Aumenta il recupero crediti per bollette e forniture di beni e servizi. Un business per le società di recupero. Molto spesso una beffa per i consumatori.
La crisi economica continua a mietere record su record. Ora a raggiungere cifre impressionanti – si parla del traguardo raggiunto per il 2010 di 30 miliardi di euro, quasi 60.000 mila miliardi delle vecchie lire – sono i crediti affidati alle società di recupero per bollette e fatture relative alla fornitura luce, dell'acqua o del gas e telefonia.
Insomma, se da una parte i consumatori non ce la fanno proprio più a reggere il caro – bolletta e gli aumenti tariffari che secondo i dati forniti da alcune associazioni dei consumatori toccheranno i 1.200 euro in più rispetto all’anno precedente, dall’altra l’attività di recupero costituisce un vero e proprio business per le società private di riscossione che oggi sono 14mila secondo i dati della Unirec, l'Unione nazionale delle imprese di recupero crediti, nonostante la crescente difficoltà al recupero delle somme acquistate dalle società fornitrici dovuta proprio alla crisi globale.
Uno dei problemi frequenti che incorrono i consumatori è che molto spesso le richieste di tali crediti riguardano le cosiddette “bollette pazze” o per forniture parzialmente erogate o per importi totalmente o non interamente dovuti ed oltre al danno di vedersi richiedere somme molto spesso non dovute o solo parzialmente, ricevono pretese anche in via bonaria, con costi di recupero che fanno lievitare il credito originario.
Nonostante ciò le società fornitrici di beni e servizi sono solite cedere comunque tali crediti alle agenzie di recupero che proprio per i progressivi ostacoli che si trovano sulla strada si sono attrezzate e diventano spesso il “terrore” di consumatori ed utenti, utilizzando prassi non sempre ortodosse alla ricerca del recupero delle somme, spesso molto esigue, anche perché più debitori si convincono a pagare senza ricostruire la storia del credito ed ovviamente maggiori saranno gli introiti e minore il tempo per incamerare le somme anticipate.
La questione più eclatante è che molto spesso i cittadini sono costretti a cedere di fronte alle pressanti richieste e pur di evitare il prosieguo delle asfissianti pretese anche a mezzo telefonico, si convincono a pagare l’importo integrale compreso delle spese di recupero per via extragiudiziale.
Proprio per le ragioni esposte, Giovanni D’AGATA, componente del Dipartimento Tematico Nazionale“Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori, invita i consumatori – prima di pagare – a consultare un avvocato o gli esperti in materia consumeristica, facendo presente che lo “Sportello dei Diritti” di cui lo scrivente è il fondatore prosegue la sua attività di consulenza gratuita anche per tali vicende.