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L’ITALIA DEI LEADER POLITICI

Berlusconi ha deciso di suonare l'adunata da leader del Partito della Libertà , ma deve prima di tutto procedere alla seconda parte del suo progetto , ovvero togliere le ingombranti impalcature che sorreggono il suo partito e renderlo stabile.

Questa operazione può realizzarsi solo con una vera azione da leader, vale a dire mettendosi in discussione per ritrovare consensi al proprio interno e, conseguentemente, riconquistare il consenso popolare che, come di consueto accade in Italia, cala per demeriti di chi è investito delle funzioni di governo e non per merito di chi dovrebbe svolgere il ruolo dell'opposizione.

Dopo il clamoroso risultato delle ultime elezioni politiche a favore dell'asse di centro destra, appare altrettanto clamoroso dover prendere atto di come sia difficile gestire senza contraccolpi più o meno importanti, un successo così ampio per l'intera durata della legislatura.

Anzitutto occorre denunciare il metodo terroristico di fare opposizione, senza memoria per il passato e senza idee per il futuro, alla costante ricerca di un coraggioso leader che sia in grado di rappresentarla poi è necessario considerare come sia dannoso il sistema maggioritario che non riesce a creare né un'adeguata classe dirigente politica, né certezze per il futuro del Paese.

Il Presidente Berlusconi, grande sostenitore del maggioritario, non riesce a trovare il giusto equilibrio tra tutti coloro che condividono con lui il successo delle ultime politiche, ed il comportamento di Fini e dei suoi pretoriani ne è una prova inconfutabile.

Queste difficoltà che oggi si chiamano Fini , ieri si chiamavano Casini, non nascono dall'irrompere prepotente del senso della presunta responsabilità istituzionale o dalla necessità di cambiare la qualità della politica nazionale, ma da operazioni politiche di mantenimento personale che talvolta assumono i connotati di autentiche azioni volte alla sopravvivenza politica.

Non vi è dubbio che non è facile convivere da politici di “professione”, con chi tale non è, ma anteporre gli interessi personali o di bottega a quelli del Paese è assolutamente diabolico, dimenticando anni di democratiche battaglie parlamentari e gettando alle ortiche l'ideologia.

Dinanzi ad un'opposizione capace solo di aizzare i sindacati e buona parte della magistratura, e di mobilitare il consistente apparato finanziario ed informativo che sorregge il sistema corporativo della sinistra italiana, con l'aggiunta della mina vagante che prende il nome di “Italia dei Valori”, Berlusconi sembra non voler comprendere che il vero leader non può essere solo un abile comunicatore che applica alla lettera i principi della leadership, ma deve essere profondamente ed umilmente carismatico; credere di esserlo per aver voluto e saputo ridestare l'entusiasmo popolare dopo le tristi vicende di tangentopoli, può essere un terribile errore di valutazione.

Per l'immaginario popolare Berlusconi continua ad essere il brillante ed intraprendente imprenditore che ha saputo rischiare prima nella sua attività, poi in occasione del suo ingresso in politica , e fino a quando tale sarà il suo prestigio agli occhi di buona parte degli Italiani, egli continuerà ad ossessionare tutti gli altri personaggi della politica italiana , compresi i suoi alleati, come nel caso di Fini, che ha preferito sottrarsi dal potente e soffocante abbraccio del capo.

L'opinione diffusa è che non si deve tradire la fiducia degli elettori, e che questa desolante separazione non interromperà l'esperienza di governo in atto, ma se cadrà questo governo vorrà dire che questa fiducia era già stata tradita prima, proprio come accadde al precedente sciagurato esecutivo di estrema sinistra guidato da Prodi; non a caso con le ultime elezioni politiche, gli elettori hanno punito severamente i partiti della sinistra artefici di uno peggiori governi della nostra storia repubblicana.
Vincenzo Luigi Gullace

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