OTTIMO IL DISCORSO DI FINI. E C’E’ DA CREDERCI DOPO IL BERLUSCONISMO…

A caldo, senza leggere i giornali per non essere influenzato, vorrei fare alcune riflessioni personali dopo il discorso di Fini a Mirabello, sperando che la genuinità delle riflessioni da parte di un uomo della strada come lo scrivente, possa destare un qualche interesse.

E’ risaputo che, anche per vicissitudini pregresse (mio rapimento da parte dei fascisti nel 1943, rapporti di lavoro paterni dovuti coattivamente con il fascismo) io sono sempre stato alla larga dalle destre. Ora come ora devo però ammettere che, non solo il fascismo non esiste più, ma neanche quella residualità di destra finiana che era confluita di recente …all’ex Pdl., pur senza sottovalutare il pericolo che determineranno in questo momento i potenziali generali e colonnelli, già all’opera per studiare le nuove mosse, anche in ordine ad una nuova casacca.

Per questo, ieri ho apprezzato il discorso di Fini che, a mio avviso, non è stato ne di destra ne di sinistra, ma del tutto pragmatico per un avvio serio delle condizioni precarie del Paese. Discorso che non sarebbe stato difficile da pronunciare ove, in altri ambiti politici, rebus sic stantibus, ci fosse stato un leader di questo calibro anche nel centro-sinistra. Insomma, un discorso valido per tutti. Eccezion fatta ovviamente per Berlusconi, Gasparri. Bondi and co., e non voglio dimenticare, in questo novero ristretto, il portavoce patetico Capezzone che più…….di così non si può, quanto a…lascio a chi mi legge aggiungere l’aggettivo.

E credo pertanto che anche il centro-sinistra sia stato d’accordo su tutto ciò che ha detto il co-fondatore del Pdl, proprio perché, come ho detto dianzi, il panorama politico tracciato da Fini è stato un discorso valido per tutte le stagioni.

Il solo distinguo con Di Pietro consiste nel fatto che, mentre Fini accetta il lodo Alfano per finire la legislatura, Di Pietro invece incalza per far cadere giudiziariamente l’attuale premier nel corso di questo stesso mandato governativo.

Non so chi dei due abbia ragione. E non ho una risposta, ma solo un grande dubbio. E chiarisco subito.

Fini mostra responsabilità per le sorti del paese pensando che, un’eventuale caduta in anticipo del governo, si ritorcerebbe a danno di tutti ma, a mio avviso, egli non tiene conto che Berlusconi non è un uomo che sa perdere e che le metterà in atto tutte per creare scompiglio al Paese, attraverso colonnelli e generali che, già dopo il suo discorso, si sono espressi in maniera adirata, ipocritamente sdegnata ed infame (Gasparri, Bondi, Cicchito, Alemanno and co. docent !)

Domanda per chiudere: “ Sarà più grande il danno che si causerebbe al Paese mandando a casa subito Berlusconi per via giudiziaria, come pensa di voler fare Di Pietro, oppure tenendolo fino a fine mandato, periodo senz’altro più che sufficiente per rovinare ulteriormente il Paese, a cominciare dalle Istituzioni democratiche ?”.

Io penso che Fini e Di Pietro debbano contemperare i loro punti di vista in quanto, Di Pietro, non è un giustizialista, ma un assertore della legalità. La stessa che vuole Fini. Forse converrebbe anche a Bossi in funzione del federalismo alla Fini.

Chi vivrà, vedrà.

ARNALDO DE PORTI

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