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Rien ne va plus

Un finale di stagione inauspicato. All’inizio di questa legislatura, con una maggioranza senza precedenti in Parlamento in tutta la storia della Repubblica, nessuno avrebbe mai detto che il governo arrivasse a brandelli alle ferie di agosto.
Nulla si crea e nulla si distrugge in questo paese. Tutto invece cambia e si modifica a suon di ideologie e di tradizione.
In punta di coltello, insomma, si fanno e si disfano le alleanze e si formano i governi. Si ripresentano i redivivi “prezzemolini” in ogni minestra che come condor affamati volano minacciosi sui governi moribondi. Nulla di nuovo.
Bisogna veramente dare un taglio al sistema che ripropone gli stessi individui che, per giunta, hanno vestito sempre le casacche e portato fieri i confaloni del vincitore di turno.
Questo paese però, paradossalmente, non toccherà mai il fondo e se questa può essere una consolazione e lo è, allora il segreto della rinascita sta proprio nel ritrovare quel gene che impedisce la capitolazione. Forse se un po’ di protagonismo fosse messo da parte, sarebbe questo un buon inizio; forse se occuparsi della “pro domo sua” trovasse un limite accettabile nelle umane vicende; forse se si guardasse alla Patria, alla Nazione come allo spirito di un popolo nella sua essenza preso e considerato; forse se si capisse che fare il proprio dovere è un obbligo che procura un immenso piacere, allora forse avremo trovato finalmente un bandolo definitivo dal quale ripartire.
Lo spettacolo politico cui abbiamo assistito certamente non è gratificante ed al di là delle retoriche, se neanche la vergogna assale i suoi protagonisti, dobbiamo dedurre di essere ancora molto lontani da quel bandolo.

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