Il "mondo senza Nutella"

di S. Alfano e L. Domenici

Che mondo sarebbe senza Nutella?
Chiedetelo a Sonia Alfano e Leonardo Domenici, Europarlamentari di Italia dei Valori (IdV) e Partito Democratico (PD) rispettivamente, grazie ai quali è stato bocciato l'emendamento “salva-Nutella” dall'aula di Strasburgo il 16 giugno scorso.

Non ci dilungheremo nella descrizione e nella cronistoria dello sciagurato voto, conclusosi in parità (309 a 309), con il quale l'Europarlamento ha bocciato l'emendamento 191 della deputata tedesca Sommer (appartenente al gruppo dei Popolari Europei (PPE) con cui si sarebbe cancellato il “bollino rosso”, un marchio d'infamia da applicare sui prodotti alimentari non rispondenti alle “specifiche nutrizionali” ideali volute dalla Commissione Europea, la quale, ricordiamolo per i non addetti, è titolare esclusiva del diritto di iniziativa legislativa in campo comunitario.

Ci preme invece esaminare l'accaduto con l'occhio degli “addetti ai lavori” e quindi tentare di rispondere alla domanda seguente: perché Alfano e Domenici, contrariamente ai loro colleghi italiani di ogni schieramento politico, compreso il loro, hanno votato contro l'emendamento salva-Nutella?

Un semplice disguido sull'interpretazione delle intenzioni di voto dei loro gruppi, come riportano alcuni giornali?
In tal caso si tratterebbe di una sciagurata distrazione dei due parlamentari, dato che tutti i loro compagni presenti, da Arlacchi a Vattimo per la IdV, da Berlinguer alla Toia per il PD – senza dimenticare Borsellino, Vittorio Prodi, De Castro, Sassoli, Serracchiani & c. – hanno invece sostenuto l'emendamento allineati e compatti.
Una distrazione che meriterebbe ben più di una tirata d'orecchie, vista l'importanza della posta in gioco nonché l'accordo “bipartisan” realizzatosi, una volta tanto, a difesa degli interessi del nostro Paese, oltreché, come diremo avanti, del buon senso.
A meno che il loro isolato voto contrario non sia invece stato studiato a tavolino da loro stessi o dai gruppi di riferimento, ma non vogliamo scadere in dietrologie tipiche di certi partiti (in special modo di quello della Alfano), tantopiù che riteniamo assai improbabile per chiunque poter prevedere il risultato di un voto così tirato (addirittura di parità), in un'aula dove interessi partitici e nazionalistici si intrecciano in maniera trasversale e spesso imprevedibile sino alla conta finale.
Rendiamo quindi merito a PD e IdV per la loro linea dettata dal buon senso e torniamo al “pasticciaccio bbrutto” di Alfano e Domenici.

A nostro avviso è abbastanza singolare che lo stesso errore venga compiuto sullo stesso voto da due parlamentari di due diversi gruppi dello stesso Paese e contro l'indicazione espressa dei loro leader. Ci chiediamo quindi se esista una precisa ragione dietro al loro peculiare e totalmente controcorrente comportamento.

Quali ragioni avrebbero avuto, quindi, i nostri due eroi, per votare contro la Nutella?

Prima ipotesi: la “lobbying”.
Chi conosce di affari europei, sa che normalmente gli emendamenti non sono scritti dai parlamentari, ma sono redatti dai “lobbisti” a loro vicini, ovvero dai rappresentanti di tutte quelle “parti in causa” che premono per approvare una normativa a loro favorevole (governi nazionali, poteri locali, ONG, associazioni di consumatori, associazioni di categoria, imprenditoriali, industriali, sindacali e chi più ne ha più ne metta). Solitamente il lobbista avvicina il relatore (parlamentare responsabile del progetto di legge) suggerendogli un emendamento, che poi viene presentato nella competente commissione parlamentare e quindi in seduta plenaria: oppure il lobbista avvicina un capogruppo o capo-delegazione capace di spostare un consistente pacchetto di voti su un certo articolo o emendamento. Ora, non risultandoci che Alfano e Domenici abbiano alcun ruolo preminente nei rispettivi gruppi sul dossier in esame, ci pare strano che qualche lobbista li abbia avvicinati per ottenere i loro “favori”. I lobbisti sono gente seria e non perdono tempo inutilmente.
Scartiamo quindi l'ipotesi della “lobbying”.

