Pagano le rinnovabili

Parziale dietrofront del governo sulla norma che penalizza le energie pulite. Ferrante, Pd: «La toppa è
peggio del buco. Occorre aumentare la quota di acquisto di certificati verdi da parte dei produttori inquinanti»

Mentre con una mano il governo presenta a Bruxelles il Piano d’azione nazionale per ottemperare agli obblighi comunitari nella promozione delle fonti rinnovabili, con l’altra toglie risorse al comparto. Questo, in sintesi, il punto su cui si condensano le critiche di ambientalisti e ope-ratori, in particolare contro l’articolo 45 della manovra, modifi- cato ieri ma ancora penalizzante per un settore che lo scorso anno ha registrato investimenti per oltre 10 miliardi. L’emendamento introdotto dal relatore della manovra in commissione Bilancio al Senato, antonio azzolini, prevede infatti a riduzione del 30% del budget a disposizione del Gse per il riacquisto dei certificati verdi (prima la norma prevedeva l’abolizione totale dell’obbligo di riacquisto).

Con la modifica i certifi- cati ritorneranno al mercato elettrico con na conseguente corsa al ribasso e oscillazione dei titoli. Uno scenario preoccupante che ovviamente ha mobilitato tutti, confermato anche dalle valutazione fatte dal centro studi della althesys (società di consulenza a livello mondiale) che ugli effetti della manovra ha addirittura parlato di «ricadute drammatiche e blocco dello sviluppo del comparto ». Un taglio «così deciso e imprevisto (oltre che di fatto retroattivo) – ha denunciato – introduce elementi di insicurezza per le imprese e rischia di bloccare gli investimenti, e condiziona l’andamento dei titoli delle rinnovabili in Borsa.
L’incertezza politica e la manovra finanziaria compromettono lo sviluppo di un settore in crescita nonostante la crisi economica internazionale. I dati stimati nel primo Irex annual Report del centro studi riportano per il biennio 2008-2009 – sottolinea ancora althesys – investimenti in impianti per 6,5 miliardi di euro, pari a 4.127 MW. Ma la crescita dell’industria delle rinnovabili che porta un beneficio netto per l’Italia compreso tra 24 e 27 miliardi di euro e un indotto occupazionale tra 72mila e 86mila nuovi posti di lavoro, è ora a forte rischio». «non ci sono scorciatoie – è stata la reazione di Francesco Ferrante, senatore e responsabile delle politiche per i cambiamenti climatici del Pd – anche l’ultimo emendamento è una toppa peggiore del buco. O si cancella l’articolo 45, come abbiamo chiesto fin dall’inizio della discussione di questa manovra, rimandando a un confronto più organico e approfondito sul sistema di incentivazione delle rinnovabili, oppure si aumenta la quota d’obbligo di acquisto di certificati verdi da parte dei produttori di energia da fonti fossili in modo da trasferire i costi dal cittadino alle imprese più inquinanti». «Con il taglio al fondo per i certificati verdi sarà dif- ficile raggiungere gli obiettivi del Pacchetto Ue energia e clima – ha invece avvertito il leader dei Verdi, angelo Bonelli -. Si affonda un comparto su cui gli altri Paesi europei e gli Usa investono per creare nuovi posti di lavoro. Invece di aggredire o sviluppo delle energie del futuro, il governo Berlusconi deve tagliare la spesa per i nuovi armamenti che ha ormai raggiunto i 42 miliardi di euro».

Giuliano Rosciarelli
TERRA

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