Rapporto Amnesty: “Italia, un Paese pieno di lacune”

Bocciate le politiche migratorie dell’Italia nel Rapporto Annuale 2010 di Amnesty International. Critiche ai respingimenti, al reato di immigrazione clandestina e ai troppi abusi di polizia. Frattini: “Un rapporto indegno”. Replica del Pd: “Frattini chiude gli occhi davanti alla realtà, c'è una nostra proposta di legge per introdurre il reato di tortura”.
E’ stato presentato a Roma il Rapporto annuale di Amnesty International, organizzazione internazionale per la difesa dei diritti umani, che da quasi 50 anni documenta e monitora le politiche interne su questi temi in 159 Paesi e territori.

L’analisi di Amnesty, ha bocciato in pieno le politiche migratorie dell’Italia per le ripetute violazioni dei diritti umani. Il nostro Paese spicca come “un Paese pieno di lacune”, che ha ricevuto circa 90 raccomandazioni per la violazione dei diritti degli immigrati, dei rifugiati e dei richiedenti asilo.

Si legge nel Rapporto che gli sforzi delle autorità italiane per controllare l’immigrazione, hanno messo a repentaglio i diritti di migranti e richiedenti asilo. Inoltre è evidenziato in un paragrafo, come a gennaio il gruppo di lavoro della Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria, abbia aspramente criticato l’Italia per i Centri di identificazione ed espulsione.

“E' in vigore il reato di clandestinità – ha spiegato Giusy D'Alonzo, che per l'organizzazione ha analizzato il caso Italia – che allontana l'immigrato dalle istituzioni al punto che se è testimone o subisce un reato, non può denunciarlo. C'è una politica di respingimenti come quella con la Libia, che non tiene conto della questione dei diritti umani. Nulla si sa delle 800 persone che sono state riconsegnate alla Libia”.

Inoltre, sottolinea il rapporto Amnesty, “i governi italiano e maltese, in disaccordo sui rispettivi obblighi di condurre operazioni di salvataggio in mare, hanno lasciato i migranti per giorni senza acqua e cibo, ponendo a grave rischio le loro vite”.

Il quadro che emerge sull'Italia è sconcertante: abusi della polizia, norme discriminatorie nei confronti di rom e migranti, omofobia, morti sospette, pestaggi, maltrattamenti delle forze dell'ordine, tutte voci citate espressamente nel rapporto.

Nel Rapporto è stata espressa grande soddisfazione per la condanna in Appello, dei 27 tra agenti e dirigenti della polizia, per gli abusi commessi nel 2001 nella scuola Diaz di Genova, durante il G8. Ma la criticità dell’analisi, riguarda il fatto che l'Italia, anche dopo questi fatti, non ha istituito un organismo indipendente di indagine sugli abusi della polizia, e non ha ancora introdotto il reato di tortura nel Codice penale, impedendo di punire i responsabili in maniera proporzionata alla gravità della loro condotta.

Le preoccupazioni di Amnesty riguardano anche le norme discriminatorie inserite nel pacchetto sicurezza. Sono proseguiti gli sgomberi forzati dei rom ed è stato loro negato un equo accesso all'istruzione, alle cure sanitarie e all'occupazione. Diritti negati anche ai migranti arrivati a bordo di imbarcazioni provenienti dall'Africa del Nord, e respinti verso Paesi che non rispettano le convenzioni internazionali.

Nel 2009 inoltre, sono aumentati gli attacchi contro la comunità gay, senza che le autorità abbiano fatto nulla per evitarlo.

Tutte queste critiche presenti nel Rapporto 2009 di Amnesty, non sono piaciute al Governo italiano che, per voce del Ministro degli esteri Franco Frattini, ha definito il rapporto “indegno”. Secondo il titolare della Farnesina, sono accuse da“respingere al mittente”.

La replica degli esponenti del Partito Democratico, è stata immediata. “Il Ministro Frattini – ha dichiarato Sandro Gozi, deputato del Pd e Capogruppo Democratico in Commissione Politiche dell’Unione europea – farebbe bene a non chiudere gli occhi di fronte alla questione dei respingimenti dei migranti e dell’osservanza del diritto d’asilo da parte italiana. Organismi europei ed internazionali hanno duramente criticato le norme introdotte dal Governo Berlusconi e, anzichè attaccare frontalmente una organizzazione autorevole ed indipendentemente come Amnesty, farebbe bene ad accettare un confronto aperto su un tema spinoso e di assoluta rilevanza per la nostra democrazia”.

Gianclaudio Bressa, Capogruppo Pd della Commissione Affari Costituzionali alla Camera, è stato il primo firmatario di una proposta di legge atta ad introdurre il reato di tortura nel nostro Codice Penale, proprio come auspicato da Amnsnesty nel rapporto, per questo è intervenuto nel dibattito mediatico: “Bene ha fatto Amnesty a denunciare questa enorme mancanza del nostro Codice penale: il Parlamento accolga il suo appello, sarebbe una legge a costo zero e di grande civiltà, sollecitata all’Italia dalla Commissione Onu dei Diritti umani: se il Parlamento volesse, il reato di tortura potrebbe essere introdotto in pochissimo tempo”.

L’immagine dell’Italia sta scadendo pericolosamente. E questa non è solo una valutazione dell’opposizione ma purtroppo di tanti organismi a carattere internazionale. Dove ci condurrà questo Governo?

Riportiamo il testo del Rapporto Annuale 2010 di Amnesty International sull’Italia (gennaio 2009 – maggio 2010)

Anto. Pro.

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