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IL VOTO SU COSENTINO LASCIA IRRISOLTI TUTTI I NODI, MA LA MAGGIORANZA ASSOLUTA OGGI NON C’ERA

Il voto di questa mattina sull’autorizzazione all’utilizzo delle intercettazioni nel processo che vede coinvolto il sottosegretario Cosentino lascia irrisolti molti nodi, ma una cosa è chiara: con questo voto è stato usato politicamente un caso giudiziario. Perché Cosentino non ha chiesto alla sua maggioranza di concedere l’autorizzazione all’utilizzo? Senza quelle intercettazioni i giudici potrebbero non avere tutti gli elementi per il giudizio finale. Insomma, il Parlamento ancora una volta impedisce ai giudici di fare giustizia e, ancora una volta, dalla maggioranza arriva un arrogante imposizione: i cittadini non sono tutti uguali davanti alla legge. I nodi politici, invece, non sono ancora venuti al pettine… I no all’autorizzazione sono stati 308, otto in meno rispetto alla maggioranza assoluta della Camera che è di 316 e questo potrebbe già apparire come un primo segnale. La natura del voto segreto impedisce di fare calcoli precisi ma, stando alle prime ricostruzioni giornalistiche, sembra che vi siano stati almeno 12 franchi tiratori nell’opposizione. Il calcolo sulle assenze non aiuta. L’Italia dei Valori era al completo: 24 deputati su 24 e, ci potete giurare, tutti hanno votato per garantire ai giudici di continuare a fare bene il proprio lavoro. Segnalo ben otto deputati non presenti nell’Udc, tra questi i quattro parlamentari siciliani che sarebbero stati già “lusingati” da Berlusconi nell’indegno mercato delle vacche che si è scatenato dopo l’uscita dei finiani dal Pdl. E, a proposito di Fli, il gruppo ha annunciato che avrebbe votato a favore dell’autorizzazione aprendo di fatto un primo vulnus nella maggioranza che ha vinto le elezioni due anni fa. Soltanto sul voto di fiducia, quando cioè ogni parlamentare dirà sì o no alla luce del sole, ne sapremo di più. Ma se un governo è costretto a fare la conta a ogni votazione e a dipendere dal ricatto di gruppuscoli di due o tre deputati, significa che si ritrova nella stessa situazione del governo Prodi nel 2008 e che ha i giorni contati. Con una differenza sostanziale però: Prodi era in questa situazione perché erano stati i cittadini (anche a causa di una legge pessima) a dargli una maggioranza risicata. Berlusconi, invece, godeva di una maggioranza clamorosa, la più ampia della storia della repubblica. Se ora si ritrova (forse) con una manciata di voti in più, per di più comprati, dovrebbe prendere atto del suo fallimento.

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