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Croci talebane Croci nostrane Passage

Galeotta fu una vignetta, che mi è apparsa in un messaggio: siede su un Bibbia l’omino Pin, sopra delle armi e la scritta: “Ai segnalibri avrebbero provveduto i talebani. All’indifferenza qualcun’altro.” Quasi che quei dieci , fossero di carta, una notizia fasulla “Afghanistan, strage di medici cristiani I talebani: Sono spie e portavano Bibbie

Nella cosiddetta Controinformazione è vero altrettanto che non si è fatta grande menzione di questo pluriomicidio , su civili disarmati di varie nazionalità e sesso, evidentemente non disarmanti, se le cartuccere gliele hanno finite addosso, come bersagli precisi.Li univa l’essere in un’organizzazione umanitaria cristiana, la International Assistance Mission. Diciamolo, una croce. E noi di croci ne portiamo molte in Italia, abbiamo in rianimazione al Policlinico Gemelli, Francesco Cossiga (e apprendo mentre scrivo che “non ci sono molte speranze è in fin di vita“) è anche quello che il 23 ottobre 2008, al Ministro dell’Interno Maroni propose come contenere il dissenso universitario nei confronti della legge 133/2008, screditando il movimento studentesco infiltrando agenti provocatori, e solo allora, dopo i prevedibili disordini, “le forze dell’ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale”, che mi consta abbia avuto da Paesi Esteri 33 Collari e Croci, proprio come gli anni di Cristo. Lo stesso oggi 82enne, il più giovane ministro degli Interni, il più giovane presidente del Senato, il più giovane inquilino del Quirinale, lo stesso esimio morente ma stazionario è anche lo stesso che “l’11 marzo 1977, nel corso di durissimi scontri tra studenti e forze dell’ordine nella zona universitaria di Bologna venne ucciso il militante di Lotta continua Pierfrancesco Lorusso; alle successive proteste degli studenti, Cossiga, allora titolare del Ministero dell’interno, rispose mandando veicoli trasporto truppa blindati (M113) nella zona universitaria. A seguito di ciò – ed a seguito della morte per colpi d’arma da fuoco della militante di sinistra romana Giorgiana Masi sul Ponte Garibaldi“. Assassinata da certe dottrine…

C’è anche da dire a nostra parziale discolpa, che siamo rimbambiti dai numeri sulla Ruota della Morte: “Oltre 1.200 civili sono stati uccisi in Afghanistan nei primi sei mesi dell’anno e il numero dei civili morti o feriti è aumentato del 31% rispetto allo stesso periodo del 2008. “1.271 civili sono stati uccisi e 1.997 sono rimasti feriti, per la maggior parte in modo grave” L’Onu ha poi rilevato un aumento del 25% del numero di civili uccisi dagli insorti e dalle forze internazionali. Nei primi sei mesi del 2009 sono stati 1.013 solo gli afghani uccisi.In totale, sempre nello stesso periodo, il numero delle vittime – sia morti che feriti – è aumentato del 31%.” Per non parlare dell’odierno Bum con Autobum: Esplosione in pieno centro a Kabul, 4 morti.

Per chi non avesse saputo riporto uno stralcio della cronaca il 7 agosto scorso “Otto medici stranieri e due accompagnatori locali sono stati brutalmente uccisi ieri nella provincia nord-orientale: lo ha comunicato oggi il capo della polizia provinciale, Aqa Noor Kintoz, specificando che i cadaveri sono di sei americani, cinque uomini, e una donna, un britannico, un tedesco e due afghani che tornavano da un viaggio nei distretti di Karan e Menjan al confine con il Pakistan. I talebani hanno rivendicato il gesto accusando le vittime di aver svolto proselitismo, ma soprattutto di aver cercato di localizzare le basi degli insorti in un distretto della provincia di Badakhshan. Li hanno messi in fila e fucilati, ha raccontato un interprete che è stato salvato perché ha raccontato, si è messo a recitare il Corano.L’attacco contro il gruppo è avvenuto in una zona boscosa del distretto di Kuran Wa Munjan. La polizia ha ritrovato i cadaveri vicino a tre fuoristrada crivellati di colpi.Poco dopo che le prime informazioni sul massacro sono state diffuse dai media afghani, il direttore della International Assistence Mission (Iam), Dirk Frans, ha firmato a Kabul un comunicato in cui ha confermato che «le vittime erano operatori della sua associazione caritativa» senza scopo di lucro, in Afghanistan dal 1966.”

Lasciando perdere le croci e i collari, penso che chi muore per mano del Potere Umano, ha come minimo, diritto alla solidarietà e alla nostra ribellione, altrettanto umana, dato che le Cause sono Innaturali, come certe Calamità Globali.

