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Da Obama al nuovo Ulivo

di Renzo Balmelli

OSCURANTISMO – Con una torsione della storia vengono accostate ai moti di Boston del 1773 quando i coloni americani gettarono a mare i carichi di tè da navi inglesi per protestare contro l’egoismo fiscale dell’impero britannico. Invece non hanno nulla a che vedere con lo spirito dell'epoca le attuali Tea Party dei conservatori yankee, un’accozzaglia populista e fascistoide che mira a convogliare consensi facendo leva sui sentimenti piu’ riposti, intrisi di razzismo e antisemitismo. A guidare la crociata sono Sarah Palin, nemica giurata di Obama, e Glenn Beck, un predicatore infatuato, che in vista delle elezioni di metà mandato a novembre spera di conquistare milioni di seguaci proponendosi come salvatore della nazione ispirato da da Dio. Gli analisti pensano che i Tea Party avranno vita breve, ma il loro oscurantismo mette paura.

CIVILTA’ – Ci appare distante, lontano anni luce, Obama che coerente con i principi in cui crede non teme di sfidare l’impopolarità autorizzando la costruzione di una moschea vicino a Ground Zero. Una scelta coraggiosa e anticonformista, “perché libertà di culto e rispetto della fede altrui non possono essere un mero slogan elettorale”. Una distanza resa siderale se confrontata alle politiche di Sarkozy, Maroni e dell’UDC blocheriana nella civilissima Svizzera che in cerca di voti a buon mercato si accingono a respingere ROM e stranieri indesiderati con misure pedantesche in evidente contrasto coi diritti umani. I nomadi sono persone povere e deboli che hanno subito l’olocausto e ancora oggi fuggono da chi da loro la caccia. Per gli errori di alcuni si trovano esposti a vessazioni collettive, una procedura barbara che ricorda le rappresaglie in auge quando l’Europa si scordo’ di essere la culla della civilità. Voltaire e Rousseau inorridiscono.

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DOTTRINA – Dall’Iraq al Medio Oriente, passando dall’Afghanistan, per la causa della pace si avvicina un autunno foriero di una probabile svolta . Tra certezze e dubbi gli Stati Uniti sono decisi ad attuare la strategia del disimpegno militare per consegnare agli irakeni la piena autodeterminazione. Tuttavia l’idea che la guerra sia un affare troppo serio per lasciarla fare ai generali sembra sgradita ai papaveri del Pentagono cui non va giu’ la prospettiva di dare l’addio a Bagdad senza vittoria. D’altronde dopo sette anni di “ occupazione” è ragionevole avviare una nuova dottrina negoziale che aiuti a sbloccare anche gli altri fronti caldi, a cominciare dai colloqui, questa volta diretti , tra israeliani e palestinesi che ripartono grazie agli sforzi diplomatici di Washington. Certo, di annunci di questo genere ne sono stati fatti tanti con esiti deludenti,ma la strategia seguita dai democratici in antitesi alla Colt fumante dei repubblicani autorizza qualche speranza in piu’.

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FAIDA – L’estate che finisce ci lascia una serie di interrogativi assai simili a quelli che avevamo prima della pausa. Ancora non si puo’

prevedere a quale destino andrà incontro l’Italia, ma a giudicare dagli eccessi di Gheddafi, tollerati e incoraggiati dalla maggioranza come non farebbe nessun altra diplomazia occidentale, c’è poco da stare allegri sulla serietà di chi occupa la stanza dei bottoni. Con Roma capitale degradata a circo in nome di affari dubbiosi, nel quadro politico attuale si rispecchia non soltanto la vanitosa eccentricità dell’ospite libico, ma soprattutto la deriva del berlusconismo che per l’intera stagione ha offerto uno spettacolo inguardabile. L’assurdo teatrino della faida con Fini, strumentalizzata dai giornali di famiglia col “metodo Bozzo” mirante a demonizzare e sputtanare gli avversari, ha mostrato senza possibilità di smentita quanto sia infimo il profilo etico della destra al potere. Stretto alle corde il Cavaliere risponde di essere contrario alle ammucchiate dei tempi passati. Possiamo capirlo. Lui predilige un altro genere, le ammucchiate sul lettone di Putin, facendosi soggiogare da donne che pensa di dominare. E la questione da morale diventa questione immorale.

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SILENZIO – Esagitata, sorpa le righe, confusa, congestionata dagli scandali, refrettaria alla giustizia che non sia ad personam, la “invincibile armata” berlusconiana a saldo di bilancio esibisce il peggior governo della Seconda Repubblica. E’ dunque ora di mandare in pensione un sistema senza regole, senza etica, che governa per farsi gli affari suoi e con un premier che usa lo Stato per i suoi interessi personali. Nel dopoguerra personaggi come Parri, De Gasperi, Nenni, Moro, Berlinguer, Ciampi, Scalfaro, Pertini, Prodi e quant’altri hanno dimostrato che si puo’ stare in politica per servire gli italiani.

Magari anche sbagliando, ma mai per servire se stessi. Prima che il sultanato di Arcore provochi altri misfatti è dunque auspicabile che le forze democratiche, spezzando il silenzio assordante e rassegnato che sale dalla società di fronte al disastro, rompano gli indugi e riscoprano la loro vocazione di autentici commis de l'état. Ma come?

In fondo, a pensarci bene, l'Ulivo, con tutti i suoi suoi difetti, è stata l’unica sigla vincente della sinistra contro questa coalizione da caravanserraglio che quanto a indecenza ha ormai superato ogni limite.

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