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INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

Al Ministro dell’Interno – Per sapere – premesso che:
– In data 21 luglio 2010, con l’operazione denominata “Santa Tecla”, coordinata dalla Procura e dalla DDA di Catanzaro, sono state eseguite 67 ordinanze di custodia cautelare in carcere e sequestrati beni per circa 250 milioni di euro, a carico di presunti appartenenti e affiliati ad una pericolosa organizzazione ‘ndranghetistica con base nell’alto Jonio cosentino, ed in particolare nella città di Corigliano;
– nell’operazione sono stati coinvolti anche una dozzina di imprenditori perché ritenuti dagli inquirenti organici alla locale cosca;
– alle persone coinvolte nell’operazione “Santa Tecla”, sono stati contestati i reati di associazione mafiosa, estorsione, usura, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti;
– tra le persone arrestate risultano anche Mario e Franco Straface, imprenditori e fratelli del sindaco di Corigliano, Pasqualina Straface;
– l’operazione “Santa Tecla” è stata compiuta anche grazie alle dichiarazioni di 7 collaboratori di giustizia; le investigazioni sul campo, durate oltre tre anni (dalla fine del 2007 al luglio 2010), sono state condotte attraverso l’utilizzo di tecniche investigative e di ricerca della prova, che hanno permesso di riscontrare l’apporto degli stessi collaboratori di giustizia;
– nei primi giorni del mese di agosto 2010, gli imprenditori Franco e Mario Straface, fratelli del sindaco di Corigliano, e arrestati nel corso dell’operazione “Santa Tecla”, sono stati assegnati al regime di isolamento carcerario (41 bis), a causa probabilmente degli elementi di prova forniti dal PM, che potrebbero aver sottolineato un’ipotetica ramificazione, anche dal luogo di reclusione, di contatti e canali di informazione legati ai due fratelli, contatti in grado di mettere a rischio le indagini;
– dalla relazione del PM antimafia, con la quale ha chiesto al GIP di applicare la misura cautelare in carcere nei confronti di Franco e Mario Straface, si comprende come per lo stesso PM i due fratelli abbiano assunto nel corso degli anni un ruolo di primo piano nell’ambito della organizzazione malavitosa; convinzione corroborata dalla accolta richiesta di applicazione nei confronti di Franco e Mario Straface della misura detentiva del 41bis;
– gli stessi collaboratori di giustizia avevano deposto sul ruolo che i fratelli Straface avrebbero avuto all’interno dell’organizzazione malavitosa coriglianese, riuscendo anche ad ottenere commesse di lavori edili, per il tramite degli uomini d’onore di Corigliano, i quali venivano poi ricompensati con una partecipazione agli utili;
– la maxi – inchiesta “Santa Tecla” ha altresì aperto uno squarcio, sin dal 2005, sui presunti rapporti ‘ndrangheta – politica – rappresentanti istituzionali a Corigliano;
– gli strumenti investigativi hanno fatto emergere l’influenza dei fratelli Mario e Franco Straface sulle elezioni comunali svoltesi a Corigliano nel 2006, nonché sulle elezioni comunali del giugno 2009 che hanno portato alla elezione nella carica di sindaco, proprio la sorella, Pasqualina Straface, inizialmente non indagata;
– alcune intercettazioni hanno portato il PM ad ipotizzare ingerenze di Mario Straface in alcune decisioni della Giunta comunale guidata dalla sorella Pasqualina;

– sono emersi, altresì, contatti tra il sindaco, Pasqualina Straface, ed un parente molto stretto di Santo Carelli, boss fondatore della consorteria ‘ndranghetista di Corigliano, oggi condannato all’ergastolo con sentenza definitiva; i contatti risalgono al periodo immediatamente precedente alle ultime elezioni comunali del 2009 e rivelano, tra l’altro, una raccomandazione fatta dal candidato sindaco, Pasqualina Straface, al familiare del “mammasantissima”, per mantenere l’appoggio promesso alla sua candidatura, anche con l’inserimento di un altro parente nelle sue liste, garantendo in cambio il mantenimento per se stessa della delega alla pesca (garanzia poi mantenuta!) e tranquillizzando così tutta la marineria coriglianese, storicamente controllata proprio dalla famiglia Carelli;
– negli ultimi giorni del mese di agosto 2010, anche il sindaco di Corigliano, Pasqualina Straface, i cui due fratelli, Mario e Franco, rimangono sottoposti al regime del 41bis, è stata iscritta nel registro degli indagati per concorso esterno in associazione mafiosa;
– nei confronti del sindaco di Corigliano il PM ipotizza un accordo con i clan di Corigliano, i quali avrebbero votato e fatto votare la Straface nelle elezioni del 2009;
– addirittura, da notizie di stampa, si apprende dell’ipotesi di una probabile matrice politica dietro il duplice omicidio avvenuto pochi giorni prima della campagna elettorale svoltasi a Corigliano nel 2009;
– sempre notizie di stampa riferiscono di ulteriori indagini relative all’operazione “Santa Tecla” che potrebbero coinvolgere numerose altre persone, tra le quali anche “nomi eccellenti”;
– nella seduta del consiglio comunale, svoltasi il 27 agosto 2010, l’intera maggioranza consiliare ha approvato una mozione di conferma della fiducia al sindaco Pasqualina Straface, la quale non ha poi nemmeno, ad oggi, ritenuto di dover rimettere il mandato affidatole;
– il Prefetto di Cosenza avrebbe già chiesto alla DDA di Catanzaro tutti gli incartamenti sulla vicenda di Corigliano, ma ad oggi non si hanno notizie sul dovuto invio di una commissione d’accesso a quel comune;
– alcuni consiglieri comunali di opposizione hanno già presentato le loro dimissioni, ma si parla, persino, di un rimpasto degli incarichi di Giunta coriglianese:
– se non ritenga necessario ed urgente avviare tutte le procedure utili a decretare lo scioglimento del consiglio comunale di Corigliano per infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso.

On. ANGELA NAPOLI

Roma, 20 settembre 2010

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