzata privatizzazione dei servizi
pubblici, ed in particolare dell’acqua. Secondo il capogruppo del Carroccio alla Camera, Marco
Reguzzoni, «la fiducia impedisce di migliorare ulteriormente il testo. Presenteremo dunque un
ordine del giorno e lavoreremo con il governo per renderlo più aderente alle aspettative degli
amministratori locali del Nord». A babbo morto, il solito distinguo. «Il testo che è arrivato dal
8 Fonte: Marco Stradiotto, www.marcostradiotto.it
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Senato è migliorativo rispetto a quello originario, però la Lega sull'articolo 15 (quello sui servizi
pubblici locali, ndr.) avrebbe voluto migliorarlo per farlo corrispondere con la sua posizione storica
a favore dell’acqua pubblica». Avrebbero voluto migliorarlo, ma non hanno potuto. Già.
Il governo propaganda che per i cittadini ci saranno solo vantaggi, mentre il rischio vero è che
questo Governo metta le mani nelle tasche degli italiani tramite aumenti non regolati delle tariffe di
servizi essenziali come quelli dell’acqua e dei rifiuti. Settori in cui non esiste neppure, ne è prevista
dalle norme di questo decreto, un’autorità nazionale di controllo sulla qualità dei servizi e sulla
congruità delle tariffe.
Meno male che c’è stata la Lega, così il governo ha potuto votare una legge che obbliga l’ingresso
dei privati per almeno il 40% nelle società pubbliche, che supera definitivamente l’in house
Meno tasse
Non è affatto vero che i governo del Cavaliere hanno ridotto la pressione fiscale: in nove anni le
entrate sono cresciute del 33%. Certo, la crisi economica dà il proprio contributo (con una sensibile
riduzione del Pil che naturalmente comporta un aumento della
pressione fiscale), ma qualche parola in più va spesa.
Nel 2000 le entrate complessive dello Stato9 rappresentavano il 45,4% cento del Pil, nel 2009, alla
fine del “decennio berlusconiano”, questa percentuale è salita al 47,2%, il valore più alto mai
raggiunto. In termini assoluti, nello stesso periodo le entrate sono cresciute del 33%, un valore
superiore di ben 12 punti percentuali rispetto alla crescita dei prezzi, ferma al 20,6%. […]
1) le entrate dello Stato nel “decennio berlusconiano” non soltanto non sono diminuite ma sono
addirittura aumentate, in relazione sia all'inflazione, sia al prodotto interno lordo. Non soltanto non
c'è quindi stata la promessa riduzione delle tasse, ma al contrario è aumentata la voracità dello
Stato.
2) L'incremento delle entrate dello Stato non è stato però causato da un incremento omogeneo delle
principali fonti di gettito, ossia imposte dirette (quelle sul reddito), imposte indirette (Iva e accise) e
contributi previdenziali (essenzialmente Inps e Inpdap). […] Le imposte dirette non sono
aumentate, ma neppure diminuite, ed in ogni caso non vi sono state “meno tasse per tutti”. È invece
leggermente diminuito il gettito delle imposte indirette, ossia Iva e accise, se lo si rapporta
all'andamento dell'inflazione (meno 2,3 per cento nel periodo considerato), ed in particolare, se lo si
confronta con il Pil: da un 14,7 per cento del 2000 si è scesi ad un 13,6 del 2009. In particolare, c'è
da notare che la riduzione più accentuata è avvenuta negli ultimi due anni, e cioè nel 2008 e nel
2009 (nel 2007 era ancora uguale a quella del 2000).
Ecco il risultato di sedici anni di promesse in tema di riduzione della pressione fiscale:
Pressione fiscale dal 1994 in % sul PIL
1994 40,8
1995 41,2
1996 41,6
1997 43,7
1998 42,3
1999 42,4
9 A. Bonafede e M. Di Pace, Repubblica, 10 luglio 2010
15
2000 41,6
2001 41,3
2002 40,8
2003 41,4
2004 40,6
2005 40,4
2006 42,0
2007 43,1
2008 42,9
2009 43,2
Fonte: Istat. Rielaborata dal blog Il Nichilista di Fabio Chiusi
In compenso, la Lega per un quindicennio ha votato senza fare una piega condoni e scudi fiscali.
