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B. ha fatto il suo tempo ora un partito anti-deriva

di Salvatore Tatarella

Il dado è tratto. Nasce Futuro e libertà per l’Italia, il nuovo partito del centrodestra italiano, che si riconosce nel Partito popolare europeo. Ce n’era bisogno? Sì e no. Certamente no, se Silvio Berlusconi non fosse venuto meno al solenne impegno preso con gli italiani (e con Gianfranco Fini) di dar vita con il Pdl a un nuovo, grande partito democratico, popolare e liberale. Certamente sì, dopo che Berlusconi, con la sovietica espulsione di Fini e di tutti noi, ha decretato, di fatto, la fine del Pdl, ridotto da allora solo a una protesi allungata di quella che fu Forza Italia. Che cosa si fa ora? Ovviamente, non si torna indietro. Nessuna riedizione postuma di Alleanza nazionale. Equivarrebbe ad ammettere di aver sbagliato a scioglierla. Invece, si va avanti, magari aggiornandolo e migliorandolo, sullo stesso innovativo percorso tracciato quando, con tanta sofferenza e altrettanta responsabilità, sciogliemmo Alleanza nazionale, per dar vita al Popolo della libertà. Quel sogno e quel progetto, traditi oggi dalla senile protervia di Silvio Berlusconi, saranno ancora il sogno e il progetto di Futuro e libertà per l’Italia. Per questo, sorprendendo e/o deludendo qualcuno, abbiamo votato la fiducia al governo. Nessuna contraddizione, nessun pentimento, nessun ripiegamento. Noi restiamo fedeli al programma elettorale, che abbiamo contribuito a elaborare, e vogliamo fare le riforme di cui il Paese ha urgente necessità. Allo stesso tempo, crediamo che Berlusconi abbia fatto il suo tempo. Vogliamo, quindi, evitare la deriva populista del centrodestra, un federalismo affrettato, che rischia di aggravare, anziché risolvere, i problemi del sud, e una riforma ad personam della giustizia che accentuerebbe, anziché risolvere, il conflitto con la magistratura. Saremo, pertanto, leali con la maggioranza, ma esporremo sempre con chiarezza e fermezza le nostre posizioni. Fermo il piano del Governo, che, a queste condizioni, potrà cadere solo per scelta unilaterale e scellerata di Berlusconi, Futuro e Libertà per l’Italia dovrà articolarsi e rafforzarsi sul territorio nazionale e regionale, evitando soprattutto di essere una brutta copia del Pdl. Libertà, confronto dialettico e partecipazione debbono diventare le parole guida del nuovo partito. Dobbiamo restituire a tutti, e soprattutto ai giovani e alle donne, il gusto e la gioia di tornare a fare politica, affrontando i temi forti delle città e i problemi quotidiani dei cittadini. Dobbiamo tornare a movimentare le assemblee degli enti locali, innalzando nuovamente la bandiera della legalità, perché troppe volte la politica ha dato l’impressione di pensare più agli affari privati che al bene comune, e a colloquiare direttamente con i cittadini, costruendo il profilo di un partito autenticamente popolare e democratico. Dobbiamo dare segnali immediati e chiari di rottura con le prassi disdicevoli del passato, affermando, senza reticenze, che noi siamo favorevoli a cambiare immediatamente questa legge elettorale, che non consente ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti; che vogliamo fare le primarie, per scegliere il candidato sindaco e presidente; che stabiliremo un serio regime delle incompatibilità, sia per evitare candidature inopportune, sia per impedire il cumulo delle cariche e degli incarichi; che sottoscriveremo un codice di comportamento, per riportare correttezza e legalità nella politica e nell’amministrazione pubblica. Intanto, da oggi, apriamo subito le porte del partito a tutti, senza richiuderci nei vecchi e sclerotici recinti del passato e nei miopi calcoli personalistici. Nell’ultimo decennio la politica si è chiusa in un circuito autoreferenziale, chiudendosi, o addirittura espellendo nuove e fresche energie. È giunta l’ora di spalancare porte e finestre. Fuori dai nostri soliti, vecchi giri c’è tanta gente nuova, fresca, giovane e creativa, che si vuole impegnare per il bene comune. Facciamola entrare, perché non vogliamo fare l’ennesimo partitino personale, ma un grande e arioso partito, che si candida al governo del Paese e delle città.

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