di Stefano Schiavi
C’è il collega Pamparana che cura una bellissima rubrica, quella dell’Indignato speciale. Giustamente si indigna per le nefandezze e le furberie di cui gli italiani, tutti, sono avvezzi e capaci di mettere in atto pur di “fregare” lo Sato o più semplicemente il prossimo.
Diciamo che è uno sport tutto azzurro, visto che siamo in tempi di mondiali di calcio e l’azzurro (tranne a Radio Padania) sembra essere di moda.
Quindi, a differenza del collega non mi scandalizzo quando leggo e ascolto le dichiarazioni di chi sta nel nostro stesso partito. Improvvise alzate di scudi da parte di coloro che un tempo erano i paladini dello Stato, della giustizia, della libertà, della fermezza, della solidarietà alle Forze dell’ordine. Improvvise ma non certo inattese. E tutto perché? Perché il Presidente della Camera ha “osato” dire che farà rispettare le regole. Incredibile a dirsi. Il partito dell’ordine e della fermezza che getta alle ortiche il suo passato “glorioso”. Quelli che un tempo osannavano ed elogiavano l’allora segretario nazionale del Msi e poi di An oggi si trovano in prima fila a sparare colpi a ripetizione contro di lui. E se potessero gli darebbero anche il colpo di grazia. Stranezze della storia politica. Già così come quelle che mi riguardano e riguardano tanti di noi che all’epoca eravamo allergici al partito dell’ordine. Eravamo nemici della fermezza e della solidarietà alle Forze Armate. Eravamo quelli che andavamo in piazza senza la paura dello scontro fisico, spesso “discutendo” animatamente con i vertici del partito e con lo stesso Gianfranco Fini. Oggi, per assurdo, siamo noi i difensori del Presidente della Camera. E sapete il perché? Semplice, perché vuole solo far rispettare le regole.
La maturità ci ha cambiati, non certo nelle idee, ma sulla loro applicazione. Siamo rimasti quel che eravamo, non abbiamo cambiato bandiera o barricata. Semplicemente riteniamo che sia ora di voltare pagina e di non correre verso il liberismo sfrenato a braccia aperte come invece sta facendo qualche altro amico.
E singolare leggere sul web frasi del tipo “Fini vietcong”, “Fini comunista e amico della sinistra”…mi vien da ridere perché sono le stesse frasi che certi finiani di un tempo ci dicevano a noi quando entrammo nella sala del Congresso di Rimini del Msi quando Rauti prese la guida del partito.
Corsi e ricorsi storici? Nulla muta tutto cambia? Difficile dirlo, quel che fa sorridere è che queste parole un tempo uscivano dalla bocca dei fedelissimi di Fini ed oggi invece escono dalla bocca dei “berluscones”. E tutto questo perché? Perché Fini ha detto che farà rispettare le regole in merito al percorso alla Camera del Ddl sulle intercettazioni.
E dove sta l’assalto al Palazzo da parte di Fini? Dove il reato di lesa maestà a Berlusconi? Che questa sia una legge da varare non ci piove. Che sia da modificare è ovvio e scontato. Va migliorato. Analizzato, discusso. Perché tutta questa fretta se i tempi ci sono?
E che vuol dire che non c’è spazio per le modifiche perché è stato deciso nell’ufficio di presidenza del Pdl all’unanimità? Ma il Pdl è la Camera dei Deputati???? E’ forse un reato salvaguardare quella libertà cui per anni abbiamo lottato, duramente, pagando anche un tributo di sangue spaventoso? Che fine ha fatto quella voglia di giustizia che anelavamo ogni giorno ogni ora della nostra militanza quando venivamo sbattuti in un cella buia o malmenati solo perché eravamo eredi, nipoti di una guerra persa?
Che cosa è cambiato da allora? Il potere? Beh sinceramente se il potere deve portare a leggi ingiuste e liberticide allora il potere non lo voglio e credo di poter dire che non lo vogliamo.
E non ci si venga a dire che proprio perché i giudici a quei tempi ci hanno massacrato si deve togliere loro il potere di indagine o limitarlo. Nn tutti i giudici erano e sono di sinistra o apparteneva a Soccorso Rosso come diversi avvocati che oggi siedono in parlamento, magari dalla nostra parte.
C’è tempo per l’approvazione, nel rispetto delle regole, per avere una legge più giusta che tuteli tutti e non solo pochi. E, soprattutto, che il popolo, gli elettori, possano giudicare equa e non una legge ad personam. E questo per il bene del Pdl. Tutto.