Dove il nucleare? Lo decide Roma
La Lega ha votato il nucleare a Roma, imposto alle Regioni. Nelle Regioni, salvo Cota, che è pronto
a rinunciare alle rinnovabili, ma non al nucleare, protesta e si dichiara contraria alle installazioni di
centrali sul territorio.
Tutti ricorderanno i distinguo in campagna elettorale: sì al nucleare, ma non in Veneto, sì, al
nucleare, ma non in Lombardia. E così nel Lazio e in Puglia, per la verità, da parte dei candidati
della destra.
Non si capisce perché l’abbiano votato, i leghisti, il nucleare voluto da Scajola e da Berlusconi. Un
nucleare deciso a Roma, in cui le Regioni non hanno alcun protagonismo. I siti saranno individuati
a livello nazionale. Un nucleare imposto «con stile centralistico e autoritario».
Meglio il nucleare, perché il fotovoltaico deturpa. In Piemonte, Cota e i suoi assessori la pensano
così. Sul nucleare si è pronunciata all’inizio del mese di luglio la nuova giunta piemontese, tirando
mazzate ai pannelli solari colpevoli di “deturpare il territorio” piemontese. La Regione Piemonte
accelera sul nucleare e rallenta sul fotovoltaico. Nel campo dell’energia la giunta guidata dal
leghista Roberto Cota non ha dubbi: si può costruire una centrale. E, dalle parole ai fatti, l’assessore
all’ambiente Roberto Ravello dichiara a ilFattoQuotidiano.it: «Siamo contrari ad una chiusura
ideologica. Il Piemonte è pronto a fare la sua parte per l’interesse nazionale».
Dalla stessa giunta arriva uno stop alle autorizzazioni per i nuovi impianti forovoltaici, in grado di
creare corrente elettrica dal sole. L’iniziativa è di Massimo Giordano, assessore all’energia e
all’innovazione, che grazie ad un disegno di legge regionale vuole regolamentare l’installazione a
terra dei pannelli solari nelle aree di particolare pregio dal punto di vista agricolo, naturalistico ed
estetico. Per Giordano «c’è stata un’eccesiva crescita degli impianti che hanno deturpato il territorio
piemontese». Anche se danno energia pulita, i terreni liberi per l’installazione sono cresciuti del
149%.
Il Ponte sullo Stretto s’ha da fare
In un momento, anzi, sembra addirittura familiarizzare con l’idea del Ponte. Siamo nel 2005, si
preparano le elezioni politiche del 2006, e Bossi si allea con Lombardo (Mpa). Sulla scheda appare
un simbolo comune. E pensare che solo qualche mese prima, nel marzo 2005, la Lega scatena
un’offensiva senza precedenti contro il progetto di ponte sullo Stretto di Messina. «Il ponte è un
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ecomostro, un’opera vergognosa e dispendiosa, inutile sotto tutti i punti di vista», dice Andrea
Gibelli, nel 2005 capogruppo della Lega alla Camera, nel 2010 vice di Formigoni in Regione
Lombardia (Signore e Trocino, Razza Padana, Bur 2008, pp. 252-253).
Il Porcellum
Nei fatti, la Lega è indisponibile a qualsiasi riforma elettorale. Alla Lega il Porcellum (peraltro
provvedimento e nome dovuti al Ministro Calderoli) conviene, per tanti motivi. Perché dà
l’impressione di essere alleati con Berlusconi, ma senza troppa enfasi, così si possono raggiungere
anche gli elettori delusi dal premier, come la Lega fa abilmente.
