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La scuola deve formare al rispetto della persona

Questa settimana è ormai nota la notizia della proposta d’inserire materie militari nelle scuole superiori in Lombardia. A nessun formatore scolastico e genitore sensibile ed intelligente, vorrebbe in mente di educare dei cervelli in formazione, ancora acerbi fisicamente e soprattutto psicologicamente, all’uso delle armi. Per anni il nostro Paese ha lottato per abolire aberranti violazioni su giovani ragazzi, che dopo certe esperienze, difficilmente sono tornati nella società civile riuscendo ad avere una vita normale. Domandiamoci se è questo ciò che vogliamo per i nostri figli e nipoti. Persone educate al rancore ed all’odio, deboli ed impauriti di fronte ai propri fantasmi interiori con conseguenti reazioni che sfociano nella xenofobia. Questa società che si sta orientando sempre più all’auto difesa, rischia di formare giustizieri in erba, perché diminuendo le figure di riferimento, che dovrebbero tutelare la nostra sicurezza ed incolumità, è facile iniziare a farsi giustizia da sé. Non dimentichiamo inoltre che molte nostre banche italiane sostengono il traffico di armi nel mondo.

Fatta questa premessa credo sia doveroso ricordare che il 12 febbraio 2002, entrò in vigore il Protocollo opzionale alla Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia. Fu firmato da 94 Stati e ratificato da 14, stabilendo che gli Stati aderenti, non potranno più impiegare nei conflitti armati i minori di 18 anni.

Rory Mungoven, coordinatore della Coalizione internazionale “Stop using child soldiers”, dichiarò che quel giorno rappresentava un'altra pietra miliare nella lotta contro lo sfruttamento dei bambini da parte dei militari pur rimanendo critica la situazione nel mondo soprattutto in paesi come Afghanistan, Sry Lanka, Colombia, Perù, Medio Oriente, Cecenia, Paraguay, dove si stimò che oltre mezzo milione di minori fossero impiegati negli eserciti regolari e nei gruppi armati di opposizione in 85 paesi, e dichiarò che: “Il numero crescente di governi e gruppi armati che hanno adottato questo divieto internazionale dimostra come la tendenza dell'opinione internazionale sia mutata contro questo spaventoso abuso di bambini”.

Il coordinatore della Coalizione italiana nel suo intervento disse: “L'Italia deve adeguarsi al più presto alla legislazione internazionale” … “E' urgente che il nostro paese ratifichi il Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti dell'infanzia, firmato il 6 settembre del 2000. Occorre inoltre applicare rigorosamente la Legge 2/2001 che vieta ai minori di 18 anni di arruolarsi nell'esercito, anche su base volontaria. E' compito del Parlamento e del Governo italiani recepire queste indicazioni anche nella riforma delle Forze armate”.

Della Coalizione Italiana “Stop all'uso dei bambini soldato!”, nata il 19 aprile 1999, fanno parte Amnesty International, Unicef-Comitato Italiano, Società degli Amici-Quaccheri, COCIS, Terre des Hommes-Italia, Jesuit Refugee Service-CentroAstalli, Coopi-Cooperazione Internazionale, Volontari nel mondo-FOCSIV, Telefono Azzurro, Alisei, Save the Children-Italia, Intersos.

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