MONDIALI: BARELLI, BASTA POLEMICHE E TIFIAMO GLI AZZURRI

di Dario Caselli

Questa sera iniziano i mondiali degli azzurri, già ricchi di polemiche anche se stavolta non è il lato sportivo a sollevare il polverone ma piuttosto quello politico. Giorni fa infatti il ministro Calderoli era andato giù pesante chiedendo ai calciatori un netto taglio ai loro compensi. Richiesta che ha diviso il mondo politico e quello sportivo, con allegata replica piccata di alcuni nazionali i quali hanno deciso che i loro premi per una vittoria finale andranno alle celebrazioni dell'Unità d'Italia. Di questo e di altro ne parliamo con il senatore Paolo Barelli, che è anche presidente della Federazione Italiana Nuoto.

Senatore, allora stasera inizia il mondiale azzurro e come al solito non mancano le polemiche…
“Diciamo che ogni volta che c'è una grande manifestazione di rilievo planetario come un mondiale di calcio l'interesse della società in genere e della politica si concentra. Viviamo un momento di crisi e quindi è naturale che l'attenzione della politica si concentri su quanto costa questo “circo” e quali siano i benefit dei suoi protagonisti. Però devo dire che è naturale in eventi così rilevanti che i compensi dei protagonisti siano ben pagati. Per il resto mi sembra che si tratti di storia già viste e riviste”.

Una tempesta in un bicchiere d'acqua?
“Ogni mondiale è accompagnato dalle polemiche. Se ritorniamo alla mente al 2006 anche quello fu un appuntamento funestato dalle critiche ed allora furono ben più gravi di queste. Il problema è che questo è un Paese che dimentica molto facilmente. Francamente non credo che si tratti di una polemica di cui sentiremo parlare ancora per molte ore”.

Ma non crede che in questo momento di crisi economica debba giungere dal mondo del calcio un segnale di solidarietà?
“Questo è chiaro e sono convinto che questi campioni non partecipano al mondiale per i premi, ma piuttosto per il significato in termini di immagine. Detto questo credo che sia necessario chiarirci: il mondo del calcio è come tutti i settori economici e quindi deve potersi permettere di andare avanti attraverso le risorse che ha a disposizione. Da un lato lo Stato deve creare le condizioni affinchè il sistema possa andare avanti, dall'altro però sta all'abilità del presidente o dell'amministratore delegato guidare la società secondo quelle che sono le tendenze del mercato. Quindi se ci sono le condizioni è giusto che una squadra abbia dei margini, delle soddisfazioni economiche”.

In pratica business is business…
” Quando si parla di calcio si parla di aziende, che sono regolate, e devono esserlo, dal mercato. Il calcio è quindi un'azienda e come tale va considerata. Ovviamente in tutto questo contesto non può mancare il sostegno dello Stato, considerando anche l'attenzione ed il riflesso mediatico che ha”.

Quindi Stato e mercato?
“Appunto. Credo che una realtà che è capace di catalizzare un'attenzione così forte debba avere delle attenzioni. Ad esempio la questione degli stadi: sono convinto che le squadre debbano avere come patrimonio anche la struttura in cui giocano”.

A proposito ma la legge sugli stadi che fine ha fatto?
“La Settima Commissione al Senato aveva varato in sede deliberante il provvedimento, passandolo alla Camera oltre 6 mesi fa. A quello che mi risulta a Montecitorio il ddl deve ancora essere posto all'ordine del giorno. E questa situazione è davvero preoccupante anche perchè c'è un altro aspetto dimenticato…”

Quale?
“Il mondo dilettantistico. In tutta questa discussione sul calcio, sui suoi costi e sugli ipotetici tagli si dimentica sempre di citare un settore che rappresenta la base e che è quello dilettantistico. Di quelle oltre 100mila associazioni sportive, di quel milione di dirigenti ed addetti ai lavori, per lo più volontari, grazie ai quali va avanti il sistema sportivo. A questi va dedicata attenzione superiore a quella che fino ad ora siamo riusciti a garantire. Alla legge sugli stadi si deve accompagnare quella sui piccoli impianti. Il Pdl è un partito nazional popolare e perciò è necessario occuparci di tutto il movimento sportivo, dando un riconoscimento a coloro che quotidianamente garantiscono lo sport in Italia”.

Il fallimento però della candidatura ad Euro 2016 ha dimostrato tutti i nostri limiti come movimento sportivo…
“Non enfatizzerei troppo questa sconfitta. E' chiaro la delusione c'è, ma credo che l'impegno per la candidatura olimpica di Roma abbia fatto calare un pò la tensione. E poi tutti sapevano che la Francia arrivava molto agguerrita e lo dimostra il fatto che Sarkozy stesso si fosse mobilitato in prima persona. Francamente penso che questa della mancata candidatura non sia un problema, piuttosto continuo ad insistere sul fatto che sia necessario lavorare ad una legge sugli stadi accompagnata da una sugli impianti di piccole dimensioni e sulle società dilettantistiche”.

Un'ultima domanda: faccia un pronostico per il mondiale. Dove può arrivare l'Italia?
“Storicamente l'Italia comincia in sordina e poi va forte alla fine. L'importante è andare avanti perchè cominciare alla grande e poi finire male non va bene. Ho fiducia nei nostri atleti, che hanno l'esperienza e soprattutto sanno che l'appuntamento mondiale dà un riverbero enorme. Sono convinto che giocheranno al massimo delle loro possibilità. E poi in fin dei conti gli azzurri vinsero il mondiale in Spagna quando dicevano che dovevano essere cacciati a pedate nel sedere, ed a Berlino che non sarebbero dovuti nemmeno andare. Per questo sono convinto che si giocheranno le loro carte, consapevole però che riconfermarsi, anche statisticamente, è difficile”.

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