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UNA STRUTTURA PER IL PDL

Le cronache politiche parlano ogni giorno di nuovi gruppi, sottogruppi, “fondazioni”, proposte organizzative portate avanti da questa o quella “anima” del PDL che di fatto – a poco più di un anno dalla fondazione – appare sempre di più un corpo indistinto pieno di voti, ma povero non tanto di idee quanto di capacità di interpretarle.

Una volta di più mi ripeto: mancano le regole, un minimo di disciplina, dipartimenti che funzionino, una gerarchia territoriale. Insomma: se paragoniamo il Popolo Delle Libertà ai partiti “storici” della politica italiana siamo lontani anni-luce, il che potrebbe anche essere cosa positiva se però lo si fosse deciso e si fosse proposto (ed applicato) un diverso modo strategico di aggregare le persone per fare attività politica. Non si va molto avanti su questa strada, anche perché quello che appare al vertice – a cominciare dalle punzecchiature tra Fini e alcuni dirigenti del partito – si ripete (peggiorato) in periferia. Possibile che non ci si vuole rendersene conto?

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