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Pecore clandestine bloccate a Porto Torres

Intervista a Felice Floris, Movimento Pastori Sardi

Le pecore vengono importate in Sardegna e naturalizzate sarde. Il pecorino sardo è prodotto da ovini con la cittadinanza onoraria. E' una delle regole della globalizzazione: se la Sardegna non va alla pecora, è la pecora che va alla Sardegna. I pastori, affezionati alle loro pecore doc, hanno bloccato le navi della Tirrenia e della Grimaldi a Porto Torres, i belati provenienti dai camion li avevano insospettiti. All'avvicinarsi degli aderenti al Movimento Pastori Sardi gli autisti si sono dati alla fuga nelle campagne dietro il porto portando con sé i documenti di viaggio, ma non le pecore. Per ora sono dati per dispersi. I Carabinieri hanno partecipato all'evento con le consuete manganellate ai protestanti. Sono apparsi dalle stive delle navi anche alcune centinaia di maiali clandestini con le orecchie bucate, ma senza targhetta identificativa, pronti per una nuova vita con la carta di identità sarda. Da Sassari è arrivato un gruppo di veterinari per la visita medica di pecore e maiali. E' la legge del mercato, trasporti il bestiame in giro per l'Italia, gli fai prendere un nuovo passaporto e lo rivendi come doc.

Intervista a Felice Floris rappresentante Movimento Pastori Sardi.

“Oggi è accaduto quello che doveva accadere: il Movimento Pastori Sardi è ritornato in piazza perché stanco di aspettative, di false promesse e per cui è reiniziata la mobilitazione, questa volta è toccata ai porti . Oggi a Porto Torres domani vediamo dove… ormai è diventata una situazione insostenibile, il 14 settembre a seguito di una manifestazione che ha coinvolto oltre 10.000 pastori sono state fatte delle promesse e queste promesse sono ancora in alto mare, non possiamo permettercelo non si scherza così con la gente. La politica non può abusare della pazienza della gente. Sono stati fatti controlli abbiamo visto che c’erano delle irregolarità, bestiami irregolari e adesso il bestiame è sotto sequestro. Aspettiamo per vedere quali sono le irregolarità.
I nostri porti sono porti colabrodo dove entra di tutto dove arriva un mucchio di bestiame da fuori fa una breve sosta in Sardegna e poi esce fuori con il marchio Sardegna e questo non possiamo tollerarlo a scapito delle nostre produzioni a danno anche dei consumatori che non sanno cosa stanno consumando. Secondo noi accade da sempre, oggi è stato un caso che abbiamo beccato degli animali irregolari, a nostro giudizio poi saranno le autorità proposte che tipo di irregolarità. Però intanto il bestiame un giudice l’ha messo sotto sequestro vuol dire che ci sono degli estremi altrimenti non sarebbe permesso. Il porto è sbloccato, stanno adempiendo tutte le formalità dei documenti di trasporto e così via, per cui avviarci a un centro bestiame dove verranno fatte tutte le analisi tutte le procedure e di pulizia veterinaria per vedere dove stanno le irregolarità. Noi non abbiamo niente contro il libero commercio, non è lì il problema, noi siamo contro l’illegalità, qua si tratta d’illegalità diffusa. Il prodotto Sardegna è un prodotto che il mercato accoglie come prodotto buono, altre mansioni altre regioni lo fanno arrivare qua e molte volte nemmeno sosta, cambiano i documenti, riparte come prodotto sardo e questo è una vergogna.
Deprezzare tanto impegno tanta passione poi c’è una profonda crisi, poi capiamo perché se si porta la roba da due soldi, si dà un valore aggiunto utilizzando marchi locali, è chiaro che poi i nostri prodotti vengono deprezzati, addirittura non sono più interessanti. La complicità di quelle strutture che dovrebbero invece tutelare, controllare, verificare queste cose. Noi da tempo chiediamo che nei nostri porti ci siano stazioni di quarantena perché sono strumenti importanti, qui arriva bestiame malato che ci porta un mucchio di epidemie. Ne abbiamo molte di epidemie che hanno decimato le nostre greggi perché questa mancanza di controlli sanitari. Noi diciamo basta, non possiamo più permettere queste cose. Dobbiamo tutelare il nostro patrimonio giustamente. Questo senza intaccare la libera concorrenza. Però è giusto perché quando noi portiamo bestiame ci chiedono dalla A alla Z, e non capisco non lo fanno per i prodotti in entrata. I consumatori si devono incazzare perché vanno al banco a comprare, comprano caro pensando che quel prodotto lì sia di qualità e invece sono presi in giro.”

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