Possono giudicare positivamente la manovra le regioni che sostengono la maggior parte dei tagli? No, al di là del colore politico delle giunte sanno bene che si tagliano le spese di loro competenza per oltre 8 miliardi in due anni, la loro opposizione sarà durissima. Oggi tutte le regioni, di destra e sinistra hanno detto no al decreto avvisando: la Finanziaria rischia di essere incostituzionale. Perché? Intaccherebbe il principio del collegamento diretto fra le funzioni conferite alle regioni e le risorse necessarie per il loro esercizio. Lo hanno messo nero su bianco in un documento approvato all’unanimità.
Con la manovra varata dal governo “si riducono i margini della riforma del federalismo fiscale sia nel percorso istituzionale previsto sia nei fatti con tagli lineari senza nessun concetto di premialità per i comportamenti virtuosi”. È la posizione contenuta in un documento approvato all'unanimità dai presidenti delle Regioni, dopo la riunione di questa mattina sulla manovra.
I tagli contenuti nella manovra correttiva “non cadono sulle Regioni come enti, ma sui cittadini e sulle imprese – attaccano i governatori – su 4,9 miliardi relativi a trasferimenti di competenza sul trasporto pubblico locale, sul fondo per le attività produttive, sull'ambiente e sui servizi, ne vengono tagliati 4,3 miliardi”. Lo ha spiegato il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, che ha ricordato che le Regioni “vogliono partecipare a pieno titolo e vogliono fare fino in fondo la propria parte con grande senso di responsabilità”. Ma quella messa a punto dal governo «è una manovra irricevibile e insostenibile perché pesa per oltre il 50% sulle Regioni”.
Oggi sul sito della Conferenza Stato Regioni è stato pubblicato un elenco, probabilmente non esaustivo, dei servizi che i governatori saranno costretti a tagliare per via della manovra. Perché si è parlato di trasporti, di sanità, ma l’elenco è molto più lungo: mercato del lavoro, polizia amministrativa, incentivi alle imprese, protezione civile, servizio maregrafico, demanio idrico, invalidi civili, opere pubbliche, viabilità, ambiente, difesa incendi, politiche sociali, lavoro disabili, procreazione assistita, prestiti d’onore, lotta all’inquinamento, fondo affitti, fondo politiche per la famiglia, consiglieri di parità, turismo, edilizia residenziale agevolata, sostituzione autobus, fondo occupazione.
Errani ha anche spiegato che quella delle Regioni “non è una posizione corporativa o di schieramento partitico, ma è la sintesi unanime che i governatori hanno trovato. Le Regioni sono disposte a fare fino in fondo la loro parte, ma la manovra economica non è equa e i tagli avranno ricadute pesanti su persone, famiglie e imprese”.
Sul cavallo di battaglia degli sprechi per Tremonti, cioè la questione dei falsi invalidi Errani ha spiegato che «è vero che c'è stato un aumento delle invalidità ma le Regioni hanno dovuto affrontare un contenzioso gigantesco», contenzioso che nel 64,7% dei casi si è risolto a favore di chi aveva promosso il ricorso. Inoltre, Errani ha ricordato che questa competenza, delle Regioni dal 2003, è stata esercitata, fino al 2007, anche da una commissione del ministero dell'Economia che ha vagliato l'assegnazione delle invalidità e che questo compito è passato da allora all'Inps.
«C'è un rischio incostituzionalità perchè la Corte Costituzionale ha detto che ci deve essere un collegamento tra le funzioni esercitate e le risorse». Lo ha affermato il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. Parole simili a quelle di Errano, governatore dell'Emilia Romagna e del PD….
I fondi per il trasporto pubblico locale, ha spiegato Formigoni, vengono ridotti «di circa 1/3. Noi abbiamo dei contratti con Trenitalia che, sapendo di questi tagli, probabilmente taglierà 1/3 dei treni e magari licenzierà 1/3 del personale». Il rischio è poi che faccia anche «causa alle Regioni e magari la vince perchè noi con Trenitalia abbiamo dei contratti di servizio». A questi tagli si aggiungono i fondi per la famiglia, ha sottolineato Formigoni, «che vengono spazzati via». «Ci vengono tolti i finanziamenti per esercitare le funzioni, ma non ci vengono tolte le competenze», ha concluso.
