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Mirafiori conta piu’ di Pomigliano?

Autore Felice Belisario

Le parole di Bossi sul futuro della Fiat non lasciano adito a equivoci. Nello stesso discorso il leader del Carroccio ha detto che Marchionne fa bene ad andare in Serbia perché lì gli danno i soldi, che Mirafiori non si tocca e, marginalmente ma neanche poi tanto, che l’obiettivo finale della Lega è avere una Padania libera.

Tutto questo ha due significati fondamentali: la Lega è una forza ancora apertamente secessionista (e non a casa Alemanno ha ricordato proprio oggi che la parola “secessione” non è scomparsa dallo statuto della Lega) e l’intervento dei vertici del Carroccio sulla Fiat è volto a tutelare solo lo stabilimento di Mirafiori.

E’ questo il quadro in cui il governo, di cui la Lega fa parte a pieno titolo, dovrebbe intervenire nella vertenza Fiat con una posizione di mediazione. Ho la netta sensazione che si punterà solo a salvaguardare lo stabilimento torinese perché l’unico che interessa a una delle due forze in campo. Il Pdl, se stiamo alle parole di Berlusconi dell’altro giorno, invece, auspica solo che Marchionne ci ripensi, ma non ha alcuna intenzione di mettere sul piatto qualcosa per arrivare a un logico compromesso che salvaguardi la produzione di tutti gli stabilimenti e il mantenimento dei livelli occupazionali.

Del resto non è un caso che Bossi abbia cominciato a interessarsi della Fiat solo quando è stata paventata la chiusura di Mirafiori. Quando si è parlato di Melfi, di Pomigliano, di Termini Imerese, non è arrivata una sola parola. E se anche due dei tre principali sindacati hanno gettato la spugna, a difendere i diritti dei lavoratori e a tentare di salvare il salvabile sarà soltanto la Cgil, a patto che non resti sola.

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