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La Commissione Europea: la mafia è in ogni paese

di Sonia Alfano

E adesso, quelli del “la mafia è solo al sud”, o quelli che, peggio ancora, “Italia? Spaghetti, mandolino e mafia” dovranno trovarsi un nuovo hobby. La mafia non è più siciliana. La mafia non ha più la coppola e non parla solo italiano. La mafia è entrata nell’Unione Europea. Bella scoperta, direte voi. Ovviamente non mi riferisco al fenomeno in sé per sè, che ormai ha una riconosciuta diffusione planetaria: l’espansione delle ‘ndrine calabresi, per esempio, ha oramai toccato anche l’Africa più profonda, l’Olanda e il nord America. Parlo della “certificazione” europea che indica come nessun paese sia più immune alle infiltrazioni mafiose e che annuncia come presto l’Ue si doterà di studi e strumenti per combattere più efficamente questo enorme agglomerato babelico di criminalità organizzata. Tutto ciò è contenuto nella risposta scritta che la Commissione Europea ha fornito alla mia interrogazione del luglio scorso, relativa al danno economico della mafia a livello UE e ai provvedimenti legislativi per il contrasto delle relative attività illecite. Tra le altre cose avevo chiesto alla Commissione:

– l’introduzione a livello UE del reato di associazione mafiosa, già esistente in Italia;
– di intervenire tempestivamente con una normativa comune in materia di sequestro e confisca di beni riconducibili, direttamente o indirettamente, alla mafia e/o provenienti da attività illecite condotte da organizzazioni di stampo mafioso;
– di intraprendere immediatamente uno studio approfondito e specifico relativo agli impatti economici delle mafie a livello UE, evidenziando le zone maggiormente interessate dalla presenza di gangli mafiosi e che rappresenti la base per un contrasto efficace di tali forme di criminalità organizzata.

Il 24 settembre il commissario Cecilia Malmström, risponde che la Commissione è consapevole del fatto che le organizzazioni di stampo mafioso basate in Italia sono coinvolte in quasi tutti i tipi di attività illegali e che, sebbene le loro roccaforti si trovino nell’Italia meridionale, esse hanno sviluppato ramificazioni in molti, se non in tutti gli Stati membri dell’UE.

Nella nota l’on. Malmström scrive ancora che la Commissione sta preparando una valutazione d’impatto sulla fattibilità e sull’opportunità di un’eventuale rifusione del quadro giuridico dell’UE in materia di confisca, al fine di razionalizzare e intensificare le azioni di confisca e la cooperazione tra gli Stati membri. Nel 2011 è prevista una proposta legislativa. Le misure in vigore hanno già un’incidenza diretta sui beni delle associazioni mafiose e, in particolare, permettono alle autorità competenti di uno Stato membro di bloccare e confiscare i beni delle organizzazioni criminali detenuti in un altro Stato membro.

Inoltre, nell’ambito del Piano d’azione di Stoccolma la Commissione intende raccogliere statistiche su determinati settori della criminalità: riciclaggio, criminalità informatica, corruzione e tratta di esseri umani. Alla fine del 2010 sarà proposto un nuovo piano d’azione 2011-2015 relativo all’elaborazione di statistiche sulla criminalità e sulla giustizia penale. Infine, tramite il programma “Prevenzione e lotta contro la criminalità” (ISEC)1 la Commissione offre finanziamenti sia agli Stati membri, sia a enti privati che presentino proposte di progetti.

Tutto ciò va nella direzione giusta. E’ il riconoscimento che è quantomai urgente che la Commissione predisponga una relazione sulla lotta dalla criminalità organizzata a livello UE, come da me richiesto dall’inizio della legislatura. Della risposta della Commissione faremo tesoro anche nel Dipartimento Antimafia dell’Italia dei Valori di cui sono responsabile.

Proprio in questa veste, su alcune incongruenze italiane non posso evitare un passaggio; risulta imbarazzante leggere le parole nette del commissario europeo Malmström, che conferma come le mafie siano ormai cancro di ogni paese Ue, e poi pensare che ancora oggi il sindaco e il prefetto di Milano inquinano i media con le loro dichiarazioni “negazioniste”. In questo senso il Dipartimento ha un grosso compito: sbugiardare, replicare e respingere con forza i tentativi italiani di normalizzazione. La mafia esiste in Italia, esiste in Europa e Milano né è capitale.

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