Seconda ipotesi: un “quarto d'ora di gloria”?
La Alfano e Domenici non sono esattamente dei rappresentanti di spicco all'interno dei loro gruppi politici (ALDE-Liberaldemocratici per la prima, Socialisti & Democratici per il secondo), né delle rispettive delegazioni nazionali.
Tra gli eletti dell'IdV (aderente al gruppo ALDE-Liberaldemocratici) spiccano infatti i nomi di Arlacchi (già commissario ONU per la lotta agli stupefacenti), Vattimo (filosofo di punta del cosiddetto “pensiero debole” – contento lui e contento chi lo vota) e De Magistris (Presidente, ricordiamolo, della commissione parlamentare di controllo sul bilancio della UE), il quale era però assente al momento del voto, colto forse da un amletico dubbio sulla natura della “garanzia” stampata sull'etichetta della Nutella (quando mai si è vista una “garanzia” senza avviso e senza indagato?).
Forse è per questo che l'on. Alfano sta cercando di conquistarsi un minimo di visibilità, patrocinando ad esempio – doveroso ricordarlo – la proiezione del film “Draquila” presso la sede del Parlamento Europeo a Bruxelles lo scorso primo giugno, in concomitanza con le celebrazioni della Festa della Repubblica indette dal Consolato italiano la stessa sera.
Attendiamo poi con impazienza la partecipazione della stessa Alfano alla spedizione della “Nave dei Diritti”, una flottiglia che partirà da Barcellona il 25 giugno per raggiungere il porto di Genova ed ivi sbarcare per protestare contro la “dittatura soft” di Berlusconi. Che dire? Un'iniziativa eroica, una battaglia di libertà imperdibile cui prenderemmo parte volentieri, se non fosse che noi perfidi liberal-berlusconidi la pagnotta ce la guadagnamo lavorando e quindi di tempo per fare manifestazioni, spedizioni e rivoluzioni proletarie al caviale ce ne resta ben poco.
Ugualmente nel PD (aderente al gruppo Socialisti & Democratici) non mancano nomi di spicco (Vittorio Prodi, Sassoli, Serracchiani, oltre agli ex-ministri Toia, De Castro, Berlinguer), di fronte ai quali Domenici appare una figura di secondo piano.
L'ex sindaco di Firenze, infatti, non ha lo stesso spessore che una decina d'anni fa aveva il suo “omologo” Renzo Imbeni, il quale da apprezzato sindaco di Bologna si ritrovò proiettato sulla poltrona di Vice-Presidente del Parlamento Europeo assieme, tra gli altri, a Giorgio Napolitano. A Domenici è toccato di converso, negli anni scorsi, un ruolo da protagonista al “Comitato delle Regioni”, probabilmente il più celebre “Ente Inutile” creato nell'ambito dell'architettura comunitaria.
Del resto i fatti parlano da soli, se è vero che Domenici, dopo aver ricoperto per un solo mandato la poltrona di sindaco di una città (Firenze) dove la sinistra vincerà probabilmente le elezioni a man bassa di qui al 2070, non solo non è stato ricandidato, ma è stato spedito in fretta e furia a Strasburgo, probabilmente anche per far dimenticare agli elettori fiorentini, chiamati alle urne pochi mesi fa per le elezioni comunali, il suo coinvolgimento in una storiaccia di tangenti, in calce alla quale lo stesso Domenici si incatenò nel dicembre 2008 dinanzi alla sede di Repubblica, “rea” di aver sbattuto il suo nome in prima pagina senza le opportune cautele. Certo, caro Domenici, che se tutti gli indagati e gli intercettati sbattuti in prima pagina dovessero incatenarsi dinanzi alla sede di Repubblica, la fila partirebbe verosimilmente dalle sponde del Lago Maggiore.
Sia chiaro: da liberali e garantisti quali siamo, consideriamo Domenici innocente sino a prova contraria e gli auguriamo di uscire pulito da questa brutta faccenda, ed al più presto, se non già accaduto. Saremmo curiosi però di sapere, in caso l'inchiesta sia ancora aperta nei suoi confronti, se il nostro orientamento garantista sia condiviso dall'on. Alfano, secondo la dottrina del cui partito (IdV) un politico indagato dovrebbe rassegnare le dimissioni. Ma forse in ambito europeo per l'IdV vige una dottrina diversa…
Tornando a botta: è possibile che Alfano e Domenici abbiano voluto guadagnarsi un quarto d'ora di celebrità per uscire dall'anonimato in ambito europeo?
Riflettendo attentamente, escludiamo anche questa ipotesi, anche in considerazione della ben nota superiorità morale dei sinistrorsi e del loro innato disinteresse per il Potere e per la ribalta mediatica. No, la ragione non può essere questa.

