Pomigliano: eutanasia di un diritto

Autore Maria Caterina Pace

Ieri è stata scritta un’altra pagina vergognosa della nostra storia perdendo l’occasione di fare la cosa giusta per lo stabilimento FIAT di Pomigliano e così la politica ha rinunciato alla classe operaia.
Quella politica che avrebbe dovuto difendere i diritti dei lavoratori e la Costituzione, che avrebbe dovuto chiedere conto a Marchionne ed alla FIAT di tutti i miliardi ricevuti come contributi statali a protezione dei lavoratori, inchiodandoli al proprio dovere ed al rispetto dei patti, quella politica che avrebbe dovuto fermare questo ignobile referendum. Ed invece questa politica regala una sponda a Marchionne ed al suo investimento di 700 milioni e con la favoletta dell’assenteismo e dell’anacronismo sindacale gli lascia in mano una trattativa capestro e, cinicamente, gli consegna un perfetto alibi in caso di fallimento.
Ma in nome di un investimento non si possono calpestare contratti, diritti e Costituzione. Perciò, noi dell’IDV crediamo che certa stampa abbia oscurato ad arte la notizia e che il governo sia stato volutamente latitante e, nella sua abitudine ai travestimenti, abbia mascherato questa assenza imbarazzante, trasformandola surrettiziamente in rispetto nei confronti degli operai, del loro voto e del referendum. Ma è una bugia sia nei termini che di fatto, perché non si può parlare di accordo quando non c’è stato un confronto, quando la richiesta è “prendere o lasciare” e non si può parlare di referendum quando il voto è controllato e schedato e quando il filo conduttore di tutto il discorso è un vile ricatto.
La perfida verità è che stanno provando, attraverso l’anello più debole della catena, ad attaccare 50 anni di storia, di sindacato e di lotte dei lavoratori, stanno usando Pomigliano come grimaldello, per scardinare un sistema costruito a fatica, a difesa degli operai e dei loro diritti, stanno violando una legge nazionale con deroghe impresentabili per piegare le tute blu di Pomigliano, il tutto condito dalla firma di molte sigle sindacali che stanno formalizzando il loro stesso suicidio.
Oggi si scriverà l’ultimo atto di questa ignobile farsa, in cui gli operai saranno costretti dalla cassa integrazione, dalle difficoltà economiche e dal ricatto del lavoro a votare, in un referendum di regime, a favore “dell’accordo”, rinunciando a molti diritti sanciti dalla Costituzione tra cui lo sciopero e dichiarando così, con il loro stesso voto, la morte della classe operaia! Domani, insomma, comunque vada avremo perso tutti!
Ma ci sono cose che non si possono condividere se si ha a cuore il destino delle persone e la dignità del lavoro, in nome di uno stato di necessità non si possono mortificare i diritti e violare la Costituzione, esistono regole precise ed un contratto nazionale del lavoro che tutela entrambe le parti, si tratta soltanto di controllarne l’applicazione, perché l’IDV è convinta che quello pensato per Pomigliano non è un modello attuabile e soprattutto non può e non deve essere considerato un modello da esportare.

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