Serve per inaugurare la stagione dei distinguo di governo, che la Lega ormai frequenta
quotidianamente. «Non lo abbiamo deciso noi, siamo in un’alleanza, certe cose si devono
sopportare»: chiaro? Ci hanno votato in un’alleanza…
Perché è un sistema che annulla le individualità e così si possono candidare
esponenti non proprio di primo piano, e il leader può avere diritto di vita e di
morte sulla lista da comporre. Perché nella Lega decide Bossi. E basta.
Basta cemento
Il Piano casa che non ha funzionato; ed è stato ovviamente sostenuto anche dalla Lega Nord, che
per l’occasione ha sospeso temporaneamente la campagna di affissioni: «Basta cemento!».
La Lombardia è una delle regioni più urbanizzate e cementificate d'Europa.
Secondo l’Osservazione nazionale sul consumo di suolo:
Il territorio Lombardo è pari a circa 2,1 milioni di ettari. Di questi, al 2005- 2007, le aree
agricole coprono oltre 930mila ettari, quelle naturali (boschi, vegetazione arbustiva ed
erbacea, vegetazione rada) circa 825mila ettari e le superficie urbanizzate oltre 288mila
ettari. […] Tra il 1999 e il 2005/07 le coperture agricole del suolo sono state quelle più
urbanizzate: oltre 22.000 ettari di campi sono diventate superficie urbane pari ad una
riduzione del 2,3% dello stock di aree agricole del 1999. Si tratta di trasformazioni
irreversibili e artificiali. Anche 2.600 ettari di superficie naturali sono diventate urbane,
sebbene il saldo delle coperture naturali sia positivo: +3.900 ha circa. L’urbanizzazione
rimane il fattore di pressione più forte verso l’agricoltura e la natura. Il tasso di crescita
periodico dell’urbanizzato in Lombardia è stato pari a 8,7%.
I dati sono inequivocabili:
Suolo URBANIZZATO in 6-8 anni
+ 22.954 ettari
(pari a +4,7 città come Brescia)
Suolo AGRICOLO PERSO in 6-8 anni
– 26.728 ettari
(pari a –5,4 città come Brescia)
Suolo URBANIZZATO OGNI GIORNO
103.000 metri quadri
(pari a circa 6 volte piazza del Duomo di Milano)
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In Veneto:
Così in cinque anni in Veneto sono state rilasciate concessioni per 94 milioni di metri cubi
di nuove costruzioni, l’equivalente di una palazzina alta e larga dieci metri e lunga 1800
chilometri. […] Le costruzioni attuali, dicono i tecnici, sono sufficienti (anche tenendo
conto dell’ondata migratoria) fino al 2022. In Veneto dal 2001 al 2006 sono state
realizzate case per 788.000 persone (ma i nuovi abitanti sono soltanto 248.000). Nel
solo 2002 sono stati costruiti 38 milioni di metri cubi di capannoni. Ma soprattutto: la
superficie urbanizzata in Veneto è aumentata del 324 per cento rispetto al 1950 (mentre
la popolazione è aumentata soltanto del 32 per cento).
Ferruccio Sansa et alii, La colata, Chiarelettere 2010.
La Lega lattona – La truffa delle quote latte
L’iniziativa della Lega nord sulla vicenda delle quote latte è la prova che minoranze organizzate e
legate a doppio filo con una parte politica possono ottenere ascolto anche a fronte di richieste
inverosimili e peraltro dannose per la maggior parte dei cittadini italiani. Che poi un partito come la
Lega appoggi delle rivendicazioni che vanno contro le norme comunitarie non è certo un bel gesto
per una forza di Governo.
La doppia verità del governo Berlusconi sulle quote latte. Con il leghista Luca Zaia hanno ragione i
“fuorilegge” della Padania. Con il nuovo ministro Giancarlo Galan, invece, l'Italia torna ad
allinearsi con l'Europa.
Ma Galan ha perso. Ha vinto la Lega lattona. E adesso lo prendono in giro. Viviana Beccalossi, che
era stata a lungo assessore all'agricoltura in Lombardia (in quota Pdl), aveva detto: «Hanno
strumentalizzato un gruppo sparuto di allevatori, chiedendo i loro voti in cambio di una difesa
politica sulle quote latte. Parlano tanto di legalità e poi il risultato è una pessima figura, l’ennesima,
con Bruxelles», aveva detto l'ex assessore. Ma per gli allevatori della proroga aveva garantito Bossi
Jr.