Terza ipotesi: un sentimento di anti-italianità?
Sappiamo bene che molti italiani operanti nell'ambito delle Istituzioni Europee (Commissione, Parlamento, Consiglio e dintorni) hanno per hobby quello di sparare a zero sul Paese che ha dato loro i natali, spesso utilizzando la loro posizione e funzione per scatenare crociate contro l'Italia, sottoforma ad esempio di procedure di infrazione, di richiami all'ordine di vario tipo (vedi sui conti pubblici) o ancora fornendo il loro appoggio più o meno consapevole a disegni di legge comunitari dai risvolti deleteri per i nostri interessi, cosa che funzionari e rappresentanti di altre nazionalità si guardano solitamente bene dal fare nei confronti dei loro Paesi d'origine.
A mo' d'esempio ricordiamo che nella Direzione Generale SANCO (Sanità e Consumatori), ovvero l'ufficio della Commissione Europea che ha partorito il progetto di regolamento contenente l'articolo “anti-nutella” – noto agli addetti ai lavori come “proposta di Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio relativo alla fornitura di informazioni alimentari ai consumatori” – lavorano anche molti funzionari italiani e che anche col loro contributo è nata la proposta stessa. No comment.
Non ci sentiamo tuttavia di attribuire sentimenti di anti-italianità ad Alfano e Domenici. Al massimo, considerando la loro estrazione politico-culturale marxista e la loro conseguente tendenza a identificare l'interesse del Partito con quello del Paese, può essere che, mossi dal nobile intento di colpire il Partito di Berlusconi, membro dello stesso gruppo dei Popolari Europei (PPE) fautore dell'emendamento, non abbiano attentamente riflettuto sulla possibilità di colpire in realtà l'Italia. Dettagli che possono sfuggire, si capisce. Considerato però che i loro stessi gruppi politici hanno adottato una linea “bipartisan”, e che il buon compagno segue normalmente l'indicazione del Partito, ci resta difficile credere ad un'ipotesi simile. Passiamo perciò alla successiva.

Quarta ipotesi: una vendetta personale o politica?
Non sappiamo se nell'infanzia di Alfano e Domenici si nascondano brutti ricordi legati alla pasta spalmabile della Ferrero o se magari nel circolo ARCI dove essi mossero i primi passi politici si consumasse già una Nutella “alternativa” figlia del commercio equo e solidale e quindi preferibile a quella “imperialista” di casa nostra. Tutto è possibile, ma ci sembra un'ipotesi abbastanza remota.
L'illuminazione potrebbe venire invece da un differente antefatto politico e non di poco conto. Ricordate la passione di un certo Walter Veltroni per la Nutella? E se il voto contrario fosse la risultante di un risentimento dei due onorevoli verso la linea ondivaga dell'ex “americano de noantri”, certe volte moderato (come al Lingotto) ed altre molto meno, per cui non sai mai se sta con te o contro di te? O magari un pizzico di invidia del Domenici verso chi è riuscito a utilizzare la carica di sindaco per spiccare il volo verso altri lidi, vedi la Segreteria del Partito e la candidatura a Premier, oltretutto col sostegno di quella Repubblica così malvagia con l'esponente fiorentino?
E quindi, cosa c'è di meglio, quale mezzo più efficace che quello di colpire l'odiato nemico nei suoi affetti più reconditi, come il morettiano barattolo di Nutella?!
Anche questa ricostruzione, per quanto affascinante, ci lascia comunque scettici. Veltroni è infatti bravissimo a farsi male da solo, e questo Alfano e Domenici lo sanno benissimo.

