Cadono come birilli

di Stefano Pedica

Il governo ha deciso di mettere la fiducia sulla manovra economica non solo per ammutolire l’opposizione e bloccare ogni proposta emendativa, ma anche, e soprattutto, per tenere sotto ricatto la propria maggioranza parlamentare.
Tuttavia Berlusconi non si è accorto che la misura è ben poca cosa per evitare il tracollo del suo “regno” perché a sgretolarsi non è la maggioranza in parlamento ma il governo vero e proprio: nel giro di appena due mesi sono caduti infatti tre membri, Scajola, Brancher e Cosentino, ed un quarto, Caliendo, è fortemente a rischio.
Ecco perché al momento di votare la questione di fiducia nell’Aula del Senato, come Italia dei Valori, abbiamo voluto ricordare al governo che non c’è fiducia che tenga quando l’esecutivo diventa un fantasma di se stesso, decimato dalle colpe dell’ingordigia e dell’autoconservazione ad ogni costo e ad ogni mezzo, anche illegale.
Quando è stata aperta la votazione sulla manovra economica, che metterà in ginocchio i cittadini italiani, abbiamo alzato dei cartelli raffiguranti la prima pagina dell' Unita', recante un fotomontaggio con tre birilli a terra con la faccia dei membri del governo costretti finora a dimettersi e la scritta a caratteri cubitali 'E tre', mentre sullo sfondo un birillo rimane in piedi con la faccia del sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo.
Non basta, tuttavia, la ventata di giustizia e legalità che ha in piccola parte squarciato la cortina omertosa del governo: è ormai chiaro che le responsabilità degli scandali nel governo non sono soltanto individuali e che le colpe non sono cancellabili con la dimissione dei diretti interessati nella bufera giudiziaria. Esiste una responsabilità collettiva e collegiale del fallimento di un esecutivo corrotto così come esiste una responsabilità diretta di chi questo enturage governativo l’ha scelto.
Un primo Ministro che tenga al bene del proprio paese, ma anche soltanto alla sua propria dignità politica, avrebbe già rimesso le dimissioni dopo che tre dei suoi più importanti collaboratori governativi sono stati costretti, nell’indignazione popolare, a rimettere l’incarico proprio da lui assegnatogli.
Che Berlusconi ancora rimanga al suo posto, mentre la nave affonda, è sintomatico della sua concezione del potere: padronale e autoritario, più che un uomo prestato alla politica è una politica venduta all’uomo.
Berlusconi non ci ricorda “Cesare”, il nome in codice che gli indagati nell’inchiesta dell’eolico avrebbero usato per riferirsi al premier, ma piuttosto Caligola, l’imperatore romano che nominò senatore il proprio cavallo, visto il pantheon “eccelso” di indagati e condannati che affollano la schiera del governo.
Il “veni, vidi, vici” del governo pigliatutto ha fatto il suo tempo: il Lodo Alfano, e gli altri artifizi giuridici adoprati per tenere in piedi una compagine interessata solo al proprio tornaconto, non possono ostare più a che si torni alle urne.
L’Italia dei valori chiede, e lo farà ufficialmente con una mozione di sfiducia all’intero governo, che i cittadini sovrani possano chiudere, senza inciuci, questa stagione delle P1, P2 e P3 , perché Peggio di così si muore, e possano nuovamente scegliere i propri rappresentanti tramite democratiche elezioni.

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