di Francesca Buffo
Una diffusa metafora di costume coniata negli Stati Uniti indica con precisione la mia generazione: i 40-50enni in grado di sostenersi economicamente – ma su questo sono in pochi a metterci la mano sul fuoco – con figli da mantenere e genitori da accudire. Non siamo in pochi e, per lo più, siamo donne. È un fenomeno sociale ormai diffuso, anche in Italia: la ‘generazione sandwich’, appunto. Non che il nome faccia la differenza, ma almeno potevano lasciarci l’illusione di avere uno straccio di dignità da difendere. Anche se, a pensarci bene, da difendere non è rimasto poi molto. Credo che ben pochi di noi immaginassero, a vent’anni, il mondo di oggi. Qualcuno ha vagheggiato di contribuire al miglioramento della società e c’è chi si è veramente impegnato investendo nel matrimonio, nei figli, nel lavoro e nel mutuo. Gli alti e bassi della vita appartengono a quasi tutti, con alcuni comuni denominatori: fatica tanta, soddisfazioni poche. Certo, in un mondo ideale, c’è chi avrebbe voluto godersi maggiormente le gioie della maternità, ma l’assenza dell’assunzione a tempo indeterminato impone il lavoro a tempo pieno (nel mio caso specifico, se occorre, scrivi un articolo anche durante il travaglio, tanto con il portatile non è un problema); oppure, avrebbe desiderato visitare mezza Europa, sempre se non avesse dovuto pagare dentista, bollette, assicurazione auto e ‘menate’ varie. Sandwich, insomma, è una formula che tende a indicare le generazioni di mezzo, quelli che dividendosi tra la cura dei genitori anziani e il sostentamento dei figli non ancora autosufficienti si sentono oppressi e schiacciati sotto il peso di due generazioni. I sociologi un merito ce lo riconoscono: siamo il vero pilastro dell’organizzazione familiare, il perno di una società che ruota attorno a temi quali la disoccupazione, la precarietà, la crescita zero e i “bamboccioni”. Mentre la televisione ci propina ‘veline’ e ‘velone’ estive, forse per distrarci dal pensiero che le famiglie che non riescono a far fronte a spese impreviste di 750 euro mensili sono rispettivamente il 25% al Nord, il 30% al Centro e ben il 44% al Sud. Noi siamo quelli che pensiamo a tutti e per tutti, quelli che dubitano che i propri figli avranno un lavoro e una casa tutta loro e che già si vedono impegnati a mantenere anche i nipotini, mentre imboccano madri ottantenni ‘rincitrullite’. Il tutto per i prossimi vent’anni, finché avremo la forza e la fortuna di lavorare e di guadagnarci uno stipendio. Sì, perché questo i sociologi non lo dicono: noi non avremo la pensione. Un particolare che è sfuggito anche ai ministri Maurizio Sacconi e Mara Carfagna, che nel loro programma ‘Italia 2020’ idealizzano, per il prossimo futuro, “una famiglia in cui la generazione dei nonni aiuta ad accudire i nipoti per permettere ai neogenitori di rimanere sul mercato del lavoro. In cambio, figlie e nuore si prenderanno cura degli anziani quando diventeranno non autosufficienti”. Non so voi, ma il futuro io non lo vedo così roseo. Veramente, neanche il presente. Perché se è vero che sono un ‘sandwich’, almeno un ‘contornino’ dovrei averlo, una qualche piccola soddisfazione che dia un senso a tutto ciò: un po’ di serenità, più certezze per il futuro. Un segnale dal mondo della politica, qualcosa di speciale, ingordo, ‘trasudante’ ottimismo. Per dirla con i sociologi, ovvero metaforicamente: una porzione di patatine fritte. Che, possibilmente, non vengano consumate da qualcun altro, grazie.(Laici.it)