di Alessandro Piergentili
Molti ci chiedono quali siano le posizioni di Generazione Italia, su questo o su quell’argomento e perchè è nato Futuro e Libertà. Alcuni asseriscono che il Presidente della Camera Gianfranco Fini ha cambiato idea e rotta politica a 180 gradi, talvolta arrivando ad usare la parola tradimento. In pochi si fermano un attimo a meditare su quello che è diventata la società italiana. Cinica, esclusiva, con chiari segni di declino economico e sociale, se non di decadenza culturale.
Non vogliamo attribuire colpe, anche perchè non ne siamo in grado e non è questa la sede, ma possiamo dividere la classe dirigente di questo paese attraverso un criterio molto semplice. Tra chi vuole proporre una strategia per il futuro, soprattutto dei nostri giovani, e chi pensa al presente. La dizione “governo del fare” ad esempio ha molta presa sulla gente, dal punto di vista del marketing politico è molto efficace, ma svolgere il proprio dovere e portare a termine i compiti amministrativi dovrebbero essere un prerequisito di chi ci governa. La politica ha un compito più alto, lo statista viene misurato dalla storia su come costruisce il futuro della propria nazione.
Martin Luther King con il suo “I have a dream” ha contribuito a costruire, pagando il prezzo più alto, l’opportunità di avere una società il più possibile integrata che è riuscita ad eleggere un Presidente afroamericano. Generazione Italia, Futuro e Libertà, esistono proprio per affiancare alla dizione “governo del fare” quella del “governo che sogna il futuro e lavora per realizzarlo”.
Vogliamo anche noi una nazione coesa e sicura di sè, così tanto da non aver paura dell’immigrato o del meridionale. Vogliamo un’economia che cresca, sia al sud che al nord, anzi forse di più al sud visto che bisogna ridurre un divario sempre più grande. Vogliamo un federalismo compatibile con le caratteristiche dell’economia e della società italiana, vogliamo una giustizia che sappia riconoscere chi ha sbagliato e chi no senza pregiudizi nè giacobini nè ipergarantisti, vogliamo un fisco più equo, da utilizzare per attirare imprese straniere, magari nei territori più disagiati.
Non è un caso che tali temi siano gli stessi sui quali il governo vuole fare una sorta di verifica a Settembre. L’importante è che la verifica ponga il suo baricentro sulle strategie per migliorare il futuro, non è tanto difficile, basterebbe iniziare ad abbandonare la politica dei muscoli e sostituirla con la politica della ragione.