Dobbiamo quindi rassegnarci: il voto anti-nutella è stato probabilmente il frutto di un errore madornale di due deputati ancora poco avvezzi a distinguere tra due ordini contraddittori: da una parte quello dei gruppi politici (ALDE e S&D) contrari all'emendamento; dall'altra quello delle delegazioni italiane all'interno dei due gruppi, che hanno invece optato per sostenerlo in un'ottica bipartisan di tutela dell'interesse nazionale in un settore, quello agro-alimentare, per l'Italia assolutamente strategico.
Poco convincenti, per non dire ridicole, le spiegazioni date dallo stesso Domenici, che dapprima, messo alle strette da un giornalista del Corriere della Sera, scarica la colpa sulle incomprensioni colla componente “margheritina” del PD, poi cambia disco sul suo blog, dove difende a spada tratta la propria scelta di votare contro, sostenendo che l'articolo proposto dalla Commissione e confermato dal Parlamento in prima lettura, in realtà non avrebbe effetti negativi sulla Nutella né su altri prodotti nostrani.
Ci complimentiamo vivamente con Domenici, che evidentemente è l'unico ad aver capito come stanno veramente le cose, contrariamente ai suoi compagni di Partito ed ai rappresentanti dell'industria agro-alimentare, i quali, evidentemente ignoranti in materia, sicuramente in futuro chiederanno lumi all'ex sindaco di Firenze per capire come muoversi per tutelare il Made in Italy.
Ugualmente simpatiche le considerazioni della Alfano, che nel proprio blog, in calce ad una lettera aperta rivolta al fratello-coltello Beppe Grillo, afferma di aver votato contro l'emendamento 191 per difendere i consumatori dallo strapotere delle multinazionali alimentari. Peccato che la Alfano non si sia chiesta se certe multinazionali alimentari concorrenti ed ostili alla nostra Ferrero non abbiano proprio loro spinto nella direzione scelta dalla nostra parlamentare e dal suo collega Domenici.

A questo proposito non possiamo non rimarcare il voto negativo (e decisivo) di alcuni “franchi tiratori” francesi e tedeschi del PPE, tra i quali spiccano e sorprendono i nomi di Rachida Dati, ex ministro della giustizia francese e soprattutto quello di Hans-Gert Pöttering, ex presidente del gruppo PPE al Parlamento europeo ed ex presidente del Parlamento Europeo, eletto e sostenuto per anni dai parlamentari italiani aderenti al PPE.
Sarebbe davvero interessante conoscere le loro motivazioni, vista la loro supposta lontananza ideologica dai “nostri” Domenici e Alfano.

Fatta la frittata (nutrizionalmente corretta), non resta che augurarci che nei mesi prossimi, dapprima il Consiglio dei Ministri in prima lettura e quindi il Parlamento Europeo in seconda, cassino lo sciagurato articolo in questione riproponendo l'emendamento bocciato dall'aula di Strasburgo il 16 giugno. Invitiamo quindi i nostri esponenti presso le due Istituzioni a fare il loro dovere per rimediare al danno, se ancora possibile.

Nel frattempo vorremmo invitare gli onorevoli Alfano e Domenici a riflettere seriamente sugli effetti nefasti delle loro azioni e possibilmente a trarne le logiche conseguenze, forti tra l'altro – non ci stanchiamo di ripeterlo – della loro ben nota superiorità spirituale derivante dal fatto stesso di essere di sinistra. In particolare, essendo l'on. Domenici laureato in “filosofia morale”, ci permettiamo di invitarlo ad arrestare per un attimo il suo filosofeggiare per dare invece al mondo una severa lezione morale presentando le proprie dimissioni da eurodeputato.

