di Maurizio Saia
Siamo seri, ben più grave di non far suonare l’inno nazionale in determinate cerimonie pubbliche è il fatto che contrariamente a tutti gli altri Paesi civili, l’inno nazionale non è inserito né in un articolo della costituzione italiana né riconosciuto da una legge ad hoc.
Ricordo a me stesso e a tutta la politica italiana che l’unica traccia ufficiale di riconoscimento di tale inno sta in un lontano decreto provvisorio come risulta da un verbale del Consiglio dei ministri del 12 ottobre 1946 che avrebbe dovuto durare pochi mesi fino a che i nostri costituzionalisti si fossero messi d’accordo su quale inno adottare non potendosi più utilizzare la vecchia Marcia Reale. Allora prima di fare proposte di legge che obblighino in determinate circostanze a far suonare l’inno nazionale, ufficializziamolo questo inno, calendarizzando con velocità la proposta di legge n. 1823, di cui sono primo firmatario, per riconoscere finalmente e definitivamente come inno nazionale italiano l’Inno di Mameli e cancellare così questa vergogna nazionale.”