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Non avere paura di non fare silenzio

“Oggi, mentre stavo riposando a casa, è suonato il campanello. sono andata ad aprire stanca per il caldo e per una giornata di lavoro appena terminata…” Così inizia a scrivere una madre a cui hanno ucciso il figlio, Federico Aldrovandi . Il suo nome è Patrizia, usa ed ha usato la Rete per non farsi ammazzare dal silenzio. Un anno fa ci fu la sentenza, per il caso…

La trasmissione Chi l’ha visto di Rai 3 aveva seguito passo passo, chi nessuno l’avrebbe mai potuto più vedere.

Con la faccia che solo una santità come Ratzinger può avere e sostenere, oggi in una torrida domenica 4 luglio, si è avuto la sfrontatezza di dire al popolo di Sulmona ”Sono venuto per condividere con voi gioie e speranze, fatiche e impegni”, assicurando “vicinanza” e “ricordo nella preghiera” “a quanti vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precarietà, a causa della mancanza di lavoro, dell’incertezza per il futuro”.

Tempi difficili, questi, come pure quelli di Celestino V, di cui papa Ratzinger ha sottolineato gli insegnamenti: la santità “che non passa mai di moda”, la capacità di “fare silenzio fuori e dentro di noi” nonostante si viva in una società piena di “attività e di suoni” per ascoltare Dio e il prossimo, il rispetto dell’ambiente. Un esempio soprattutto per i sacerdoti che – ha detto il pontefice – devono provvedere all’ “annuncio chiaro e coraggioso del messaggio evangelico” “anche nei momenti di persecuzione”, praticare e insegnare la consapevolezza del peccato e la capacità del perdono, staccarsi dalle preoccupazioni terrene quali “il denaro e il vestito”, inteso come pura formalità.” Dall’elicottero alla papamobile e viceversa è planato sul popolo d’Abruzzo.

E’ planata per vie traverse la lettera di questa donna, Patrizia Moretti Aldrovandi, che quando suona il campanello sa che non è il figlio magari rimasto senza chiavi. All’alba del 25 settembre del 2005, a via dell’Ippodromo a Ferrara, alcuni agenti “controllarono” per sempre che chi rientrava a casa dopo una nottata passata con gli amici, non ce l’avrebbe mai più fatta con le sue gambe. Aveva 18 anni. Se scordiamo o non conosciamo questo Fatto d’Italia, è un po’ come scordare chi siamo, dove siamo e a chi stiamo consegnando la nostra esistenza. Nessuna paura di chi rompe il silenzio. Non taceremo mai.

Doriana Goracci

10/07/04/non-avere-paura-di-non-fare-silenzio/

mercoledì, 30 giugno 2010

alla vigilia della manifestazione per la libertà di stampa

oggi, mentre stavo riposando a casa, è suonato il campanello. sono andata ad aprire stanca per il caldo e per una giornata di lavoro appena terminata.
la stanchezza per me è pericolosa perchè la stanchezza uccide l’adrenalina e l’adrenalina è quella che ti fa vivere giorno per giorno cercando di dimenticare il fatto che Federico non c’è più.
la stanchezza è la mia vera nemica. e purtroppo sono molto stanca.
ho aperto la porta e c’erano due ufficiali di polizia che si sono subito qualificati e mi hanno “identificata”. Tanto ormai tutti sanno chi sono.
ma quando mi identificano capisco che sono sottoposta a procedimento penale, ormai sono esperta in materia per tutte le querele che mi hanno fatto per il solo fatto che mi sono ribellata al silenzio, alla mistificazione, agli insulti e alle intimidazioni.
ho pensato: sarà una delle solite querele che coloro che hanno causato la morte di Federico hanno avuto ed hanno il coraggio di farmi.
non hanno ancora capito, ho pensato, che queste querele non mi fermano, non mi fanno paura, anzi mi aiutano perchè mi fanno tanta rabbia e mi restituiscono quell’adrenalina che sto purtroppo esurendo e che mi consente di non fare i conti col mio dolore, o quantomeno di avere qualche sconto.
ma questa era una querela diversa, perchè chi si è preso la briga di denunciarmi è proprio la dottoressa Mariaemanuela Guerra, il pm che ha condotto quelle che io ritengo essere le non-indagini fino all’apertura di questo blog.
in tutta sincerità io ho sempre portato rispetto per il magistrato e per la madre, però non capisco perchè lei ce l’abbia tanto con me.
non sono bastate due sentenze, le risultanze di tutte le indagini successivamente fatte dal dott. Proto a farle capire che comunque, sia pure in buona fede, gli errori che sono stati commessi durante la conduzione di quelle prime indagini sono stati contro di me, contro la mia famiglia e contro la verità.
ora lei mi querela, e immagino che vorrà da me i danni che io le ho causato. In tutta sincerità e con tanta franchezza mi sembra veramente grottesco.
guardi io proprio non capisco. avevo appena finito di parlare con Ilaria Cucchi, dalla quale avevo raccolto un accorato sfogo per il fatto di evare letto dalle intercettazioni del suo processo che uno degli imputati anzichè ricredersi, o comunque esprimere dispiacere per la morte di Stefano, lo definiva in una conversazione tossico di merda.
francamente non ci si aspetta, da servitori dello stato, da persone che comunque portano la divisa o hanno un ruolo importante e delicato, una tale mancanza di sensibilità e di violenta ignoranza.
e poi suonano e mi dicono che il primo pm del processo per mio figlio mi ha querelata e vuole da me dei danni.
io non ho mai offeso nessuno ma ho solo preteso verità e senso di responsabilità da coloro che hanno sbagliato.
il pm vuole da me i danni.
dopo che non si è recata sul posto quella mattina, dopo che non ha sequestrato subito i manganelli rotti,
dopo che non ha sequestrato l’autovettura contro la quale si sarebbe fatto male Federico e sulla quale c’era il sangue di mio figlio,
dopo tutto ciò adesso vuole da me i danni alla sua immagine.
l’unica cosa positiva è che mi è tornata l’adrenalina per la rabbia di fronte a tutto questo. la rabbia perchè si vuole mettere a tacere la verità, la rabbia perchè si vuol mettere a tacere coloro che della verità danno prova, la rabbia perchè si vuol far tacere coloro che denunciano il sopruso e che protestano in modo civile contro l’ingiustizia.

finchè dura va bene così. se ho sbagliato pagherò, tanto che cosa volete che mi interessi…

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