Non passa il decreto legge “demolizioni Campania”.
Ieri la Camera ha votato sulle pregiudiziali di costituzionalità al decreto che sospendeva l'abbattimento delle case abusive in Campania.
La campanella che annuncia l’imminenza del voto ha suonato 10 minuti prima, come sempre, nell’aula della camera sono presenti 481 deputati. La votazione si conclude con 249 sì e 231 no. Il governo viene battuto e viene sventato un condono ambientale per decreto legge. Ma l’aula rumoreggia e se la prende con la presidente di turno, Rosy Bindi, rea, secondo il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, di non aver chiesto, prima di dare il via alle votazioni, il parere del Governo, ma la presidente ricorda a Cicchitto che il parere del Governo non era richiesto, così si scopre il vero motivo della protesta. Per la maggioranza la Bindi sarebbe colpevole di aver chiuso frettolosamente le votazione senza attendere che una trentina di deputati che erano assenti potessero entrare e recarsi al loro scranno per votare. Tra le file della maggioranza, erano assenti 64 deputati del Pdl e 15 della Lega.
Alla camera non esiste una norma precisa sulla durata delle votazioni, così Rosy Bindi ha atteso 52 secondi prima di dichiarare la chiusura della votazione più lunga della giornata, rispetto alla media dei 49 secondi.
Per tutto il giorno la maggioranza è rimasta sul filo dei numeri. Quanto accaduto non è, sicuramente, da attribuire ad un “calcolato trappolone” della presidenza, come insinua oggi Il Giornale, ma alla scarsa dimestichezza del gruppo parlamentare del Pdl alla professionalità.
“Che un deputato debba rimanere al proprio posto mentre una votazione è in corso mi pare una regola di comportamento così elementare – afferma il vicepresidente del Partito Democratico, Ivan Scalfarotto – che non riesco davvero a immaginarmi come si possa smentire l’evidenza dei fatti. La chiusura della votazione da parte del Vicepresidente Bindi svela in realtà la concezione dilettantesca delle istituzioni che esprime il centro-destra al governo”.
“L’assenza dall’aula di ben 64 deputati – prosegue Scalfarotto – è un chiaro segnale della leggerezza con cui la maggioranza considera il proprio impegno nelle sedi istituzionali che trovo irriguardoso nei confronti dei cittadini italiani che, tramite il voto, danno loro mandato.”
Dario Franceschini, presidente dei deputati del PD, commenta i fatti della Camera: “Capisco che sia sgradevole essere battuti per 18 voti però segnalo che quelli che stavano salendo per votare non erano 18. A tutto c’è un limite. Cercare di scaricare sul presidente di turno i risultati dell’assenza di 64 deputati del Pdl e addirittura immaginare che si possa ripetere una votazione sfavorevole significa sollevare fumo per coprire le proprie responsabilità politiche.”
La Bindi si difende con forza: “Ho aspettato anche più dei tempi normali di attesa. Il problema non è la chiusura della votazione, ma il non diritto a prendersi tempi di pausa più lunghi del necessario. Il diritto di votare è per chi è seduto al suo posto. Ho aspettato 52 secondi per chiudere la votazione e, quindi, non ho commesso alcuna irregolarità”.
La maggioranza, per bocca dei capigruppo e del vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi, che pure ha escluso comportamenti 'dolosi' della presidenza, ma chiede, ugualmente la ripetizione del voto. Cosa che non può effettuarsi in quanto, come sottolineato oggi dal Presidente Fini, i regolamenti della Camera prevedono che, secondo l’articolo 8 spetta al Presidente di turno il compito di fare opportune valutazioni, mentre l'articolo 57 spiega che “quando si verifichino irregolarità, il presidente, apprezzate le circostanze, può annullare la votazione e disporre che sia immediatamente ripetuta”. Ma ciò solo nell’immediato, non a distanza di un giorno.
Per Alessandro Maran, vicepresidente dei deputati del PD. “È inutile che la maggioranza accampi scuse o pretenda inutili prove-tv. La verità è che i parlamentari del PDL e della Lega non erano in aula e che al momento della votazione sulla pregiudiziale di costituzionalità sul decreto sulle demolizioni in Campania la maggioranza è andata sotto per 18 voti. È diritto dei deputati votare, per questo la presidente di turno, Rosy Bindi ha aspettato a lungo prima di dare il risultato, ma è loro dovere stare in aula. Una maggioranza stratosferica, come quella di cui dispone il centrodestra, non tiene se non con il voto di fiducia.“
“Leggo un bell’elenco di deputati del PDL pronti a chiedere le dimissioni della vicepresidente della Camera Rosy Bindi, alla quale va la mia solidarietà, e neanche un responsabile di quel gruppo capace di autocritica per l’assenza di ben 64 deputati al momento del voto di ieri sulla pregiudiziale di costituzionalità per bloccare il decreto salva-abusivi. Credo che a dimettersi dovrebbe essere chi non fa parte del lavoro per il quale è stato eletto o chi cerca di far cambiare il voto del Parlamento alzando i toni o facendo pressioni psicologiche sul vicepresidente di turno ribaltando una votazione sgradita”.
A chi chiede le dimissioni della Bindi dal ruolo di vicepresidente della Camera, la vicepresidente dei deputati PD, Rosa Vilecco Calipari, risponde. “Leggo un bell’elenco di deputati del PDL pronti a chiedere le dimissioni della vicepresidente della Camera Rosy Bindi, alla quale va la mia solidarietà, e neanche un responsabile di quel gruppo capace di autocritica per l’assenza di ben 64 deputati al momento del voto di ieri sulla pregiudiziale di costituzionalità per bloccare il decreto salva-abusivi. Credo che a dimettersi dovrebbe essere chi non fa parte del lavoro per il quale è stato eletto o chi cerca di far cambiare il voto del Parlamento alzando i toni o facendo pressioni psicologiche sul vicepresidente di turno ribaltando una votazione sgradita”.
Oggi Rosy Bindi ha spiegato che: “Non c'erano gli estremi per ripetere la votazione ieri, il presidente non ha gli occhi dietro e non può vedere chi entra dalle porte superiori”, ha spiegato, “ma dire che c'erano 40 persone in aula vuol dire sapere di mentire”.
D’altronde l’orario della votazione sulla pregiudiziale si saperve e quinidi: “non ci sono scuse”.
A chi le chiede come poter ovviare al problema della mancata regolamentazione sulle operazioni di voto la Bindi spiega: “La regola seria c'è, ed è quella in uso alla Commissione Bilancio dove quando si apre la votazione non entra più nessuno”
“Credo di essermi comportata correttamente – ha concluso la presidente del Partito Democratico – di certo non temo 'la prova tv”. In fin dei conti: “come si fa a ipotizzarla, siamo contro le intercettazioni…”
Fra.Mino>