Cassazione: condominio con più libertà , il canto della vicina non disturba

Vivere in un condominio porta una serie di vantaggi e svantaggi. La convivenza con persone che, di fatto, non scegliamo ma ci ritroviamo come vicini origina in alcuni casi attriti e situazioni di litigiosità. Statisticamente, il cantare compare tra i più diffusi fattori scatenanti di discussioni condominiali. In realtà il tono di voce alta finisce quasi sempre per essere un pretesto per generare un conflitto basato su altre motivazioni. Ma da oggi si è liberi di cantare all'interno dei condomini. E guai a chi tenta di zittire un vicino che intona melodie. La Cassazione spiega che “zittire” una persona “mentre da' libero sfogo al canto sul balcone della propria finestra equivale a tenere un comportamento quantomeno inopportuno se non addirittura potenzialmente atto a ledere i diritti della persona, garantita nella manifestazione esteriore come 'singola' pure nella carta costituzionale”. Il caso esaminato dalla Corte (sentenza n. 20750/2010) riguarda un 58enne fiorentino che aveva detto alla sua vicina di “farla finita” con le sue canzoni. Di tutta risposta lei aveva risposto in modo offensivo dicendogli in sostanza di farsi gli affari suoi. La Corte nella sentenza annota che non e' dato sapere quali fossero i gorgheggi nè quali fossero le canzoni intonate dalla giovane donna che per abitudine si affacciava alla finestra per intonare canti. Nel giorno della lite il vicino, stufo di sentirla cantare le aveva detto di farla finita. La reazione di lei era stata immediata e d offensiva e così il caso finiva davanti al giudice di pace con una denuncia per ingiuria. La donna veniva assolta in primo e secondo grado perchè si è ritenuto che avesse reagito di fronte a un fatto ingiusto. Inutile il tentativo del 58enne di sostenere che nella specie non poteva configurarsi la “causa di non punibilita' della provocazione” dato che lui aveva solo chiesto alla vicina di non disturbare con il proprio canto. La suprema corte dando ragione alla donna ha evidenziato che “il principio e' stato applicato in modo corretto dal giudice del merito” ed osserva che le parole usate dal vicino per tacitare il canto della donna (“falla finita”) hanno un “carattere ultimativo e non urbano” di formulare la richiesta.
Secondo il componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del consumatore” di Italia dei Valori Giovanni D’AGATA la sentenza ha chiarito, innanzitutto, un diritto inviolabile per ogni cittadino italiano: cantare è un diritto di espressione della persona

Lascia un commento

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy