FRATTINI: La Ue fermi la circolazione dei clandestini

“Non puo’ piu’ essere regolare la libera circolazione di centinaia di migliaia di clandestini in Europa”.

Lo ha affermato il ministro degli esteri, Franco Frattini, sollecitando l’intervento di Bruxelles sul problema degli immigrati senza permesso. Da Gubbio, alla scuola del Pdl, Frattini ha rimarcato che “questa situazione non e’ quella che l’Ue rappresenta, ovvero i principi di legalita’ e delle regole”. Il nostro ministro degli Estri ha rivendicato la politica estera italiana che non accetta piu’ imposizioni.

“Non si puo’ essere deboli e timidi sulla nostra religione e accettare che il tribunale di Strasburgo ci tolga i crocifissi dalle scuole e dai tribunali. Se proseguiamo cosi’, nel futuro avremo difficolta’ perfino a poter costruire una chiesa per non offendere qualcuno. Sulla difesa della religione rilevo con dispiacere che c’e’ mancato il sostegno dei grandi paesi dell’Ue, mentre abbiamo avuto la vicinanza di piccole nazioni, oltre alla Russia”.

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venerdì 10 settembre 2010

Voto choc a Strasburgo: Francia condannata per l’espulsione dei rom

di Marcello Foa

La sinistra prevale a sorpresa in aula grazie alle assenze nello schieramento conservatore

Non sta bene allontanare i Rom non in regola. Non sta bene nemmeno se esiste una norma europea che vieta la permanenza in un Paese se non si dispone di lavoro e redditi regolari. E poco importa se la Commissione europea, per una volta, abbia poco da obiettare. In Europa sopravvive una sinistra qualunquista, generica, che ha perso il contatto con la realtà, ma che, appena può, si infervora in nome di una grande causa. Quarant’anni fa manifestava contro la guerra nel Vietnam facendo il gioco dei Khmer-Rossi; negli anni Ottanta occupava le piazze protestando contro i missili americani, per la gioia del Cremlino; da qualche tempo è l'alfiere della multiculturalità, di un'immigrazione selvaggia, di un continuo sradicamento delle identità, ma non si rende conto che così fa il gioco dei gruppi di potere che, senza mai esporsi, promuovono la globalizzazione e l'appiattimento del mondo.
Quella sinistra, ieri, è resuscitata nell'aula dell’Europarlamento, approfittando di tante, troppe assenze di un centrodestra in teoria maggioritario. Strasburgo conta 736 deputati, ma ne erano presenti appena 582. E 337 di questi hanno approvato una risoluzione che condanna Parigi per le espulsioni dei Rom e chiede l'immediata sospensione del provvedimento. I toni sono durissimi. Si denuncia «la retorica incendiaria e discriminatoria che ha dato credibilità a dichiarazioni razziste», si evoca la violazione dei diritti umani e bolla come «illegale la raccolta delle impronte digitali dei Rom».
Insomma, Sarkozy quasi come Hitler.
Peccato che la realtà sia molto diversa e che la Francia, come già aveva fatto l'Italia, cerchi di risolvere una situazione che la grande maggioranza dei cittadini giudica intollerabile ovvero il rifiuto di integrarsi e di rispettare le più elementari norme civili da parte degli zingari e la loro propensione all'illegalità. Ovunque sorgano insediamenti aumenta la microcriminalità: furti, rapine, scippi.
Per costruire un'Europa giusta bisogna essere in due. Ma la risoluzione del Parlamento europeo capovolge il problema: mette sotto accusa chi dice basta, anziché chiedere ai gitani un atteggiamento più costruttivo. Il blocco formato da socialdemocratici, liberaldemocratici, verdi e sinistra radicale ha vinto perché ha votato compatto, mentre il Ppe, partito di maggioranza relativa, non ha saputo mobilitare le sue truppe, al pari degli euroscettici. È verosimile che molte defezioni vengano da Paesi come la Romania e la Bulgaria, e che altre siano state provocate dalla disattenzione o dal timore di apparire politicamente scorretti. Le cifre parlano chiaro: il Ppe, di cui il Pdl è membro, ha 265 seggi, i conservatori 54, gli euroscettici 32. Eppure i no sono stati appena 245.
Il voto è comunque ininfluente, in quanto il Parlamento di Strasburgo non dispone di alcun potere coercitivo. E infatti la Francia ha annunciato subito che se ne infischierà, allegramente. «La sospensione del provvedimento non è neppure in discussione», ha annunciato il ministro dell’immigrazione Eric Besson, proprio da Bucarest, dove si trova in visita per cercare di ottenere dal governo locale garanzie su progetti di integrazione dei Rom. Da attuare in Romania, non in Francia.
Ed è significativo che le reazioni ufficiali dei romeni siano state tutto sommato contenute. I gitani sono, da sempre, un problema anche per questo Paese, che è consapevole di giocarsi l’avvenire in seno all’Unione europea. Besson, in un’intervista, è stato esplicito: «La Francia ha sempre sostenuto l’entrata della Romania nella Ue, ma se non si muoverà nella direzione auspicata ognuno ne trarrà le debite conseguenze». Il linguaggio è allusivo, ma il senso chiarissimo: senza piani di integrazione, Parigi si opporrà all’inclusione della Romania nella zona Schengen.
Il dibattito scatenato dal voto di ieri è, insomma, retorico; così come il tentativo di ampliare la gittata colpendo anche l’Italia. La risoluzione è giustificata anche dal fatto che «il ministro dell’Interno italiano ha annunciato l’intenzione di promuovere regole europee più restrittive sull’immigrazione e sulla libertà di movimento, ed in particolare per i Rom».
Un calcetto negli stinchi a Maroni voluto da eurodeputati del Pd e dell’Idv. Tranquillamente ignorabile.

VOTO CHOC A STRASBURGO: FRANCIA CONDANNATA PER L'ESPULSIONE DEI ROM

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