Sarà difficile ignorarlo se anche Roberto Formigoni lo prevede: salterà il federalismo fiscale. Eventualità che equivarrebbe di fatto alla crisi di governo, perché la Lega non accetterà di sacrificare senza adeguate contropartite il suo cavallo di battaglia per difendere i saldi della manovra.
Per il leader del Pd, Pier Luigi Bersani, la reazione delle Regioni è “giustificata” perché la stretta contenuta nella manovra “è una botta storica alle politiche sociali”.
“La denuncia che arriva oggi dalla Conferenza Stato Regioni sugli effetti della manovra economica è la conferma di ciò che il Pd va dicendo da tempo, e cioè che il governo, al contrario di quanto vanno ripetendo come un disco rotto i suoi esponenti, mette le mani nelle tasche degli italiani” dichiara il responsabile Infrastrutture e Trasporti del Pd, Matteo Mauri.
“Mentre i grandi patrimoni rimangono intatti, i cittadini pagheranno in maniera indistinta i sacrifici a cui il Paese è costretto con tagli agli Enti locali che si tradurranno in più tasse e meno servizi, anche per ciò che riguarda i trasporti. Pensiamo ai milioni di pendolari sia delle
ferrovie che del trasporto pubblico locale, che da un giorno all’altro si vedranno aumentare sia le tariffe che i disagi. Il fatto poi che il presidente della Regione Lombardia abbia oggi fatto proprie le denunce dell’opposizione, adottandone parole e concetti per denunciare l’iniquità della manovra, è materia di profonda riflessione per i moderati di questo Paese. Una circostanza da cui, per il bene del Paese, trarre le dovute conseguenze”.
Antonio Misiani, segretario commissione bilancio e tesoriere del PD è beffardo: “Anche Roberto Formigoni, meglio tardi che mai, si è accorto dei disastri che la politica economica di Tremonti sta producendo nel Paese. Con una manovra così iniqua e depressiva non ci sarà alcuna ripresa e l'Italia continuerà ad essere esposta alle turbolenze dei mercati finanziari internazionali. A Formigoni rivolgiamo un invito: se crede realmente alle parole che pronuncia venga sabato prossimo alla nostra iniziativa al Palazzo dello Sport di Roma e si impegni concretamente per contrastare e cambiare questa politica”.
Renata Polverini, presidente della Regione Lazio, è del PDL ma pensa di dover tagliare i servizi primari. E denuncia come con questa manovra le Regioni saranno costrette “ad aumentare le tasse o a ridurre i servizi. Siccome le tasse non possiamo aumentarle, le Regioni avranno difficoltà a garantire i servizi”. Le Regioni, ha aggiunto, “non vogliono tirarsi fuori, ma vogliono partecipare in maniera equa a tutte le componenti della spesa pubblica”.
Regioni e Comuni hanno fatto proposte e suggerimenti per riequilibrare meglio il carico dei tagli. I governatori vorrebbero che a tutti i livelli istituzionali fosse applicata la percentuale di incidenza dell’intera manovra, pari al 3.43%: si passerebbe infatti a 15,71 miliardi per lo Stato (+65.4%); 2,20 miliardi per le Regioni a Statuto ordinario (-74,2%); 1,23 miliardi per quelle a Statuto speciale (-17,7%); 0,89 miliardi per le Province e 4,32 ai Comuni.
Dai Comuni arriva la stessa richiesta e il presidente dell’Anci, Sergio Chiamparino, in un confronto con il ministro Fitto, ha ricordato che il 90 per cento dei tagli grava sulle autonomie locali: “tagliate i ministri” ha detto rivolto a Fitto.
Claudio Martini, fino alla scorsa legislatura presidente della Regione Toscana, presidente del Forum Politiche del Territorio del Partito democratico si augura che “anche i due presidente della Lega, Cota e Zaia, parlino con la stessa forza e chiarezza con cui si sono espressi Formigoni ed Errani”. Anche perché se poi le dichiarazioni sono altre, la firma di Cota è sotto il documento.
Marco Laudonio