Lettera aperta a Monsignor CHARLES SCICLUNA Promotore di Giustizia della Congregazione per la Dottrina della Fede Cattolica

Giffoni Valle Piana 18 luglio 2010

Egregio Monsignor SCICLUNA,

sono Alberto Senatore, classe 1964, operaio, marito e padre di due figli.

Le scrivo dopo aver letto le “ nuove norme “ o più correttamente, l’aggiornamento del documento del 2001,

Delicta Graviora “ per i reati contro i costumi e la morale, in cui rientra la pedofilia.

Le scrivo anche in qualità di portavoce del Comitato Antipedofilia “ il piccolo Davide “, sorto spontaneamente all’indomani della diffusione del Rapporto Murphy, da parte del governo irlandese.

Nel rapporto governativo venivano presentati i dati agghiaccianti della pedofilia clericale in Irlanda, e nello specifico nella diocesi di Dublino.

Il rapporto presentato dal ministro di Giustizia Irlandese, Dermont Ahern, è allucinante. Il ministro dichiarò:

“ A livello umano, come padre, ho sentito un senso di disgusto e rabbia. Disgusto per questi orribili atti commessi contro bambini. Rabbia per come furono trattati, con colpevoli spesso lasciati liberi di abusare di loro. Ma la nostra rabbia non ci può distrarre da quel che deve essere fatto: le persone che hanno commesso questi terribili crimini, e non importa quando è successo, continueranno a essere perseguite.Devono sapere che non potranno nascondersi e che la giustizia, anche dov’è stata ritardata, non verrà mai negata. I colpevoli di questi crimini verranno perseguiti.”

Alle dichiarazioni del ministro della Giustizia, si aggiunsero quelle del primo ministro irlandese,

Brian Cowen, che disse:

“ Quello che crea ancor maggior sconcerto, è la sistematica natura dei fatti e la scala di sofferenze provate dai ragazzi e gli abusi compiuti su molti di loro. Esiste una responsabilità morale che deve essere affrontata.Si tratta di una macchia perenne, e la risposta della Chiesa Cattolica determinerà il modo in cui verrà giudicata dalla gente d’ora in poi.”

Quelle dichiarazioni, fatte dalle massime autorità Irlandesi, mi spinsero a leggere il Rapporto Murphy.

Risultato: incredulità e lacrime.

Come padre, fui trafitto dai racconti agghiaccianti che venivano descritti nei minimi dettagli.

Una lettura disgustosa, ma necessaria, raccapricciante, ma utile.

Una storia in particolare attirò la mia attenzione, quella di padre N oel Reynolds, che ammise di aver abusato di più di cento bambini, nelle otto parrocchie in cui aveva esercitato il proprio ministero negli oltre trent’anni di servizio pastorale. Spostato da una parrocchia all’altra ogni volta che si sollevava uno scandalo sui

“ comportamenti inappropriati “ tenuti dal sacerdote, raccomandato ai vescovi locali senza mai comunicare i suoi trascorsi, Reynolds trovava ogni volta terreno fertile: le madri gli affidavano con fiducia i bambini, nessuno dubitava di lui e della sua dedizione.

Premesso questo, veniamo al motivo della lettera.

All’indomani della diffusione del Rapporto Murphy, il Papa Benedetto XVI dichiarò:

la Chiesa continuerà a seguire la grave questione con la massima attenzione, al fine di megliocomprendere come tali vergognosi eventi siano accaduti e il modo miglioreper sviluppare strategie efficaci così da evitare il loro ripetersi “.

Dopo qualche tempo, Papa Ratzinger aveva proclamato la “ tolleranza zero “.

E proprio credendo alle promesse del Papa, stavamo aspettando fiduciosi queste nuove regole.

Avevamo sperato in un documento dove la tanta auspicata tolleranza zero, promessa da Papa Ratzinger, diventasse realtà, invece siamo rimasti grandemente delusi.

Per esprimere la nostra delusione, prendiamo in prestito le parole del portavoce dello Snap

( Survivors Network of those Abused by Priests ), la più grande associazione di persone abusate dai preti:

“ è come provare ad attaccare un elefante con una cerbottana quando l’elefante è già fuori tiro.”

Non essendo io un magistrato, quindi non avendo conoscenze specifiche, non entro nelle questione giuridica, non essendo io un conoscitore del Diritto Canonico, non entro nel merito della questione teologica;

ma in qualità di genitore, ho il diritto di esprimere la mia opinione.

La storia del prete irlandese che, quando scoperto, veniva trasferito da una parrocchia all’altra è incredibile.

Le nuove regole, per quanto necessarie, sono regole da applicarsi dopo che l’abuso è avvenuto, quindi è un protocollo post abuso; sono regole di reazione alla pedofilia clericale, ma secondo il mio modesto parere,

la Chiesa Cattolica deve intervenire nella prevenzione della pedofilia clericale.

Nell’ambito lavorativo la prevenzione è il complesso di regole che i datori di lavoro assumono

per impedire infortuni sul luogo di lavoro.

Da notare “ per impedire infortuni “ non per curare gli infortunati.

La Chiesa Cattolica con una mano deve preoccuparsi per curare, fasciare e risarcire le vittime degli abusi,

con l’altra deve investire nella prevenzione, cioè “ per impedire che avvengano gli abusi “.

A questo proposito, il nostro comitato, ha elaborato una proposta.

Se in Italia, un’impresa edile per poter esercitare la sua attività, deve preventivamente esibire un certificato antimafia, perchè la Chiesa Cattolica non istituisce un certificato di garanzia morale per i suoi sacerdoti ?

L’idea è semplice: il D.A.P. Documento Antipedofilia

Quando in una parrocchia s’insedia un sacerdote, insieme al mandato conferitogli dal vescovo, deve ricevere anche il D.A.P., il documento nel quale il vescovo, firmando personalmente, garantisce l’integrità morale del sacerdote e si assume tutte le responsabilità giuridiche, antecedenti alla data del certificato.

Praticamente un certificato di “ verificata buona condotta ”, quindi una garanzia e una copertura totale,

che annualmente viene rinnovato.

Il vescovo serenamente lo rilascia, il sacerdote con orgoglio lo espone nella sua parrocchia,

i genitori lo leggono, e si tranquillizzano.

Secondo noi questa proposta è semplice, pratica, rispettosa della privacy del sacerdote, in quanto non spinge

i genitori ad improvvisarsi investigatori privati, per scoprire se il loro parroco è o non è un pedofilo.

Restiamo in attesa di un Suo parere a riguardo.

Cordialmente in fede, Alberto Senatore.

Alberto Senatore Portavoce de il piccolo Davide “ Comitato Antipedofilia.

via De Cataldis 29, Giffoni Valle Piana Salerno la città del Giffoni Film Festival per Ragazzi.

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