Paolo Borsellino vive. Dentro di noi

di Gianmario Mariniello

Pubblicato su www.generazioneitaliaroma.it – La mia prima manifestazione pubblica, con tanto di mio nome sul manifesto, vi fu il 19 luglio 2003. Fu in onore di Paolo Borsellino.
Ammetto una mia debolezza nei confronti del magistato palermitano: è uno dei miei miti, l’unico italiano. È sempre stato un esempio per me e devo dirvi di più: dovessi scegliere, preferirei morire come lui, non certo di vecchiaia. Avevo 10 anni, quel 19 luglio 1992.
Ero a Gaeta, con i miei genitori, in vacanza. Guardavo il Tour de France. All’improvviso arrivò la notizia della strage. Non so perché ricordo questo avvenimento come fosse ieri, non so perchè la mia mente sia rimasta attaccata a quel frame della mia adolescenza, ma tant’è.
Paolo Borsellino è un pezzo della mia infanzia e tanta parte della mia vita. Il suo insegnamento guida il mio impegno politico. Non ho mai amato i compromessi, a costo di subire solitudine e inimicizie, in An prima e nel Pdl poi. Non ho mai avuto buoni rapporti con quei politici del mio territorio – la Gomorra raccontata da Saviano – che non hanno mai speso mezza parola contro il clan dei casalesi e che non amavano e non amano il concetto di legalità. Un concetto che faccio mio, ma che nella mia interiorità viene molto dopo la moralità. La prima, la legalità, riguarda il pubblico, la società civile e le leggi che la disciplinano; la seconda, invece, riguarda l’individuo e ha come riferimento certo le Sacre Scritture e l’insegnamento di Cristo. E la seconda è anche più difficile da aversi della prima. Ma l’ordine sociale esiste – mi ha insegnato Russell Kirk – solo se vi è ordine nelle coscienze degli individui che compongono la società. Robe complicate, lo so, così come io sono complicato.
Ma la mia è una storia, quella del mio rapporto con Borsellino, e come tale ve la sto raccontando.
Paolo Borsellino è un mito per tutti i meridionali come me che non si sentono meridionali, ovviamente nel senso deteriore del termine. Paolo rappresenta quei meridionali che credono nel riscatto della propria terra e che sono pronti a scommmetterci financo la vita. Io la penso esattamente così. Altrimenti, che senso avrebbe continuare a vivere in questo disgraziato Paese?

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