Un miliardo e mezzo di euro di multa che, divisi per i tre milioni di voti che la Lega ha preso nel
2008, fanno 500 euro. Il contribuente italiano pagherà salato i consensi che il Carroccio raccoglie
tra le 23 mila aziende di allevatori del Nord che grazie al ”regalino” contenuto nella manovra
correttiva, potranno evitare di pagare le multe.
Grazie al maxiemendamento, si premieranno i furbetti. Ovvero quegli allevatori che non hanno
pagato, e non hanno intenzione di pagare le multe. Allevatori che la Lega, movimento che lotta
contro gli sprechi… degli altri, difende e protegge trovando nel superministro dell’Economia un
nume tutelare non da poco. Ci sono troppi emendamenti della Lega di cui Tremonti è garante, il
ministro è stato garante delle furberie della Lega. La Lega protegge quegli allevatori che non hanno
pagato mentre sarebbero necessarie più equità e meno furberie.
La Lega in realtà sta rischiando di far pagare al Paese una scelta miope, quella di difendere sempre
e comunque l’interesse immediato di piccole porzioni del proprio elettorato.
Il disastro Malpensa
«Un anno fa, eravamo venuti da tutta la Padania a Malpensa; faceva un freddo cane; per protestare
contro il progetto Prodi che voleva vendere Alitalia ad Air France. […] Poi è venuto Berlusconi, è
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venuta la cordata, è venuta la Cai, è venuta l´alleanza con Air France e sono rimasti pochissimi voli
su Malpensa. Quanto freddo abbiamo patito, in cambio di una beffa». Parola di Letizia Moratti,
sindaco di Milano. (Tito Boeri, La Repubblica, 14 gennaio 2009).
È questo l'epilogo di una storia iniziata mezzo secolo fa, quando tra gli anni ’60 e gli anni ‘70 la
SEA (compagnia che gestisce l'aeroporto) predispose alcuni progetti per la realizzazione della
“Grande Malpensa”.
«La Lega farà volare Malpensa», titola così il sito della Lega Nord. Volare verso il basso, senza
controllo, si sono dimenticati di aggiungere.
Quando la crisi di Malpensa (e di Alitalia) era evidente a tutti, i proclami leghisti si sono sprecati,
come al solito: «una Lega pronta a tutto per difendere Malpensa, anche geometrie variabili in
Parlamento» (Roberto Castelli), «Per Bossi Malpensa resta la madre di tutte le battaglie. I leader del
Carroccio si riuniscono per salvare lo scalo e i lavoratori» (La Padania), «Berlusconi è un
uomo del Nord, quindi dovrebbe comprendere appieno qual è l'importanza di Malpensa. Non è
soltanto un aeroporto, non è soltanto un'infrastruttura, è la punta dell'iceberg della questione
settentrionale». (Roberto Cota).
I fatti, purtroppo, ci raccontano un'altra storia, i l fallimento di Malpensa .
Quanti passeggeri all’anno passano per Malpensa? Nel 2009 sono transitati 17,5 milioni di
passeggeri, collocando l’aeroporto milanese al 23° posto tra gli aeroporti europei, e fuori dalla
graduatoria mondiale che si ferma al 30° posto di Monaco (con 32,7 milioni di passeggeri).
Il fallimento della Lega si concretizza nell'incapacità di negoziare con Roma, con Berlusconi, che,
come ci ricorda Letizia Moratti «è venuto Berlusconi, è venuta la cordata, è venuta la Cai, è venuta
l’alleanza con Air France e sono rimasti pochissimi voli su Malpensa». Certo, la Lega ha cercato di
salvarsi in corner (o di far credere di essersi salvata in corner) con l'emendamento “salvamalpensa”:
il Governo si è cioè impegnato a liberalizzare gli “slot” già assegnati ad Alitalia ma non ancora
utilizzati, come per altro qualcuno chiedeva da tempo.