Ci sia poi consentito rivolgere un cicchetto (eufemismo) alla Commissione Europea, unico organo – lo ricordiamo nuovamente – titolare del potere di iniziativa legislativa comunitaria.
Ostracizzare la Nutella o qualsiasi altro prodotto “perché fa male”, essendo i suoi “valori nutrizionali” fuori norma è puro terrorismo ideologico in campo alimentare. Non esiste alcun sostrato scientifico incontrovertibile a sostegno della tesi sottesa all'articolo in questione.
La motivazione in calce all'emendamento 191 presentato dall'On. Sommer recita espressamente quanto segue: I termini “profili nutrizionali specifici” hanno una rilevanza politica, ma non possiedono alcuna realtà scientifica comprovata. Non si tratta neanche di informazione, bensì piuttosto di indottrinamento.
Più chiaro di così si muore.

Ci rincresce dunque che la Commissione Europea, un tempo “motore” dell'integrazione europea, sia ridotta oggi al rango di organo regolamentare, espressione grigia di un Dio-Stato onnipresente che pretende di dirci cosa dobbiamo mangiare e bere, soppesando i bocconi col bilancino in base ai “valori nutrizionali” stabiliti dalle solite ineffabili commissioni consultive, autrici delle immancabili “valutazioni d'impatto”, anche in tema di alimentazione.
A chi volesse farsi un viaggio nell'orrido, consigliamo la lettura del “Documento di lavoro dei servizi della Commissione che accompagna la Proposta di Regolamento relativo alla fornitura di informazioni alimentari ai consumatori”, reperibile alla seguente pagina web:

http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CELEX:52008SC0095:IT:NOT

Un documento del genere, più che all'Unione Europea, ci fa pensare all'Unione Sovietica!

In uno Stato Liberale, governato dal buon senso, prima che dai regolamenti, ognuno di noi, fatte salve le necessarie norme igieniche, di sicurezza e anti-frode in campo alimentare, ha il sacrosanto diritto di mangiare e bere quello che vuole, di prendersi un'indigestione con prodotti “nutrizionalmente scorretti” e anche di crepare a 50 anni di cirrosi epatica, se lo vuole!

In altre parole, in campo alimentare, così come in tutti gli altri, ognuno è libero di fare le sue scelte, essendo delle stesse pienamente e personalmente responsabile, finché esse non ledano la libertà altrui. Punto. E non ci si venga a dire che chi mangia mezzo chilo di nutella al giorno non sa quello che fa, che c'è bisogno di un'etichetta per chi non sa informarsi o altre menate del genere. Il cittadino-consumatore non è un beota, o sicuramente non più di chi scrive certi regolamenti.
Il resto è soltanto ideologia, grigia e triste ideologia di chi, perso all'interno dei suoi uffici, dei suoi “papers”, delle sue “valutazioni d'impatto”, delle sue “commissioni ad hoc”, delle sue “task force”, ha perso il contatto con la realtà e lavora, più o meno inconsciamente, per trasformare la nostra vita in una corsa ad ostacoli tra un divieto e un'ammenda, tra un regolamento e un'etichetta, tra un libro bianco e ed una “riunione di policy”.
Dispiace dirlo, ma è evidente che certuni di questi burocrati, ormai confinati nel loro triste ed autoreferente universo parallelo fatto di “briefings” e di comitati, non sono più in grado, per usare un gergo “nutellistico”, di distinguere la merda dalla cioccolata.
Lo stesso vale poi, ahinoi, per molti politici chiamati a discutere ed approvare le loro allucinanti proposte.

Questa non è l'Europa che i Padri fondatori sognavano, né quella che dei sinceri liberali possono desiderare per sé, i loro figli e i nipoti. O la si fa finita con questo andazzo, o l'implosione dell'Europa sarà inevitabile.
Ci auguriamo che tutti quei politici e dirigenti dotati di cervello, dentro e fuori dalle Istituzioni Europee, da qualsiasi parte politica o Paese provengano, sappiano dare una sterzata e recuperare il fondamentale buon senso mancando il quale si producono solo mostruosità. Il voto “bipartisan” sull'emendamento salva-Nutella è un buon esempio in questa direzione, cui speriamo ne seguano molti altri nel prossimo futuro.

Concludendo e tornando alla domanda iniziale: cosa sarebbe il mondo senza Nutella?
Non lo sappiamo, né vogliamo saperlo.
All'opposto, un mondo senza gente come Sonia Alfano e Leonardo Domenici (politicamente parlando, non fisicamente, sia chiaro), sarebbe sicuramente un mondo migliore.

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