La differenza tra Fini e Berlusconi

di Italo Bocchino

E’ il senso di responsabilità la vera differenza tra lo statista e il politicante.
Gianfranco Fini, con la sua intervista al Foglio (che riportiamo integralmente qui sotto) ha dimostrato di avere a cuore l’interesse della Nazione e il grande partito degli italiani che ha contribuito a fondare.
Fini si è detto disponibile a stilare un nuovo patto, resettare tutto e guardare avanti senza commettere gli errori del passato.
Il Presidente della Camera ha posto cinque grandi questioni per costruire un nuovo centrodestra:
– Un nuovo patto di fine Legislatura e un nuovo programma
– Gli Stati generali dell’economia per rilanciare il Paese e renderlo maggiormente competito nello scenario internazionale
– Un codice etico per il Pdl
– Una Commissione per studiare la compatibilità del federalismo con i conti pubblici e la coesione nazionale
– L’azzeramento dell’organigramma di partito.
Da parte d Fini c’è stato un atto di grande responsabilità nei confronti della Nazione e degli elettori. Non sappiamo se dinanzi a questo atto ci sarà una risposta conseguente o l’ennesima dimostrazione di arroganza muscolare.
Siamo comunque sicuri di una cosa: qualunque cosa accadrà, resterà traccia nella storia del nostro paese di chi ha lavorato nell’interesse dell’Italia e degli italiani.

Da “IL FOGLIO” di giovedì 29 luglio 2010
Caro Cav. deponiamo le armi, dice Fini. Conversazione con il presidente della Camera, che invita Berlusconi a”resettare tutto senza risentimenti”. Perché “non abbiamo il dovere di sembrare amici, ma dobbiamo onorare un impegno con gli italiani.
Roma. “Resettare tutto, senza risentimenti”:con questa formula esordisce in una breve conversazione serale con il Foglio Gianfranco Fini, presidente della Camera, leader di una componente del Pdl con la quale la maggioranza berlusconiana è in rotta aperta dopo mesi di roventi polemiche. Che cosa vuoi dire, presidente? `Vuol dire che Berlusconi ed io non abbiamo il dovere di essere e nemmeno di sembrare amici, ma dobbiamo onorare un impegno politico ed elettorale con gli italiani.

Per questo ci tocca il compito, anche in nome di una storia comune non banale, di deporre i pregiudizi, di mettere da parte carattere e orgoglio, di eliminare le impuntature e qualche atteggiamento gladiatorio delle tifoserie. E` l`unica via per evitare che una deflagrazione senza senso si porti via, tra le macerie di un partito e di una esperienza dì governo, la credibilità del centrodestra,prima di tutto nella testa e nel cuore di quanti ci hanno seguito e dato il mandato di rappresentarli. Non ci sarebbero né vinti né vincitori, alla fine della mattanza. Quando dico che si deve chiudere una pagina conflittuale e aprirne una nuova, non faccio appello ai sentimenti, di cui non nego l`esistenza e che hanno la loro importanza per molti di noi; non esibisco né chiedo ipocrisie, faccio invece appello alla ragione, ai fatti, all`analisi politica e alle basi pubbliche e discorsive, intessute di dialogo e di capacità di riflessione comune, di qualunque possibile fiducia tra diverse leadership”.

Osserviamo a Fini che Berlusconi dice di sentire minacciata l`unità del Popolo della libertà e la capacità d`azione del governo, perché sostiene che gli amici politici del presidente della Camera e lui stesso sono passati dal dissenso a una aspra e irrispettosa opposizione sistematica verso di lui come capo dell`esecutivo e presidente dei partito. “Nessuno dei miei amici, tantomeno io, ha mai messo in discussione la leadership di Berlusconi nel partito e nel governo.

Il che non significa, tanto più in tempi così turbolenti e gravidi di incognite, rinunciare alle proprie idee”.

Discutiamo con spirito liberale Come si supera un conflitto tanto duro? “Si prendono le questioni politiche in campo e si discute con spirito liberale, con pazienza, con umiltà e se necessario anche con fervore, ma senza retropensieri, senza farsi condizionare dalle ombre del caratte- re: lo dico per i miei interlocutori e anche per me stesso, naturalmente”.

Da che cosa si parte per resettare? ” L`economia e la condizione della società italiana sono il primo punto. Bersani oggi alla Camera è stato da questo punto di vista convincente: c`è un paese reale che deve essere rappresentato fino in fondo, ci sono problemi sociali, dal mercato del lavoro alle relazioni sindacali, che vanno affrontati con giudizio, ci sono categorie da ascoltare e alle quali fornire risposte, c`è da immaginare di nuovo la condizione in cui il paese possa tornare a crescere e a produrre una ricchezza da dividere. Non mi pare che il leader del maggior partito di opposizione voglia avallare un ritorno agli aspetti più radicali ed estremi di una politica che si illuda di risolvere nei processi e nelle indagini della magistratura i propri problemi.

