Angelo Vassallo, ovvero l’ultima vittima dell’arroganza camorrista

Autore Sonia Alfano

Ovvio che bisognerà aspettare le indagini. Ovvio che prima di ogni commento dovremo attendere le valutazioni degli investigatori. Ma una cosa possiamo già dirla e dirla ad alta voce: la camorra, a Pollica (Salerno) ha ucciso un sindaco, Angelo Vassallo, che amava profondamente il suo territorio e il rispetto delle regole. Amava la legalità e sapeva di rischiare la vita in una terra in cui lo Stato ha abdicato al suo ruolo e in cui rimangono in trincea solo pochi uomini e poche donne. Vassallo lo sapeva, ma non ha mollato la presa e per questo è stato ucciso.

E’ così che, ancora una volta, la camorra mette a tacere chi non è avvicinabile, chi non striscia senza dignità davanti ai boss, chi anzichè parlare con i mafiosi si confida con i magistrati quando fiuta il puzzo della criminalità. La grande e stucchevole camorra costretta alle armi da un sindaco di 57 anni che amava la sua famiglia, il mare e i frutti di quelle acque che grazie alla sua tenacia erano rimaste tra le più limpide della Campania. Un primo cittadino esemplare che con le sue battaglie per la legalità e per il rispetto dell'ambiente aveva dato fastidio ai signori della morte e della distruzione.

Non possiamo che prendere atto di come l’omicidio di Angelo Vassallo sia l’acuto della camorra, la volontà di riaffermare il proprio potere e la propria influenza in quei territori. Quelle pallottole, nove, hanno due scopi: mettere a tacere Vassallo e le sue denunce e avvertire chi rimane. “Chi si mette di traverso sulla strada della camorra per difendere il proprio mare, il proprio territorio, chi lo preserva dai rifiuti illegali delle mafie fa questa fine”. Questa è la lettura di quegli spari nella notte. Spari feroci nel buio che mi ricordano l'assassinio di mio padre. Ma mi ricordano, altresì, l’omicidio di Gaetano Longo, ormai dimenticato sindaco di Capaci (Palermo) ucciso la notte del 17 gennaio 1975. Aveva traghettato Capaci dallo stato d’indigenza a paese che si affacciava alla modernità, con l’avvio di una serie di opere di urbanizzazione primarie. Solo nel 2002 fu riconosciuto vittima innocente della mafia.

“Era un uomo che si batteva contro l'illegalità ed era sempre in prima linea. Quando accadeva qualcosa di particolare sul suo territorio, me lo segnalava” ha detto di Vassallo il pubblico ministero che conduce le indagini, Alfredo Greco. E le parole del magistrato valgono più di ogni altra garanzia per noi sulla dinamica e sul movente dell’omicidio. Come Dipartimento Antimafia dell’Italia dei Valori siamo allarmati e preoccupati per quello che è accaduto e per quello che accadrà a Pollica e nel salernitano. E ci chiediamo come il Governo intenda ora rispondere a questo ennesimo affronto della camorra. Se mandando ancora una volta i soldati a fare inutili ronde con i carabinieri con l'unico risultato di consumare carburante, umiliando i militari e la loro professionalità, o se per esempio cacciando dalla Camera il “loro” Nicola Cosentino, accusato di essere uomo del clan dei casalesi e ancora coordinatore del Pdl in Campania, giusto per chiarire da che parte stanno.

Purtroppo sappiamo già come finirà. Come tante altre storie di mafia, ovvero che il sacrificio del sindaco ambientalista sarà presto dimenticato, qualche lapide sorgerà sul lungomare e la camorra andrà ad amministrare anche Pollica. Ricordo soltanto, senza alcuna polemica, che Angelo Vassallo era un esponente del Partito Democratico, anche se negli ultimi tempi aveva assunto una posizione abbastanza critica nei confronti della sinistra. Mi chiedo se il Pd ora la smetterà di difendere dai fischi il presidente del Senato Schifani, in passato socio in affari con noti mafiosi, e intraprenderà una seria politica antimafia, iniziando proprio dal patrimonio lasciato da quel sindaco agguerrito.

Per quanto ci riguarda sorveglieremo in modo speciale Pollica ed il comprensorio, e lo faremo in nome di Angelo Vassallo, a cui promettiamo che non lasceremo il suo territorio in mano alla camorra. Veglieremo sulle elezioni, sugli atti amministrativi e saremo pronti a denunciare ogni fonte di sospetto, confrontandoci con le realtà del territorio che vorranno aiutarci in questo compito. In questo modo diremo ancora una volta alle mafie che gli uomini passano ma le idee restano, e che noi sopravviveremo sempre un giorno di più alla loro sporca organizzazione.

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