Ci vuole il disarmo prima che le armi mettano al bando l’umanità 

di Giovanni Sarubbi

In Medio Oriente si è consumata l’ennesima strage. Lo Stato di Israele è stato di nuovo protagonista di un’azione violenta e ingiustificata, costata la vita a decine di pacifisti, con quello che non può non essere considerato come un vero e proprio atto di pirateria. Anche i sostenitori dello Stato Ebraico sono rimasti senza parola per la rozzezza dell’azione che stupisce non poco visto che a condurla sono state quelle forze di sicurezza israeliane da sempre considerate le migliori del mondo.
Non crediamo che si sia trattato di errori, come quelli che può commettere un esercito non addestrato. Non si può andare all’assalto di una imbarcazione senza mettere in conto una possibile reazione con conseguente carneficina. Se lo si è fatto è stato per mettere in chiaro la linea politica che il governo di Israele intende perseguire. Chi ha condotto l’azione militare chi l’ha decisa e diretta, infatti, non sono degli sprovveduti. Si è cercato il morto per dire forte e chiaro che lo Stato di Israele è pronto a tutto, in modo da scoraggiare altre iniziative di sostegno pacifico nei confronti dei Palestinesi ma anche tenere alta la tensione nella zona per poter giustificare ulteriori azioni armate come quella di “Piombo fuso” di un anno e mezzo fa che, infatti, sono state immediatamente realizzate. In contemporanea con la notizia dell’assalto alla Freedom Flotilla, infatti, i media internazionali hanno diffuso la notizia del lancio di razzi dalla striscia di Gaza verso Israele con immediata azione di bombardamento di Gaza da parte dell’aeronautica israeliana.
Quella di Israele contro la Freedom Flotilla è quindi a tutti gli effetti una azione di guerra che ha come obiettivo la continuazione della guerra con la speranza di riuscire ad assestare il colpo finale ai propri nemici, i Palestinesi, e non solo quelli di Hamas, ma soprattutto l’Iran.
Se così non fosse l’azione contro la Freedom Flotilla risulterebbe inspiegabile visto che il risultato più immediato che Israele ha portato a casa è quello dell’isolamento internazionale e la rottura con il Governo Turco che, finora, poteva essere considerato amico di Israele, oltre a rinfocolare il mai morto antisemitismo che anche in questa occasione si è di nuovo manifestato.
Non è la prima volta che il governo Israeliano si comporta in questa maniera come ha testimoniato su queste pagine l’ex deputato del PCI on.le Agostino Spataro ricordando una vicenda del 1988. Non è la prima volta che il Governo Israeliano viene condannato dall’ONU per le sue azioni militari. Rimane il fatto che la vicenda medio orientale è sempre più ingarbugliata e non si vede una via di uscita che metta fine alla guerra.
La guerra non ci piace, chiunque sia a combatterla e a proclamarla. Non ci piace se la fa Israele ma anche se la fa l’Iiran o qualsiasi altra nazione del mondo. La guerra è per noi il peggior nemico dell’umanità. La guerra distrugge non solo le cose e l’ambiente ma anche i rapporti fra le persone che divengono disumani, disgustosi, folli. Per noi il comandamento del “non uccidere” è assoluto, senza possibili eccezioni, neppure la legittima difesa. Nessuno può arrogarsi il diritto di uccidere chicchessia.
Non sosteniamo, lo ripetiamo per chi si fosse distratto, né chi vuole la distruzione di Israele né sosteniamo Israele o qualsiasi altro governo nelle sue azioni di distruzione di altri popoli. Ripudiamo la guerra come strumento di risoluzione delle controversi internazionali, come recita l'art. 11 della nostra Costituzione.
C’è l’urgenza di fare la pace in Medio Oriente così come in tutto il resto del mondo.
Questa è l’urgenza del momento. Senza la pace, senza la cessazione di tutti i combattimenti, senza il deporre le armi, lo scioglimento di tutti gli eserciti e la chiusura di tutte le fabbriche di armamenti non c’è futuro né per il Medio Oriente né per tutta l’umanità. Questo è il dato ineludibile con cui devono confrontarsi non solo tutti i Capi di Stato del mondo ma anche ogni essere umano che abbia a cuore il futuro dell’umanità.
Nel mentre scrivo queste note i mezzi di comunicazione stanno diffondendo la notizia del rilascio da parte del governo Israeliano di tutti i pacifisti arrestati durante l’assalto alla Fredom Flotilla. E’ una buona notizia. Ci auguriamo che nelle prossime ore ci sia chi si eserciti a realizzare non guerre ma ponti che riescano a far colloquiare i governi che si fronteggiano con le armi ma anche le popolazioni, innanzitutto quella ebraica e quella palestinese, che guardandosi negli occhi devono cercare di riscoprire la comune umanità e le ragioni di una pacifica convivenza.
Un futuro di pace potrà costruirsi solo disarmando gli eserciti, solo perseguendo una politica nonviolenta, solo promuovendo la risoluzione dei conflitti internazionali attraverso mezzi pacifici. Non saranno le armi a garantire un futuro di pace. L’umanità, come dimostra il disastro ecologico del Golfo del Messico, non è in grado di dominare appieno la tecnologia da essa stessa prodotta. E questo vale ancora di più per gli strumenti di morte, per le armi, qualunque esse siano. che vanno tutte messe al bando prima che esse mettano al bando l’umanità.
Giovanni Sarubbi

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