E’ lecito pubblicare cose indegne senza un rigo di disapprovazione?

La maggior parte dei quotidiani non pubblica lettere contrarie alla propria linea politica, salvo che il direttore non se ne voglia servire per dire la sua. Vana è la speranza, in tal caso, della pubblicazione di una replica da parte del lettore. Diversi quotidiani, però, pubblicano con facilità lettere il cui contenuto è contrario alla morale. E se qualcuno protesta, la risposta (magari privata) da parte del giornale è che la rubrica è uno specchio della società, che c'è libertà d'opinione, e via di seguito. Ma è lecito pubblicare cose indegne senza neppure un rigo di disapprovazione? Non c'è il rischio che i lettori pensino che quella sia “la linea morale” del quotidiano, così come avviene per le lettere di contenuto politico? Un esempio recentissimo (13 settembre). Un noto quotidiano pubblica una lettera riguardo alla donna iraniana che rischia la lapidazione, con la seguente conclusione: “Giornali e telegiornali per settimane sono stati impegnati a crocifiggere la pur biblica lapidazione, dimenticando che ogni civiltà ha diritto a sanzionare i reati come più gli aggrada”. Come dire: “Ogni popolo ha diritto di torturare e uccidere coloro che ritiene colpevoli, come più gli aggrada”; o peggio: “Ogni dittatore ha diritto di compiere le nefandezze che vuole”. E poi: quel “pur biblica”, che cosa c'entra mai? Si ha maggiore diritto a praticare la tortura qualora sia biblica?

Attlio Doni
Genova

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