Tassa per ridurre la povertà  (o aumentare la popolarità )

Una tassa su tutte le transazioni finanziarie allo scopo di finanziare la lotta contro la poverta’ nel mondo. E l’idea esposta ieri da Sarkozy alle Nazioni Unite, per raggiungere l’obbiettivo di dimezzare la povertà della Terra entro il 2015. La tassa era stata ideata da un economista americano, James Tobin, (la ‘Tobin Tax’) e secondo il Presidente francese potrebbe consentire di recuperare il ritardo accumulato negli obiettivi del millennio che puntavano a ridurre della meta’ il numero dei poveri nel mondo entro cinque anni. “Non riusciremo a farlo con i soli fondi pubblici” ha detto Sarkozy, ci vogliono “finanziamenti alternativi” e lo possiamo decidere qui”. Il presidente francese ha detto che trovare forme innovative per reperire nuovi finanziamenti a sostegno dei paesi poveri, principalmente in materia di lotta contro i cambiamenti climatici, sarà una delle sue priorità durante la prossima presidenza del G20 e del G8 ed ha anche promesso che nei prossimi tre anni la Francia aumenterà del 20% i finanziamenti per il Fondo globale per la lotta all’Aids, alla tubercolosi e alla malaria, dimostratosi uno degli strumenti più efficaci per il raggiungimento dei richiamati obbiettivi. Se l’idea del capo dell’Eliseo ha il sapore di una ridistribuzione di ricchezze dai più ai meno abbienti, i leader di Banca mondiale e Fondo monetario internazionale hanno invece sottolineato come senza la crescita dei Paesi più ricchi gli obiettivi del millennio rischiano di essere disattesi. Robert Zoellick, il numero uno della Banca Mondiale, ha imputato l’aumento dei poveri (64 milioni in più nel 2009) “alla crisi”, che ha fatto segnare grave un passo indietro. Sebbene, sulle cifre vi sia disaccordo. La Fao ha recentemente detto il contrario. L’idea di Sarkozy naturalmente non piace ai giganti finanziari come Stati Uniti e Gran Bretagna, mentre trova il favore dei paesi emergenti, più interessati alla redistribuzione delle ricchezze. Ed un plauso è giunto anche dal premier spagnolo Zapatero, mentre stavolta Berlusconi tace. Secondo alcuni è molto strano che l’idea sia venuta da un conservatore come Sarkozy, che ha intenzione di rivedere le pensioni e che caccia i Rom, rispendendoli a casa. Per molti Sarkò ha ancora una volta fatto bella mostra di autentica ipocrisia, fra l’altro lanciando l’idea in una assemblea ONU che ormai è destituita da ogni reale potere. In molti hanno già osservato che si tratta di una ipotesi difficile da realizzare, poiché basta un solo stato per boicottarla e che Sarkò l’ha sposata solo perché in Patria ha la necessità di risollevarsi nei sondaggi che lo vedono scendere a precipizio. Come scrive oggi sulla rubrica Tempo Reale di Vittorio Zucconi: “Nobile e commovente l’idea di Sarkozy, specialmente perché una proposta così ampia e ambiziosa non ha nessuna probabilità di diventare effettiva e lui lo sa benissimo”. Magari, per risultare credibile e dare il buon esempio, potrebbe cominciare a casa propria trovando qualche Euro per nutrire quei 10 mila morti di fame che sta sbattendo fuori e ripiombando in una miseria ancora più buia di quella che li circondava. La carità, dice un proverbio, comincia a casa propria, ma forse in Francia quel proverbio non esiste. Le sue sono solo chiacchiere, come chiacchiere sono state le promesse di tutti quei leader così sensibili ai problemi dei derelitti e dei a sostegno della nostra città, nell’agosto di un anno fa, quando eravamo al centro di un’attenzione mediatica mondiale. Ricorderete la bella moglie Carlà, fascino d’angelo molto “bling bling”, serafico ed irraggiungibile, che fra le macerie, a settembre 2009, stregò gli aquilani difendendo la sua scelta di un viaggio “umanitario” e non da First Lady. Sostò a lungo la bella “italiana” davanti ai palazzi semidistrutti, entrando per qualche minuto nel duomo, attenta a seguire le spiegazioni dei suoi innumerevoli e premurosi ciceroni. Tailleur pantaloni bianco, camicetta nera coordinata con i sandali a tacco alto, borsettina con il manico rigido, strinse più volte la mano ai vigili del fuoco e fu accolta da una folta schiera di medici (alcuni poi passati a situazioni migliori), infermieri e curiosi, che le donarono un mazzo di girasoli e dei centrini ricamati a mano. Qualche tempo dopo donò qualche migliaio di euro per l’ospedale, per la dialisi ed i neonati e poi si dimenticò di tornare per gli aiuti più sostanziosi che aveva, col marito, promessi. Nella casa di Castagneto Po, ex residenza della famiglia Bruni Tedeschi, il giorno dopo, magnificò lo spirito degli aquilani e la splendida cena al “Baco da seta”, dimenticandosi, subito dopo, delle promesse fatte e dei volti visti, di sfuggita, fra riflettori, reporter e macerie. Cose che capitano e non solo a chi frequente l’Eliseo.

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