La ragnatela P3: l’eolico in Sardegna, i rifiuti in Campania, magistrati e faccendieri

Il PD in Parlamento tenta di far luce sulla cricca che coinvolge Verdini, Cosentino, Caliendo, Cappellacci, Martone. Napolitano: “Indignato e allarmato per la corruzione”. Bindi e Bianco propongono una commissione d’inchiesta

La P3 che si mangia il PDL come titolavamo pochi giorni fa, il Capo dello Stato che si dice indignato e allarmato per la corruzione e le trame inquinanti. Allora potrebbero essere maturi i tempi per una commissione d'inchiesta sulla nuova loggia come propone Rosy Bindi, Presidente dell'Assemblea Nazionale del PD e vicepresidente della Camera.

La settimana si è caratterizzata anche per l'intervento di Giorgio Napolitano alla cerimonia del Ventaglio, con i giornalisti che seguono il Quirinale: “Ci indigna e allarma l'emergere di fatti di corruzione e trame inquinanti da parte di squallide consorterie, ma la nostra democrazia dispone di anticorpi: la reazione morale dei cittadini, i principi costituzionali, le leggi per applicare tali principi”. Riferendosi alle inchieste sugli appalti e sulla cosiddetta P3, ma anche la legge sulle intercettazioni. Casi come quello delle indagini in corso devono essere affrontati “senza incertezza”, ma anche “senza cedere al massacro tra e nelle istituzioni”, ha detto il capo dello Stato, che ha sottolineato in particolar modo di non aver mai interferito nella dialettica politica e di non aver fatto alcun intervento riguardo al discusso disegno di legge sulle intercettazioni.

Berlusconi straparlava di quattro pensionati che giocavano a tramare e intanto risultano accertamenti bancari sui conti di dieci persone e tre società che ruotano intorno a Denis Verdini e a sua moglie Maria Simonetti Fossombroni, beneficiaria di una parte del versamento da 2 milioni e 600 mila euro. Le carte del nucleo di polizia valutaria, come ha riportato il Corriere della Sera il 2 1luglio, che indaga sui passaggi di soldi tra il coordinatore del Pdl e il faccendiere Flavio Carboni rivelano la rete di soggetti finiti sotto il controllo del gruppo investigativo Antiriclaggio. E danno conto di quanto è stato rivelato dai due ispettori della Banca d’Italia che hanno passato al setaccio la contabilità del Credito Cooperativo Fiorentino del quale Verdini è presidente. Sono numerose le operazioni finanziarie finite nell’inchiesta sulla società segreta che avrebbe cercato di orientare nomine e affari. E alcune riguardano la «Ste, Società Toscana di Edizioni» e la «Nuova società editrice» che secondo l’accusa potrebbero essere state utilizzate dallo stesso Verdini per far transitare il denaro che avrebbe ricevuto dagli imprenditori per favorire il loro ingresso nell’affare dell’eolico sardo.
Insomma l'inchiesta sulla P3 non è un'invenzione giornalistica ma un'accurata indagine della procura di Roma che dovrebbe allarmare tutti coloro che rivestono ruoli di responsabilità nelle istituzioni repubblicane. Invece il premier e il PDL fanno finta di non vedere o si arrabbiano. Così, come sottolinea Pier Luigi Bersani “sotto l'ombrello del 'ghe pensi mi' si creano facilmente delle cricche, delle cordate informali che possono dichiararsi, a torto o a ragione, collegate al capo e agire in modo illegale – così Bersani sottolinea ai microfoni di Skytg24 la gravità delle inchieste che coinvolgono esponenti vicini al presidente del Consiglio, – con episodi favoriti da legislazioni speciali che hanno messo pezzi di settori economici fuori dalle regole”.
Già in queste settimane il PD ha provato a far luce nelle aule parlamentari sulla cricca che coinvolge Caliendo, Cosentino, Verdini,Dell'Utri, il presidente della Sardegna Ugo Cappellacci, il faccedndiere Flavio Carboni.
Con le mozioni di sfiducia per Cosentino e quella per Giacomo Caliendo, ma non solo. Il 23 luglio Luisa Bossa presentava alla Camera un'interrogazione parlamentare al Ministro dell'Interno sulle connessioni tra la cosiddetta P3 e l'emergenza rifiuti in Campania, sul ruolo di Lombardi nel consorzio rifiuti Ce4. Pasquale Lombardi è uno dei tre componenti della presunta associazione segreta attualmente in carcere, ma è stato, nel periodo 2003-2006, componente del Consiglio di amministrazione del Consorzio intercomunale dei rifiuti Ce4, quello che, con la società Eco4, è stato al centro di numerose inchieste della Direzione distrettuale antimafia sull’intreccio tra politica, affari e camorra. Sono tante le domande che la deputata fa a Maroni: “Chi l’ha nominato in quel consorzio? Perché un ex sindaco di Cervinara, in provincia di Avellino, va a comporre il Cda di un Consorzio di comuni del casertano? Perché un geometra, giudice tributario onorario, va nel territorio del sottosegretario Cosentino, ad occuparsi di rifiuti?”.

Caliendo finché non si dimetterà deve comunque rinunciare a seguire il ddl intercettazioni, perché dopo il caso P3 è politicamente inopportuno.
Il Partito democratico lo ha chiesto in commissione Giustizia alla Camera. Un ddl che fra l'altro sta per cancellare in Parlamento un dispositivo voluto da Falcone per facilitare le indagini. Guarda caso, poi, si tratta di un’abrogazione che rende più difficili le investigazioni sulle cricche e la P3. Per loro, infatti, non bastano i ‘sufficienti indizi di reato’, ma occorrono i ‘gravi indizi di reato”.