Ho trovato un articolo scritto il 9 agosto che racconta chi erano i medici, ma a dire il vero c’era un infermiere, una interprete, un fotografo free lance, un guardiano dell’ospedale e un cuoco, di cui vi propongo la lettura. Cosa ne sappiamo di chi muore per la guerra che chiamano pace? Penso che anche questa sia Emergency…Emergenza di notizie, senza distintivi. La Livella , mette tutte e tutti alla pari, o almeno dovrebbe, per chi rimane, in vita.

Passage, Mondo…Quando tu dormi noi non siamo là.

Doriana Goracci


Chi erano i medici uccisi in Afghanistan

Sono stati resi noti i nomi delle dieci persone uccise in Afghanistan, dove si trovavano al servizio di una organizzazione umanitaria cristiana, la International Assistance Mission (IAM). Il gesto è stato rivendicato sabato dai talebani, ma risalirebbe ad almeno due settimane fa.
Il convoglio umanitario era composto da undici persone e viaggiava in una zona tra il Nuristan e il Badakhstan, poco distante dal confine col Pakistan. Per due settimane il gruppo aveva lavorato nei villaggi della zona portando avanti un progetto oculistico, e stava tornando verso Kabul quando un commando di militanti ha sparato sui loro fuoristrada costringendoli a fermarsi. Gli undici – che ovviamente erano disarmati – sono stati fatti scendere dai loro mezzi, sono stati messi in riga e sono stati uccisi a colpi di kalashnikov: la più classica delle esecuzioni.
Tom Little, 61enne americano, era il direttore del convoglio. Lavorava in Afghanistan fin dagli anni Settanta ed era il motore delle attività della ong. Parlava bene la lingua dari, insieme a sua moglie aveva cresciuto tre figlie a Kabul, nonostante la situazione politica instabile e la guerra civile in corso. Per tutti era “mister Tom”. Il direttore della IAM ha detto di lui che è «insostituibile».
Karen Woo aveva 36 anni ed era una cittadina britannica. Aveva rinunciato al suo lavoro in una clinica privata londinese per partecipare alla missione umanitaria ma nell’arco di due settimane sarebbe tornata in Gran Bretagna, dove aveva da tempo progettato il suo matrimonio. Stava raccontando la sua esperienza in Afghanistan in un blog. L’ultimo post risale al 20 luglio.
Glen Lapp, 40 anni, era un infermiere americano, arrivato in Afghanistan nel 2008 con l’idea di stare poche settimane e rimasto lì per dare una mano. Lavorava in uno dei centri oculistici attivati grazie ai programmi della IAM. Prima di andare in Afghanistan aveva fatto il volontario tra le vittime degli uragani Katrina e Rita.
Thomas Grams, 51 anni, era un dentista. Aveva lasciato il suo studio in Colorado quattro anni fa per lavorare a tempo pieno in Afghanistan e Nepal, fornendo cure dentali gratuite ai bambini.
Dan Terry, americano 63enne, si era trasferito in Afghanistan nel 1980 insieme a sua moglie. Aveva tre figlie, tutte e tre nate e cresciute in Afghanistan. Lavorava con i gruppi etnici più poveri, cercando di mettere in contatto le organizzazioni umanitarie e il governo per migliorare i servizi nelle aree più remote del paese.
Cheryl Beckett, aveva 32 anni, sei di questi passati in Afghanistan lavorando come medico specialista in nutrizione e maternità. In precedenza aveva lavorato in Honduras, Messico, Kenya e Zimbabwe.
Daniela Beyer, 35 anni, era di nazionalità tedesca. Era una linguista e interprete in tedesco, inglese e russo. Parlava il dari e stava imparando la lingua pashtu. Lavorava come interprete per le pazienti donne.
Brian Carderelli, 25enne della Virginia, era un fotografo e regista freelance, lavorava come responsabile delle pubbliche relazioni della Scuola Internazionale di Kabul. “Brian si era innamorato delle persone e della cultura dell’Afghanistan”, ha detto la scuola in una dichiarazione.
Mahram Ali, aveva 50 anni ed era di nazionalità afghana. Lavorava come guardiano dell’ospedale oculistico di Kabul dal 2007. Aveva una moglie e tre bambini piccoli.
Jawed, 24enne afghano, era il cuoco del convoglio. Aveva lavorato come cuoco all’ospedale oculistico governativo di Kabul e nel tempo libero collaborava con la IAM. L’organizzazione non governativa ha detto che Jawed aveva già fatto altri viaggi con i medici, ed era molto apprezzato per il suo senso dell’umorismo.

Dal Film Mondo 1996 Tony Gatlif

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