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Intercettazioni, il ddl passa con la fiducia. Sciopero e proteste contro il "bavaglio"

Un sit in di protesta organizzato nella serata di ieri davanti a palazzo Madama, organizzato su Facebook dal “Popolo viola”, ha dato il via ad una serie di iniziative contro il ddl intercettazioni, passato al Senato con il voto di fiducia. Iniziative che comprendono la raccolta firme per un referendum abrogativo annunciato dall'Idv, lo sciopero generale della stampa, fissato per il 9 luglio, giornali in edicola listati a lutto, come il Corriere della sera e Sky Tg24, o con le prime pagine bianche, Repubblica e La Stampa. Il ddl intercettazioni, che ora dovrà essere approvato alla Camera in terza lettura, insomma scatena un polverone.Fiducia e bagarre in aula – La fiducia sul testo è stata approvata con 164 'si' e 25 'no'. I senatori del Pd sono usciti dall'Aula per protesta, mentre quelli dell'Idv, che hanno occupato l'emiciclo per l'intera notte e buona parte della giornata, hanno votato contro insieme a Udc, Radicali e Mpa. Quando si apre la seduta il clima è piuttosto teso. I dipietristi occupano ancora l'Aula del Senato. Renato Schifani li invita più volte ad alzarsi dai banchi del governo, ma loro, guidati dal capogruppo Felice Belisario, non ascoltano. Così alla fine il presidente è costretto a espellerli ricorrendo all'aiuto dei commessi: in forze circondano i 'disobbedienti' e li trascinano fuori. Lo sgombero viene seguito dai cronisti via sms perché le Tribune dedicate alla stampa (come da Regolamento), devono essere vuote quando si sospende la seduta. Ad eccezione di quella della Rai sempre più affollata.”Liberati” i banchi del governo, comincia la diretta Tv. E davanti alle telecamere ogni gruppo dice la sua. Luigi Li Gotti (Idv) smonta il testo e assicura che da oggi anche i malfattori potranno fischiettare beatamente “Meno male che Silvio c'é”. La decisione di mettere la fiducia, interviene il presidente dei senatori Udc Giampiero D'Alia, è un atto di “forza che nasconde debolezza e insicurezza”. Difende a spada tratta il ddl, Federico Bricolo, il numero uno della Lega al Senato. E' una legge necessaria, spiega, per evitare la gogna mediatica. Ma, soprattutto, una volta chiusa questa pagina “si potrà tornare a parlare di riforme”. Riccardo Villari (Mpa) annuncia il 'no' del suo gruppo, mentre Franco Bruno (Api) parla di ddl che “impedirà di indagare”. I banchi del governo sono quasi pieni.Alfano studia l'I-pad – Il Guardasigilli Angelino Alfano parla con molti esponenti della maggioranza e 'studia' insieme a qualche collega di partito un' I-pad nuovo di zecca. Gli sono accanto, i ministri della Cultura Sandro Bondi, delle Infrastrutture Altero Matteoli, mentre si aggira per l'Aula il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli.Il Pd abbandona l'aula – Il presidente dei senatori Pd Anna Finocchiaro accusa subito la maggioranza di voler creare “intralcio alle indagini”. Si tratta, aggiunge, di un ddl che “tutela meglio i criminali e uccide la libertà di informazione”. La verità è che il centrodestra vuole “un popolo bue”, afferma, e che vuole nascondere i “propri misfatti”. Quindi, siccome il gruppo gliene ha dato la facoltà, decide che i Democratici non parteciperanno al voto. Dopo la standing ovation che le viene tributata, Finocchiaro fa cenno ai 'suoi' di uscire. Tutti la seguono, tranne i Radicali. Loro, spiega Emma Bonino, preferiscono votare 'no' al ddl.Gasparri contro l'opposizione – “Quello di abbandonare l'Aula – grida il capogruppo Pdl Maurizio Gasparri durante 'l'esodo' – è un gesto non democratico”. Mentre “é democratico”, assicura, il confronto aperto sul testo che è in Parlamento da circa due anni. “Noi – aggiunge – voteremo con orgoglio questa legge”. Anche i senatori del centrodestra si alzano in piedi per applaudire il proprio capogruppo. Quindi si passa al voto. Mentre i senatori sfilano sotto i banchi della presidenza per dire 'si' o 'no', Schifani parla a lungo con Alfano. Al momento della proclamazione del risultato, però, per il governo in Aula non c'é nessuno. Solo Gasparri e il legale del premier Piero Longo restano, “per rispetto delle istituzioni”, afferma Longo.Botta e risposta Di Pietro-Napolitano – Intanto la polemica divampa anche per il botta e risposta tra il leader Idv Antonio Di Pietro e il Quirinale. Il deputato dichiara di sperare che Napolitano “faccia sentire la sua voce”. Ma dal Colle si ribatte: “I professionisti della richiesta al Presidente della Repubblica di non firmare sono numerosi, ma molto spesso parlano a vanvera”. Pronta la replica di Di Pietro: “Non abbiamo intenzione, né soprattutto tempo, per polemizzare con il Capo dello Stato. Piuttosto ribadiamo che la responsabilità di questa legge è del governo Berlusconi e della sua maggioranza complice”. Il ddl ora è atteso alla Camera dove lo attende “un'opposizione durissima” come assicura Donatella Ferranti (Pd).Giornali listati a lutto – Alcuni quotidiani italiani sottolineano con iniziative grafiche in prima pagina il disaccordo sul ddl intercettazioni, che ieri ha incassato la fiducia al Senato. Repubblica esce con una prima pagina bianca e un post it giallo al centro in cui si legge: “La legge-bavaglio nega ai cittadini il diritto di essere informati”. In bianco anche la rubrica di Massimo Gramellini e il mini-corsivo di Riccardo Barenghi sulla Stampa: “Buongiorno e Jena escono oggi in bianco per abituarsi a quando la legge sulle intercettazioni impedirà loro di affrontare gli argomenti che nutrono da sempre i corsivi di satira e di costume”. Protesta anche il Fatto Quotidiano, oggi listato a lutto sopra la testata.http://notizie.tiscali.it/articoli/politica/10/06/11/intercettazioni_passa_ddl_proteste.html

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