L’ insostenibile leggerezza dell‘ipocrisia:Facciamo chiarezza sull’orario di lavoro, ma non solo !!

A dover d’informazione – anche a seguito di molteplici richieste giunte in materia a questa O.S. – proponiamo qui di seguito ai nostri iscritti ( e non ) le versioni dell’art.18 dell’Accordo sull’Orario di Lavoro all’Estero proposte ai tavoli di trattativa. La prima è da ricondurre a CGIL CISL UIL, la seconda, da attribuire all’Amministrazione degli Esteri, trovava d’accordo la nostra Sigla.
Siamo fortemente convinti che i nostri iscritti sapranno giudicare, a loro volta, le proposte con tutti i risvolti connessi, considerando che l’uniformità di orario, cioè la definizione dell’inizio e della fine di una giornata lavorativa, non significa uniformità di articolazione dell’orario, cioè uniformità di trattamento di elementi associati all’orario di lavoro, quali pause, turni, reperibilità, formazione, situazioni familiari particolari, straordinari, turnazioni, buoni pasto, ecc.
Eccovi, quindi, qui di seguito le proposte in parola:

1) La proposta di CGIL CISL UIL, così come codificata nell’Accordo quadro sull’Orario di Lavoro per l’Estero, si articola come di seguito:
„L’Amministrazione assicurerà il corretto ed efficiente funzionamento degli uffici all’estero anche attraverso l’uniformità di orario tra le diverse componenti del personale in servizio presso gli uffici medesimi, ivi compreso il personale a contratto non destinatario del presente Accordo, ossia quello a legge locale di cui alla Parte II, Titolo VI del D.P.R. 5 gennaio 1967, n. 18 come novellato dal D. Lgs. 7 aprile 2000, n. 103 nel rispetto di quanto previsto dai contratti individuali di lavoro come regolati dai rispettivi ordinamenti locali qualora più favorevoli.“

2) L'Amministrazione, intendendo esercitare ai sensi dell’art.40 del D.Lgs.165/2001, come modificato dal D.Lgs. 150/2009, la discrezionalità conferitale per legge, ha comunicato ai tavoli la volontà di conservare la negoziazione fra le parti in materia di orario ed ha, dunque, sulla scia dell’Accordo Quadro del 26.6.2002, proposto il seguente testo, :

“Art. 2 – Destinatari dell’Accordo: Il presente Accordo si applica al personale delle Aree Funzionali di cui all’art. 1, commi 1 e 2, lettera a) del Contratto Collettivo nazionale di lavoro 2006-2009, comparto Ministeri in servizio presso gli uffici dell’Amministrazione periferica del Ministero degli Affari Esteri ed al personale a contratto di cui alla parte II, Titolo VI del D.P.R. 5 gennaio 1967, n. 18 come novellato dal D. Lgs. 7 aprile 2000, n. 103 .”[ovvero tutto il personale a contratto, n.d.r.]
A parere di questa Sigla, la versione dell’Amministrazione avrebbe garantito sia il buon funzionamento degli Uffici all’estero, sia la parità di trattamento del personale coinvolto.
Quindi, mentre la versione di CGIL, CISL e UIL – per riassumere – include il personale locale solo ed esclusivamente in riferimento alle disposizioni concernenti l’orario di lavoro, la versione proposta dell’Amministrazione – supportata dalla nostra Sigla – andava oltre, e cioè nel senso di un maggior coinvolgimento del personale a contratto a legge locale nelle previsioni dell’Accordo in parola, nonché dell’estensione di tutte le clausole ( negoziazione sulla formazione, sui turni, sulla reperibilità, sugli straordinari, sulla pausa, ecc.) alla categoria in questione.
Siamo oltremodo convinti che chi cerca sempre pretesti usando il CCNL come scudo per escludere un’ importante fetta di impiegati, alla lunga non è più credibile. Considerare non „giuridicamente corretto e sostenibile“ che il personale a contratto locale sia destinatario dell’ „Accordo Quadro sull’orario di lavoro“ ( come si legge nel comunicato di CGIL CISL UIL) getta purtroppo una luce ambigua sui Confederali.
L’Accordo sull’Orario di lavoro all’Estero introduce – oltre all’inaccettabile esclusione del personale a legge locale determinata con il suddetto art. 18 – tutta una serie di elementi fortemente peggiorativi rispetto all’Accordo attuale. Tra questi, spiccano l’obbligatorietà della pausa pranzo (che posticiperà inevitabilmente l’orario di uscita dei colleghi), la reperibilità notturna (sia nei giorni feriali che in quelli festivi), nonché la notevole riduzione dei recuperi.
Anche per quanto concerne gli sviluppi economici questa O.S. non può fare a meno di indignarsi dinanzi alla mortificazione delle conoscenze individuali, dell’esperienza e delle professionalità acquisite, inflitta con l’iniqua distribuzione dei punteggi relativi all’anzianità e, soprattutto, con il pressoché inesistente riconoscimento delle conoscenze linguistiche, ivi incluse quelle di difficile apprendimento.
Come non ricordare, inoltre, che gli sviluppi economici di pochi (poco più del 40%), avranno un impatto diretto sullo stanziamento FUA destinato ai colleghi in servizio a Roma, che dovrà così sopportarne i costi con conseguente riduzione degli importi a favore degli interessati.
Per quanto attiene, al contrario, ai profili professionali, peraltro previsti dal CCNL, la Delegazione di parte pubblica ha ritenuto di doverli ignorare, nonostante le resistenze da parte di questa OS.
La scure si è abbattuta poi in maniera particolarmente eclatante sul personale dell’A.P.C., il quale, in contrapposizione alla Legge 401/90, sarà relegato ad un solo profilo – contrariamente ai tre della Terza Area delle AA.FF. – con la conseguente impossibilità di future progressioni in carriera. L’adozione del profilo unico tende, inoltre, a realizzare una mai esistita pregressa unicità di funzioni e con essa una illegittima parificazione con il personale della terza area ex C1.
In conclusione, il Contratto Integrativo, sottoscritto unicamente dalle Sigle Confederali, non può ritenersi soddisfacente di una trattativa che si è trascinata complessivamente per quasi due anni, senza raggiungere tuttavia gli obiettivi più volte rappresentati da questa OS, quali quelli della valorizzazione dei lavoratori e della parità di trattamento.

La CONFSAL UNSA ESTERI è convinta che portare a casa, senza gloria, un contratto “al ribasso”, come quello sottoscritto dalle sole Sigle Confederali, non faccia onore alle molteplici capacità dei lavoratori del MAE, i quali, pur con gravi carenze d’organico e con scarsità di risorse, continuano da anni a garantire il buon funzionamento di questo Dicastero a Roma e all’Estero e che – a nostro parere – avrebbero meritato una maggiore considerazione.

Roma, 3 agosto 2010
CONFSAL UNSA Coordinamento ESTERI

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