Troppe bugie sul Cinema

di Giulia Rodano

Il Giornale del 7 luglio 2010 ha pubblicato un articolo a firma Gian Maria De Francesco dal titolo “Così Marrazzo ha buttato 5 milioni per film mai visti”, sommario: “L’ex governatore del Lazio finanziava anche pellicole fantasma come “La polvere del tempo”, “Zenzano” e “La voce”. Scarica il pdf (750 Kb)
L’articolo presenta una serie di affermazioni e di imprecisioni che meritano una risposta puntuale e documentata. Desidero innanzitutto ricordare che, con più di 2mila imprese di settore e circa 50mila addetti, il cinema e l’audiovisivo costituiscono il primo comparto produttivo del Lazio. E’ vero, e ne sono orgogliosa, che la Regione vi ha investito rilevanti risorse pubbliche, costruendo per la prima volta una politica regionale di settore, attenta finalmente anche alle coproduzioni internazionali. E’ invece inesatto che il cinema sia competenza dello Stato, come sostiene invece il quotidiano di Berlusconi: la riforma del titolo V della Costituzione ha definito lo spettacolo materia concorrente tra Stato e Regioni.
Per quanto concerne gli strumenti con cui la Regione Lazio ha sostenuto e mi auguro sosterrà il cinema, informo il Giornale che, contrariamente a quanto scritto, dal 2007 nel Lazio esiste una Film Commission.
Preciso inoltre che durante il mio mandato di assessore, non ho mai presieduto alcun organo che avesse facoltà d’esame su progetti presentati alla Regione, né nel cinema né in altre materie. Il nucleo di valutazione di cui parla il Giornale è composto da dirigenti regionali ed eventuali soggetti esterni in qualità di esperti, e fa capo alla Legge Regionale 2/1985, che non eroga finanziamenti a fondo perduto, né a tasso agevolato, bensì partecipa alle opere con contratti di associazione in partecipazione, che prevedono il rimborso della partecipazione in prima posizione rispetto al produttore. La L.R. 2/1985 è una normativa di sostegno per piccole e medie imprese del Lazio che versano in stato di crisi: nel Lazio lavora il 27% degli occupati italiani del comparto nazionale dell’audiovisivo, le nostre aziende hanno dunque meritato pienamente l’inclusione nei benefici di questa normativa, avvenuta nel 2006 con legge regionale. Dall’attivazione di questo fondo, sono arrivate 144 richieste: di 84 deliberate, 42 (il 50%) sono state positive. Sono stati deliberati, al netto dei disimpegni, 7,99 milioni. Erogati 4,96 milioni. Da erogare, 3,02 milioni. Non è detto che verranno erogati: i beneficiari devono rispettare determinate condizioni. Queste partecipazioni finanziarie sono “capitale di rischio” e ci si aspetta che, al termine del ciclo di sfruttamento dei film attraverso i vari canali (sale cinematografiche, home video, pay tv, free tv, estero, ecc.), il finanziamento venga recuperato e produca un utile, da reinvestire rotativamente. Il contratto stipulato con le società di produzione prevede anche diverse forme di garanzia e di eventuale “uscita” dalle operazioni.
Alcuni dei film sostenuti non sono ancora usciti semplicemente perché i tempi del ciclo cinematografico sono lunghi, in media tre anni. Abbiamo scelto investimenti di medio-lungo periodo, con benefici per il settore anche oltre il mandato legislativo. Abbiamo scelto il futuro rispetto anche a possibili convenienze del presente.
Il cinema, per natura e per tradizione, è uno dei luoghi d’elezione del pluralismo culturale e della libertà d’espressione. E, dai dati in mio possesso, mi risulta che la Regione Lazio, riscontrandovi i requisiti tecnici, abbia correttamente finanziato anche un’opera di Pasquale Squitieri, autore di destra.
“Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio” è tratto da un libro di successo: il rapporto finanziamento regionale-incasso non è di 15 volte ma, ad oggi, di 5,7. Informo il Giornale che, a fronte del finanziamento regionale, “Colpo d’occhio” ha incassato 2,6 milioni, “Milano Palermo” 4 milioni. Per il film di Moretti non c’è ancora stata erogazione e, credo che il Giornale ne converrà, è un autore conosciuto a livello internazionale. Quanto ai film che devono ancora essere distribuiti, “La Polvere del tempo” di Theo Angelopoulos, è una coproduzione internazionale: la Regione Lazio ha partecipato a un progetto che coinvolge greci, tedeschi, fondi regionali di altre nazioni, il fondo del Consiglio d’Europa Eurimages, il MiBAC. Il film non è ancora uscito perché il distributore che lo aveva acquisito, Mikado, ha cambiato gestione; non vuol dire che non uscirà. “Zenzano”, film di animazione, è ancora in produzione. “La voce” deve ancora uscire e non è detto che non uscirà. Di fatto, la Regione prevede per contratto la restituzione degli importi erogati qualora il film non esca. “Il prossimo tuo” è uscito in sala con meno copie del previsto in quanto il distributore ha voluto puntare a una uscita più selettiva. In ogni caso, sia questo film che “La polvere del tempo” sono stati presentati a festival importanti (rispettivamente Roma e Berlino). La società della Regione preposta alla gestione di questi fondi effettua un monitoraggio degli investimenti, vincolati a contratti che, se non vengono onorati dai produttori, prevedono la restituzione dell’investimento. Le produzioni “Ti ho cercato in tutti i necrologi” e “Venti sigarette” hanno sommato ai fondi della Pisana anche il contributo del MiBAC: è un frazionamento del rischio decisamente positivo, il film ha convinto più enti. Dov’è lo scandalo?
Il cinema è un investimento rischioso ma decisivo per il nostro territorio. Ha bisogno di un sostegno pubblico intelligente, come ha fatto il Lazio e come fanno tutti i Paesi civili. Anzi dovremmo intervenire anche per sostenere la distribuzione, troppo spesso bloccata dagli interessi forti. Altrimenti non ci resta che far “piovere sul bagnato”, come ha fatto a lungo il MiBAC, sostenendo cinepanettoni e grandi gruppi.

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