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INTERCETTAZIONI

Mi è capitato in mano davvero per caso per caso un quotidiano di un anno fa ma, sfogliandolo, ci ho messo un attimo a capire che non era quello di oggi: quasi tutti gli argomenti, i titoli, le polemiche in Italia anno dopo anno sono una desolante fotocopia.

Da mesi si gira intorno al problema di una nuova legge sulle intercettazioni che rischia di disfare il governo tra idee, contrappunti, ultimatum. Ma possibile che non si riesca a trovare una sintesi seria che prenda atto del problema e lo regoli? Risulterebbe che in Italia ci siano 758.000 utenze telefoniche “ascoltate” di recente contro le 3.000 degli USA. A parte che mi sembrano due dati sballati (un po’ come le auto-blu: 600.000 in Italia e solo 3.000 negli USA, io non ci credo…) resta il fatto che credo sia necessario: a) ridurre il numero delle intercettazioni a quelle effettivamente necessarie, visto anche il loro costo esorbitante che oggi rappresentano per l’ intera collettività; b) imporre che non vengano pubblicati i testi delle intercettazioni almeno finché non siano stai visti od ascoltati da un giudice, sanzionando chi mette in piazza o pubblica notizie ancora riservate; c) distinguere tra intercettazioni utili alle indagini e questioni private che – se non attinenti ai reati – vanno distrutte salvaguardando il diritto alla riservatezza personale, il che – tra l’altro – è sancito dalla Costituzione.

Certo ci sono percezioni diverse su ciascun punto, ma mi rifiuto di credere che non si possa trovare un accordo logico e chiaro, senza abusi e senza esasperati colpi di spugna perché chi compie un reato va pur scoperto, anche se non si può ascoltare tutti solo per “scoprire” potenziali reati o diamo addio – come sta avvenendo – ad un sacrosanto minimo di privacy.

Quindi niente “legge bavaglio” come sostiene certa sinistra, ma corretta necessità che non si possano diffondere testi di interviste a mezzo stampa se non sia neppure iniziato un processo ad una qualsiasi persona che – sempre per definizione costituzionale – è da considerarsi innocente fino a sentenza definitiva. Purtroppo troppe volte, invece, in Italia succede esattamente il contrario.

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