Se Berlusconi prendesse lui stesso l`iniziativa di grandi Assise per la crescita del paese, lui che di economia ne capisce e che la vive sulla sua pelle di imprenditore, faremmo fare un passo avanti decisivo a tutta la discussione pubblica in atto, e ci sintonizzeremmo con tanta gente che è in ansia e vuole veder risolti i suoi problemi. Non possiamo limitarci a difendere, in modo secondo me sbagliato, gli interessi di chi ha adottato comportamenti antieuropei nel mercato del latte”.

Fini vuole ripartire dalle questioni poste nella direzione, l`unica finora svolta da parte del Pdl. “Ma per resettare, ripeto, non per replicare. Sono due cose diverse. Sono l`una l`opposto dell`altra. E credo che a Berlusconi piacerebbe riacquistare un ruolo centrale di regia per Palazzo Chigi sul tema della crescita, senza che questo significhi emarginazione di un ministro come Tremonti, che ha segnato alcuni successi importanti. Così anche nei rapporti con la Lega: non è punitivo per Bassi che il Pdl riapra una discussione sul federalismo fiscale, con lo scopo di associare governatori e sindaci di tutto il paese alla decisione su quel che si dovrà fare, una decisione che non può pesare solo sulle spalle di Tremonti e Calderoli”.

Opponiamo a Fini un`impressione diffusa, che sia ormai molto più la questione del potere nel partito e quella del rapporto tra legalità e garantismo a dividere i quadri, le truppe e il corpo di base del Pdl. Fini non respinge l`osservazione, ma precisa: “Non tutti i problemi vengono dalle posizioni che ho espresso e che alcuni miei amici nel partito hanno espresso. In Sicilia è una specie di caos politico. A Latina e a Reggio Calabria emergono divisioni profonde ai massimi livelli amministrativi. Un partito deve costruire un suo baricentro, inventarsi un modo per convivere, deve sentirsi diretto entro uno sforzo comune. Anche qui si può resettare tutto, e senza risentimenti.

Berlusconi non ha nelle sue corde il “modello partito”, questo lo so, ma non c`è conflitto tra la sua leadership e un maggiore ordine politico nel Pdl. E a questo si collega anche il fattore della `questione morale`, espressione che per la verità non amo e sa di moralismo vecchio stile, magari di moralismo politicizzato, il peggiore. Vede, garantismo e legalità non sono in conflitto. La mia solidarietà verso chiunque sia colpito da gogna mediatica e da accanimenti palesi è di antica data, e resta intatta, A Napoli ho parlato della stranezza del comportamento di un sottosegretario che si dimette senza avvertire l`opportunità di dimettersi anche da coordinatore regionale: ho invece letto il giorno dopo sul Giornale di famiglia che avevo chiesto la testa di Silvio Berlusconi.

Certo che se poi gli ultras, sempre nemici di ogni buon compromesso politico, riportano al capo che io voglio fare un repulisti giustizialista. allora prevale la logica degli anatemi. Non è possibile equivocare la mia posizione: io ho radici e appartenenza culturali e politiche chiare. Qui sto e qui resto, in ogni senso. Nel senso dello schieramento e delle idee portanti. Poi, certo, penso che dovremmo discutere seriamente di un codice etico, riflettere seriamente su quanto detto ieri dal neopresidente della Corte dei conti, del disegno di legge contro la corruzione, e penso che tutto ciò sia nell`interesse comune di un`impresa comune, quindi anche nell`interesse di Berlusconi. D`altra parte, se la presidente della commissione Giustizia Giulia Bongiorno e il ministro Guardasigilli Angelino Alfano si accordano su un testo che libera il governo e la maggioranza dall`assedio, che fa respirare il potere e la libertà del Parlamento, vuol dire che due teste pensano meglio di una, ed è questo che dobbiamo valorizzare. So bene che Roberto Maroni e gli altri uomini di punta del Viminale stanno facendo un lavoro di immensa importanza per la legalità, quella vera, non quella fatta di sole parole. Se avessi dubbi radicali, se davvero fossi sfiduciato e amaro, non direi, anche sulle questioni della legalità, che si può e si deve resettare tutto, per scrivere un nuovo capitolo con un minimo di ottimismo”.

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