Telecom: 3900 esuberi e Sacconi è contento
La vicenda Telecom, segna da sempre in Italia dei passaggi significativi nell'industria e nei rapporti tra questa e il sistema politico. La società, non bisogna dimenticarlo, è stata interessata dalla più grande privatizzazione italiana, e ha visto passare un mare di farabutti che hanno trasformato un gruppo ricco, in una azienda fortemente indebitata.
E' passato Emilio Gnutti – con i furbetti del quartierino – che ha comprato l'azienda a debito e successivamente ha caricato i debiti sulla stessa. Poi Tronchetti Provera che, guarda caso, ha spostato gli immobili di proprietà Telecom alla Pirelli Re, la sua società. E' passato anche un amministratore delegato che se n'è andato nel 2007 con 17 e passa milioni di liquidazione. Tante, nel corso degli anni, le ferite inferte da questi personaggi all’azienda. Sarebbe importante che la magistratura aprisse una seria inchiesta per accertare tutte le responsabilità.
Detto questo, Telecom si trova ad essere si un’azienda indebitata, ma anche aperta al futuro, perché si occupa di rete, di telecomunicazioni, di information technology. La società ha svolto una trattativa dichiarando una ulteriore ristrutturazione, ha esternalizzato dapprima il settote It poi ha deciso di ridurre fortemente il personale. Per fortuna, questa volta, il confronto ha portato ad un accordo che non prevede licenziamenti, né il ridimensionamento dei diritti come invece è avvenuto a Pomigliano d'Arco con la Fiat. Quindi il risultato porta a una non drammatizzazione del tema. Per questo l’accordo è giudicato dall'Italia dei Valori buono anche se lascia aperto un problema: Telecom deve essere un protagonista industriale come lo fu l'Enel nell'elettrificazione del Paese nel dopoguerra. Deve esserlo nel portare la banda larga nelle case, nelle officine, nei negozi, nelle industrie, per renderla disponibile gratuitamente a tutti. L’azienda, quindi, ha un ruolo industriale importantissimo, che non è stato discusso in occasione di questa intesa, ma che andrà attentamente considerato.
Infine abbiamo letto, come Italia dei Valori, i commenti del governo. Francamente siamo stupefatti; qui si scrive che 3.900 persone se ne andranno, anche se volontariamente attraverso la mobilità, ma se ne andranno, altre entreranno in riduzione di orario, e il ministro della “Disoccupazione” Sacconi cosa commenta? È contento. Lui è contento! La più grande azienda italiana riduce drasticamente gli organici, non assume giovani, non sostituisce chi va in pensione, chi va in mobilità e il nostro ministro è contento.
Noi dell’Italia dei Valori insistiamo su questi fatti. Purtroppo alla vicenda Telecom si aggiungerà, a partire da settembre, quella di Unicredit e di altre grandi imprese. Bisogna intervenire con urgenza. Il governo dovrebbe dire a Telecom: “Il tuo business interessa l'insieme del Paese, io faccio politica industriale e lo incentivo perché riguarda un settore strategico. Per questo ti chiedo di investire sui giovani, sulla formazione, sul rapporto università-ricerca, sul lavoro a tempo indeterminato per dare un futuro meno incerto alle persone”. Invece no, il nostro ministro della Disoccupazione è semplicemente felice che si riducano gli organici.
Ecco, questa è la differenza fra noi e il governo. Loro sono felici quando l'industria va male, quando si riducono i posti di lavoro, noi invece per il futuro ci auguriamo di innescare un nuovo meccanismo di politica industriale che guardi allo sviluppo civile, democratico e industriale del nostro Paese.