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Quali interventi per il mondo delle professioni?

di Nino Lo Presti

Il mondo delle professioni è chiamato ad affrontare gravi difficoltà. I professionisti, specie quanti di loro prestano servizi alle imprese, hanno risentito direttamente della generale crisi finanziaria e industriale di questi anni. A fronte di questo stato di cose, il dibattito sulla riforma degli ordinamenti professionali si è avvitato, oramai da tempo, intorno a questioni ideologiche o si è concentrato su temi di lungo periodo.
Manca, invece, un’efficace politica pubblica di sostegno alle professioni, sulla falsa riga di quanto accade per le imprese o le famiglie, che tenga in specifica considerazione i problemi che i professionisti sono chiamati ad affrontare nel loro lavoro quotidiano. È necessario agire tramite un sistema articolato e coerente di correttivi concreti, per affrontare le questioni avvertite come più urgenti.
Un primo tema è quello del ritardo nei pagamenti delle pubbliche amministrazioni. È un problema generale del mondo produttivo, ma è particolarmente gravoso per i professionisti, per i quali le esigenze di liquidità possono essere più immediate e investire anche la sfera personale, mentre è per loro più difficile accedere al credito bancario. La soluzione più efficace è quella di consentire ai professionisti, con le opportune cautele e con la dovuta gradualità, di utilizzare i crediti verso enti pubblici per far fronte ai propri obblighi contributivi e tributari, fino a giungere ad un sistema generalizzato di compensazione.

Un secondo punto concerne la soluzione delle crisi da sovraindebitamento dei professionisti. Per il professionista, l’impossibilità di fare fronte alle proprie obbligazioni può trovare origine non solo nella perdita della capacità reddituale, ma anche in situazioni extraprofessionali la cui soluzione potrebbe consentire il suo ritorno sul mercato. Nella legge fallimentare sono presenti istituti di regolazione della crisi di impresa che possono sicuramente essere estesi agli ordinamenti professionali, come il concordato preventivo, gli accordi di ristrutturazione dei debiti o le procedure di esdebitazione.

Una terza questione riguarda la possibilità per i professionisti di “cedere” ad altri il proprio studio e la propria clientela. Ad oggi manca un quadro giuridico chiaro: questa lacuna non consente al professionista di fare leva sul valore della propria attività, anche per l’accesso al credito, e determina significativi problemi in caso di impedimento temporaneo all’esercizio professionale. Introdurre una disciplina legale completa e coerente, che regoli i rapporti tra le parti interessate e le rispettive responsabilità, è uno strumento efficace per valorizzare il patrimonio di esperienze e di rapporti con la clientela e con i collaboratori, che costituiscono le uniche vere risorse del professionista.

Un quarto problema riguarda gli incarichi conferiti dalle pubbliche amministrazioni. Anzitutto, occorre evitare che gli enti pubblici distorcano il mercato delle professioni, sia sul piano delle tariffe e dei corrispettivi concessi, sia tramite gli incarichi libero-professionali affidati o autorizzati ai propri dipendenti. Per altro verso, molte inefficienze che aggravano l’azione delle settore pubblico potrebbero essere superate ricorrendo all’ausilio delle competenti categorie professionali: su richiesta dell’interessato, nei procedimenti a istanza di parte (ad es., in materia edilizia o commerciale), la fase istruttoria potrebbe essere affidata a professionisti privati, che curerebbero la tempestiva definizione della pratica, accorciando sensibilmente i tempi di conclusione del procedimento.

Da ultimo, occorre prevedere forme di incentivo e di sostegno economico all’attività professionale. Anche i professionisti devono poter accedere, a parità di condizioni, ai sistemi di agevolazione e ai finanziamenti di cui da sempre godono le imprese e che ne favoriscono la presenza sul mercato. A loro volta, anche gli ordini professionali devono assumere un ruolo di sostegno attivo, specie per promuovere l’accesso dei più giovani alla professione e per favorire sinergie tra professionisti.

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