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"Non vi preoccupate, è tutto sotto controllo". Una vecchia triste storia di malasanità .

Mario, cinquant'anni (ne dimostra quaranta), sta viaggiando sul Raccordo Anulare, a Roma, quando la macchina si arresta per un guasto. Mario scende e, stando fuori, una mano sul volante, conduce l'auto sulla corsia d'emergenza. Un automezzo lo prende da dietro e lo sbatte in mezzo alla carreggiata. Non perde conoscenza e, carponi, aiutandosi con un braccio, si porta sul ciglio della strada. Il conducente dell'automezzo se la squaglia. Mario viene condotto al Pronto Soccorso del Policlinico Umberto I. E' sveglio ancora, e descrive il terribile incidente. E questa è forse la sua disgrazia: essere rimasto sveglio, sebbene abbia il bacino e gli arti inferiori fratturati, milza sanguinante, e varie emorragie interne. Il chirurgo che lo visita non ordina immediatamente una Tac e lo invia alla clinica ortopedica. Il giorno dopo gli mettono in trazione la gamba. E' steso supino, col peso del corpo sulla parte colpita. Nel pomeriggio, vedendo Mario pallido e sfinito, i familiari si rivolgono al medico che aveva messo in trazione la gamba. Lui risponde: “Non vi preoccupate, è tutto sotto controllo. In ogni modo, se notate qualcosa che non va, avvertite la caposala”. Durante la notte il cuore di Mario si arresta. I medici pensano ad un embolo. Viene portato al Reparto Rianimazione. I familiari vanno a ritirare fotocopia della cartella clinica presso la Clinica Ortopedica e la consegnano ad uno dei medici della Rianimazione, il quale, dopo averla esaminata, esclama: “Adesso i conti tornano!”. Finalmente i medici si rendono conto che l'arresto cardiaco non è stato causato da un embolo, bensì dalle copiose emorragie interne, ed ammettono che ci sono state “superficialità” sia al Pronto Soccorso, sia alla Clinica Ortopedica. Superficialità che costarono la vita al povero Mario. I familiari scrissero a Il Tempo. Un giornalista intervistò il Primario della Clinica Ortopedica, il quale rispose che erano stati eseguiti tutti i controlli. Nessuno pagò per le “superficialità”. Vent'anni fa non esisteva una Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario. Ed ai giornalisti bastava la risposta del Primario. I responsabili tutti, compreso il pirata della strada, avranno avuto almeno qualche piccolo rimorso?

Renato Pierri

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