UNA PASSEGGIATA ROMANA: IL MAXXI

Il Maxxi, il museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma, progettato da Zaha Hadid, inaugurato dopo più di dieci anni di lavori, comprende spazi dedicati alle arti visive ed alla architettura. Arrivando da via Guido Reni, una traversa della Via Flaminia, all'altezza della Città della Musica progettata da R. Piano, si trova subito dopo una chiesa con mosaici azzurri, spostato dalla linea della strada verso l’interno di un ampio spazio vuoto, ha un aspetto curvilineo bianco, trasparente di cristalli, di dimensioni discrete, intonate a quelle del quartiere dove è collocato, non svetta rispetto a tutto il resto. L’interno è immenso, luminosissimo, non c’è un giro prestabilito per visitarlo, è una passeggiata libera, come dicono le gentili hostess all'’ingresso.
Ed incomincia un’avventura, la cui prima impressione è che il microcosmo delle singole opere in esposizione, pitture nel senso tradizionale del termine, disegni, fotografie, installazioni, sculture, video, effetti speciali e quant’altro è stato inventato da menti creative di tutto il mondo, appare come sciolto, fuso nel macrocosmo, nel mondo più grande che le contiene, fatto di giochi di linee e di luce, prospettive di interni mutevoli ed anche disorientanti, aperture verso l’esterno che collegano alla città. Le architetture fisse dell’ambiente, le forme dei pilastri e delle mura portanti, assorbono in modo preponderante l’attenzione del visitatore che per la prima volta si trova in questo ambiente, poi dopo ci si rende conto di quello che c’è in esposizione, e del fatto che installazioni e pareti da esposizione sono provvisori, tutto può cambiare a seconda delle necessità dell’espositore.
Camminando lungo percorsi a salire fino alla galleria numero 5, si vedono, fra l’altro, esposizioni di quadri e disegni, una installazione fatta con coni di plastica a righe rosse, come quelli usati sulle autostrade per separare il traffico, un’ altra installazione con pioli neri sporgenti tipo attaccapanni, un triplo igloo in plastica trasparente ed acciaio, un mare blu con qualche trasparenza, fotografie, cabine di proiezione per i video, una passeggiata a Kioto, una corda fatta di giornali forse per aiutare ad arrampicarsi nel mondo dell’informazione a stampa, ed anche tanti quadri ed oggetti indefiniti costruiti per rappresentare emozioni ed idee, pannelli con pensieri stampati a caratteri di varie dimensioni…
Un’esperienza che dà una forte sensazione di sperdimento, i confini fra le arti definitivamente superati tesi verso un futuro ignoto, imprevedibile, chissà se e quando verrà fuori qualcuno capace di inventare un linguaggio personale, sintetico e rappresentativo delle emozioni e delle passioni della sua epoca, in un intreccio di arte, scienza e tecnologia.
Se si ha l’agilità mentale necessaria ad accettare il gioco, la capacità di fruire della dimensione ludica delle arti in modo positivo e libero da pensieri estranei, senza brontolii inutili, la passeggiata al Maxxi risulta divertente, piacevolmente porta l'oblio del quotidiano piatto e ripetitivo e provoca qualche riflessione. Es.: Che ci sta a fare quell’immenso scheletro umano, grigiastro e fatto di chissà che, che occupa uno spazio grande quattro volte il mio appartamento, posto all’ingresso esterno del fabbricato? Dà il benvenuto e l’arrivederci, potrebbe essere un memento mori che sta lì a segnare la differenza fra la durata dell’arco della vita umana e quella dell’arte, che va oltre la vita del singolo e della sua epoca. Il maxi-scheletro è intitolato “Calamita Cosmica”, sta lì per attrarre creature aliene ed oggetti dallo spazio, oppure lancia pensieri piccoli piccoli nell’infinito dello spazio e del tempo…
Per correttezza d’informazione, riporto dalla stampa qualche opinione sul Maxxi di Zaha Hadid: è un inutile barzelletta, esprime un concetto nuovo di architettura, tiene conto dei bisogni di spazio degli artisti, è una contorsione architettonica, è un’opera fantastica.
A me quest’opera è piaciuta tanto, anche la sua collocazione è proprio bella, vicino alla città della musica, a simboleggiare le vicinanze di musica, pittura, architettura e delle arti in genere, a Roma, la città eterna che aggiunge al suo universo di storia ed arti un altro forte motivo di attrazione.

emedoro@ gmail. com
30 settembre 2010.

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