Altri operatori potranno subentrare, in teoria, ma il problema sta nell'effettiva utilizzazione degli
slot, ostacolata da accordi bilaterali stipulati per proteggere la compagnia di bandiera. La Lega
Nord, quindi, si sarà impegnata nel rinegoziare questi accordi.
Come, no? Ugo Parolo (Consigliere Regione Lombardia – Lega Nord) il 30 giugno 2010 riteneva
che sono due gli obiettivi strategici per Malpensa: «Il primo – ha spiegato – riguarda il
miglioramento dell'accessibilità dell'aeroporto, mentre il secondo è la liberalizzazione degli slot
e delle rotte intercontinentali».
Ci scusi, Parolo, ma finora, che avete fatto?
Il 15 gennaio 2009, Mario Agostinelli descrive così la questione Alitalia-Malpensa:
«Si tratta di un disastro annunciato, da imputare a scelte che hanno privilegiato interessi politici di
parte, prive di qualunque verità industriale ma sempre infarcite di una sterile propaganda
confezionata a cena nelle residenze private del premier. Un risultato a cui si perviene nelle peggiori
condizioni oggettive: ai tempi di Prodi, Air France avrebbe messo 1,85 miliardi di euro per risanare
e investire, dando in cambio titoli Air France allo Stato; oggi la cordata dei “venti patrioti” di Cai ha
pagato 427 milioni, facendo gravare sui cittadini italiani il debito rilevante; per l’occupazione,
rispetto all’ipotesi di Prodi, si passa da 2120 esuberi a oltre 4000; per la flotta, Cai mantiene 148
aerei ma tra essi si assumono in leasing i velivoli di Air One determinando un costo aggiuntivo; i
voli intercontinentali dall’Italia passano da 20 a 16, cioè 13 da Fiumincino e solo 3 da
Malpensa; i voli Alitalia da Malpensa erano 170, ne rimangono 16».
19
Immigrati: fermare l’invasione!
Fermare l’invasione degli immigrati! Ecco la prima ambizione politica leghista, su cui costruire
tutte le iniziative elettorali. «A casa loro», devono andare, gli stranieri. Quelli «clandestini»,
soprattutto, ma anche gli altri, nel caso, perché sono troppi.
Eppure i fatti confermano che la Lega ha approvato nel corso degli anni gli ingressi e le sanatorie. E
non avrebbe potuto fare altrimenti, nonostante la coerenza con la propaganda anti-stranieri li
avrebbe invitati a non fare nulla di tutto ciò.
Ecco come sono andate le cose, in questi anni:
Sanatoria Bossi-Fini: 705.000 irregolari ‘sanati’
Decreto flussi 2002: 20.500 ingressi
Decreto flussi 2003: 99.000 ingressi
Decreto flussi 2004: 79.500 ingressi
Decreto flussi 2005: 79.500 ingressi
Decreto flussi 2006: 170.000 ingressi
Decreto flussi 2008: 150.000 ingressi
Sanatoria Colf e Badanti (2009): 294.000 irregolari ‘sanati’
Decreto flussi 2010: 80mila ingressi
Dai all’immigrato!: le ordinanze leghiste
Il Nord Italia, e la Lombardia in particolare, sono le regioni che hanno più bisogno degli immigrati
per il lavoro in fabbrica, nelle campagne o per l’assistenza agli anziani. Eppure gli immigrati sono
accettati solo fino a quando sono dentro il posto di lavoro e producono ricchezza. Poi, finito il loro
turno, si vorrebbe che scomparissero.
Tra ordinanze delle amministrazioni locali o semplici proposte ecco qualche esempio di come, con
timbri e carta da bollo, si sta legalizzando forme di evidente discriminazione tra i cittadini.