La P3 si espandeva e coinvolgeva anche magistrati, per questo il 15 e poi il 21 luglio abbiamo chiesto in Senato chiarezza sul coinvolgimento di Antonio Martone, avvocato generale in Cassazione fino all’11 luglio scorso e presidente del Civit. La sigla è quella dell'Autorità indipendente per la valutazione, la trasparenza e l'integrità delle amministrazioni pubbliche. Un incarico che richiede integrità personale e indipendenza totale nei confronti di qualsiasi altro potere pubblico o privato, ma anche assenza di qualsiasi ombra su tali qualità. Ma Martone ha partecipato a una cena in casa di Denis Verdini per condizionare i giudici della Cassazione sul Lodo Alfano. Come se non bastasse il suo nome è citato nell'informativa per l'inchiesta sull'eolico in Sardegna dei carabinieri. Per questo il deputato Oriano Giovanelli ha chiesto il 15 luglio a Brunetta le dimissioni di Martone. Non ottenute, Il 21 sono tornati alla carica alcuni senatorid democratici: “Nel momento in cui sulla persona del dottor Antonio Martone si appuntano notizie di comportamenti gravemente incompatibili con la sua carica, ancorché fondate su conversazioni telefoniche di terzi, egli ha il dovere di prendere pubblicamente, in qualità di Presidente della Civit, una posizione dalla quale risulti in modo molto preciso e netto: l'inesistenza dei comportamenti che gli vengono attribuiti; la sua estraneità a qualsiasi rapporto associativo, formale o informale, con soggetti interessati a influire sul funzionamento di organi istituzionali, giurisdizionali o amministrativi; l'assenza di qualsiasi fatto o circostanza, presente o passata, che lo renda suscettibile di ricatto o pressioni da parte di chicchessia”. Lo hanno chiesto i senatori Pietro Ichino, Luigi Zanda, Tiziano Treu, Giorgio Roilo, Rita Ghedini, Tamara Blazina, Paolo Nerozzi e Achille Passoni. Chiedono “una presa di posizione chiara, netta e convincente. E' necessaria in questo momento, nel quale la Civit è oggetto di attentati ripetuti non solo alla sua indipendenza, ma alla sua stessa esistenza, anche ad opera di esponenti del Governo e componenti della maggioranza. Qualsiasi ombra che sfiori i componenti della Civit finirebbero per riflettersi su di essa indebolendola, contribuendo al disegno di chi vuole impedirne il funzionamento e ostacolare l'emancipazione delle amministrazioni pubbliche italiane dal circolo vizioso di arretratezza, inefficienza, opacità e malaffare in cui troppo sovente sono imprigionate”.

Intanto è pronta la mozione di sfiducia del Pd contro il governatore della Sardegna Ugo Cappellacci coinvolto nello scandalo dell’eolico. “E’ venuta meno la fiducia tra il governatore e i sardi per il fallimento delle politiche del centrodestra, a partire dalla questione eolico”, come ha detto il segretario del PD sardo, Silvio Lai. La mozione martedì sarà votata in consiglio regionale.

La P3 sembra un'associaizone sempre più ramificata così Rosy Bindi preannuncia la presentazione di una proposta di legge per l'istituzione di una commissione d'inchiesta parlamentare: “Il monito del presidente della Repubblica sulla nuova questione morale non può cadere nel vuoto. La magistratura farà la sua parte per accertare le responsabilità personali – prosegue la nota – e deve essere lasciata lavorare in piena autonomia, senza subire forme più o meno esplicite di delegittimazione del proprio ruolo. Al tempo stesso – spiega Rosy Bindi – se vogliamo evitare, come chiede il Presidente Napolitano, un pericoloso massacro delle istituzioni, è necessario che il Parlamento faccia la sua parte per comprendere e analizzare le cause e le dimensioni reali del degrado della vita politica e le finalità di pratiche illegali e meccanismi opachi che stanno inquinando settori decisivi della vita pubblica. A questo fine presenterò nei prossimi giorni, insieme ad altri colleghi del Pd e non solo, una proposta di legge per la costituzione di una commissione d'inchiesta parlamentare sulla cosiddetta P3. Ritengo indispensabile che la politica dia fin d'ora una prova di autonomia e consapevolezza assumendo la responsabilità di una attenta e severa riflessione sul sistema di inquietanti degenerazioni che sta venendo alla luce”.

Analoga intenzione per Enzo Bianco che martedì proporrà una bicamerale d'inchiesta anche al Senato.
Filippo Penati, capo della segreteria politica di Bersani auspica “relazioni comuni nelle decisioni parlamentari, non solo con le opposizioni ma anche con l'ala della maggioranza che ha a cuore la difesa della legalità”.
Invece Fabrizio Cicchitto, capogruppo PDL a Montecitorio, per una volta propone di lasciar lavorare la magistratura. Osvaldo Napoli parla di proposte strampalate e il ministro Rotondi della commedia del secolo a cui manca solo il regista.

“Sono sconcertanti le reazioni della destra alla proposta di Rosy Bindi di istituire una commissione parlamentare di inchiesta che indaghi sulle vicende che in queste settimane collegano uomini politici a fenomeni di corruzione e malaffare – gli risponde Emanuele Fiano, presidente del Forum Sicurezza del Pd – La proposta di Bindi viene incontro all’alto monito lanciato ieri dal presidente della Repubblica, perché è anche nel Parlamento, e non solo attraverso il lavoro della magistratura, che si possono sviluppare gli anticorpi necessari a riaffermare la questione morale nel nostro Paese, come la nostra storia parlamentare insegna. Sono gravissime, poi, le parole del ministro Rotondi che ironizza, minimizzandola, su una vicenda che sta indignando tutto il Paese e che sta spaccando, anche in queste ore, il partito di maggioranza”.

Marco Laudonio

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