L'accordo era che ciascuno si facesse i fatti suoi, senza pretendere troppo: controllare il territorio, raccogliere un po' di vazi, e soprattutto tener buoni i contadini, cioè i “comunisti”. Poi la mafia, coi soldi dell'eroina, è diventata troppo potente. Allora Andreotti ha cercato di tirarsi indietro. Ma…
Lo stato, in Italia, ha sempre trattato con la mafia. Ha trattato ai tempi di Giolitti (“camorrista” per Salvemini), di Mussolini (la fine del povero Mori), del'Amgot (Calò Vizzini, Lucky Luciano), di Scelba (Giuliano e Pisciotta) e, naturalmente, di Andreotti.Quest'ultimo, come si sa, si incontrava con boss come Spatola che, con Badalamenti e Inzerillo, formava il triumvirato della mafia di allora. Sia Spatola che Inzerillo furono uccisi dai “Nuovi”, i corleonesi. Badalamenti scappò in Brasile, e l'uomo di cui si fidava era Tommaso Buscetta. Falcone, mediante Buscetta, aveva l'obiettivo preciso di far parlare Badalamenti. Non ci riuscì.
Che cosa avrebbe potuto dire – e provare – Badalamenti, se Falcone fosse vissuto abbastanza da convincerlo? Che l'onorevole Giulio Andreotti, capo del governo italiano, aveva come interlocutori industriali, prelati, politici, e anche i boss di Cosa Nostra. Adesso la cosa non farebbe granché scalpore, perché è una storia vecchia, e perché l'opinione pubblica non è più quella di prima. Ma nel '93, o anche qualche anno prima, sapere ufficialmente che un politico aveva commesso il “reato di partecipazione all'associazione per delinquere” Cosa Nostra, “concretamente”, “fino alla primavera 1980” avrebbe fatto saltare per aria l'Italia. Altro che Mani Pulite.
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Per questo Falcone è morto e per questo è morto Borsellino. Ovvio che ci siano entrati (come rozzamente si dice) “i servizi”, pezzi di stato. Deviati, ma fino a un certo punto. In certi anni, erano quasi ufficiali.
I rapporti fra Andreotti e Spatola – ossia, fuor di metafora, fra mafia e stato – non erano finalizzati a assassinii (tranne che di comunisti, che allora giuridicamente non erano esseri umani) , né ponevano a rischio l'autonomia dello stato. Erano rapporti periferici, asimmetrici, localizzati. Il mafioso, ai tempi di Spatola, al politico chiedeva cose circoscritte e locali, e il politico gli rispondeva su questo terreno. Al massimo poteva chiedergli una strage di contadini, seppellibili in fretta e senza troppo casino.
E' il tipo di rapporto che un ufficiale americano può avere oggi con questo o quel warlord afgano, di cui si conoscono benissimo le atrocità, ma che tutto sommato torna utile per tenere il territorio.
“Datemi i voti – diceva alla mafia lo stato – ammazzatemi un po' di comunisti e fate quel che cazzo volete nella vostra isola di merda”.
Poi, verso la fine degli anni '70, i signori della guerra si sono impadroniti di testate nucleari. Cioè, oltre metafora, i mafiosi hanno messo le mani sulla totalità del traffico mandiale di eroina e sono diventati dei grossissimi imprenditori.
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A questo punto i rapporti di forza si sono squilibrati. “Col cazzo che restiamo a fare qualche affare di merda quaggiù in Sicilia! Vogliamo contare dappertutto, vogliamo avere la nostra fetta d'Italia esattamente come tutti i vostri imprenditori”.
Si aggiunge, proprio in quegli anni, una diciamo così infiltrazione. Ad esempio, gli ultimi 150 inscritti alla P2 stanno in Sicilia o sono siciliani. All'estero (“golpe” Sindona) Cosa Nostra comincia a essere un interlocutore a livello altso.
Quindi la partita cambia completamente. Quelli come Andreotti si spaventano, cercano di tirarsi fuori. Però è un po' tardi, anche perchè se hai aiutato il talebano a rubare una vacca e ammazzare un paio di comunisti, quello ti ricatta per il resto della tua vita e pretende, pretende, pretende…
Mr Stato dice: va bene, adesso ti aiuto a rubare anche un paio di capre. Miss Mafia dice: Col cazzo. Voglio il culo della regina Vittoria, se no dò al Times le foto di te che rubi le vacche e ammazzi i comunisti insieme a me. E il ciclo ricomincia e continua, sempre più incontrollabile e sempre più in alto a ogni giro. Sta continuando tuttora.
La Catena di San Libero n. 387