La Regione Lombardia nel 2007 impone vincoli sui “phone center”, i centri dove si può telefonare e
navigare in Internet:dalla toilette al parcheggio, alla metratura ecc. La Corte Costituzionale boccia
la norma poiché limita il diritto alla libera comunicazione. Nel frattempo 250 esercizi di questo tipo
hanno dovuto chiudere i battenti. È vietata la consumazioni di cibo sui marciapiedi vicini a
rosticcerie, pizzerie d’asporto, gelaterie e kebaberie.
Alcuni esempi 10 :
Adro (Bs), premio di 500 euro ai vigili urbani per ogni clandestino individuato.
Alassio (Sv), divieto di trasporto di mercanzia in borsoni e sacchi di plastica e di utilizzo di
furgoni come deposito merce.
Alessandria, la moschea viene chiusa perché i locali sono giudicati inidonei e privi del certificato
di agibilità.
Alzano Lombardo (Bg), incentivi economici alle nuove coppie ma solo se italiane.
Assisi (Pg), divieto di mendicare nei luoghi pubblici situati a meno di 500 metri da chiese ed
edifici pubblici. L’ordinanza anti elemosina vige in diverse altre città, da Cesena a Savona, da
Firenze a Roma.
10 A cura di Gino Selva.
20
Azzano Decimo (Pn), divieto di burqa. Proposta di censimento dei residenti di fede islamica.
Brignano Gera d'Adda (Bg), aiuti economici solo per i disoccupati italiani.
Cantù (Co), un numero verde per segnalare la presenza di clandestini.
Capriate San Gervasio (Bg), divieto di aprire kebaberie e call center in centro.
Caravaggio (Bg), nozze agli stranieri solo se in possesso di un permesso di soggiorno e in grado
di capire l’italiano.
Casalpusterlengo (Lo), il centro islamico viene chiuso per presunti abusi edilizi.
Ceriano Laghetto (Mb), vietati kebab, phone center e servizi di trasferimento di denaro (ma non
è contro gli stranieri, no).
Cernobbio (Co), ispezione dei vigili urbani nelle case dei futuri sposi per accertare la pulizia di
muri e pavimenti, e il perfetto funzionamento di docce, bagni e caldaie.
Cittadella (Pd), residenza solo a chi ha un reddito di almeno 5000 euro all'anno e una casa con
un minimo di metri quadri (Moratti a Milano si dice interessata). 18 anni di residenza per ottenere
una casa popolare. Schedatura di tutti gli stranieri.
Coccaglio (Bs), controlli anti immigrati in occasione del Natale: è la famosa operazione “White
Christmas” (Bianco Natale).
Como, la ‘moschea’ viene chiusa per “irregolarità edilizie”.
Crespano del Grappa (Tv), cittadinanza solo a chi conosce l’italiano.
Drezzo (Co), vietato il burqa in pubblico.
Fermignano (PU), vietato il burqa in pubblico.
Firenze, vietato trasportare merci in borsoni sacchetti di plastica e simili.
Gallarate (Va), dura opposizione del Comune al centro islamico.
Gerenzano (Va), i cittadini sono invitati a non vendere o affittare casa agli stranieri.
Lecco, panchine più piccole per impedire ai barboni di dormire, divieto di sistemare giacigli nei
luoghi pubblici e di chiedere l' elemosina in piazze e parcheggi.
Lodi, per impedire la costruzione di una moschea la Lega Nord versa sul terreno urina di maiale
(poi, la stessa cosa, a Padova).
Lucca, vietati ristoranti etnici nel centro storico.
Magenta (Mi), la moschea viene chiusa perché giudicata abusiva.
Milano, (proposta) autisti di autobus e tram solo italiani. (proposta) vagoni della metropolitana
riservati ai milanesi. Milano, autobus con le grate alle finestre vengono usati per rinchiudere gli
extracomunitari che nei controlli sono trovati sprovvisti di documenti in regola. L’uso di questi
“autobus galera” verrà abbandonato dal Comune dopo qualche mese anche a seguito di
polemiche.
Monfalcone (Ts), divieto di sputo, «comportamento comune tra i bengalesi».
Morazzone e Tradate (Va), un assegno p

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