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Nuovo decesso dovuto a infezione all’Umberto I di Roma

Il viceresponsabile per la Sanità dell’Italia dei Diritti: “Non esiste maledizione in medicina, ma solo incuria

Il Policlinico Umberto I di Roma torna a far parlare di sé per un ennesimo caso di malasanità. Dopo il caso del virus della Legionella che dodici anni fa colpì quattro anziani e quello dei quindici neonati infetti da enterite undici anni fa, all’indomani dell’accertamento di un nuovo decesso per infezione, si inizia a parlare di una maledizione che grava sulla struttura d’eccellenza romana.

“Non esiste alcuna maledizione in medicina, ma applicazione scorretta delle pratiche mediche – è questo il commento lapidario di Luigino Smiroldo, viceresponsabile per la Sanità dell’Italia dei Diritti, il quale, interrogato su questo grave evento ci fornisce dati alquanto preoccupanti, che meritano una seria valutazione. “In Italia muoiono all’incirca 6000 persone l’anno per complicazioni infettive contratte dopo il ricovero in strutture sia pubbliche che private, mentre politici e opinion leader sostengono che i dati su questo tipo di mortalità sono in linea con le medie europee”. L’esponente del movimento extraparlamentare che fa riferimento ad Antonello De Pierro, ci ricorda che sondaggi puntuali sulla mortalità ospedaliera non vengono aggiornati dal lontano 1985: “Basterebbe che gli organismi preposti, in questo caso i Nas, effettuassero i dovuti controlli presso tutte le strutture di Roma e del territorio nazionale per accertare l’inidoneità di molte di esse, col conseguente aggravio delle statistiche suddette”.

Alcuni consigli di facile applicazione, ci vengono elencati da Smiroldo: “La sostituzione dei pavimenti a piastrelle con superfici lisce e il lavaggio frequente delle mani, da parte delle equipe sanitarie, possono abbattere del 20% la proliferazione batterica all’interno dei nosocomi. Il flagello dell’esternalizzazione dei contratti di pulizia, che spesso, vengono assegnati alle aziende in base ad aste al ribasso, costituiscono un ennesimo elemento di rischio nella diffusione di agenti patogeni.

La situazione attuale fotografa che il problema è drammaticamente reso più da incuria e inadempimenti. Per migliorare serve molta forza e volontà”

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