Il Sottosegretario Sen. Alfredo Mantica, titolare della delega per gli
italiani nel mondo, ha perduto un'altra occasione per tacere e per evitare
che il nome degli italiani all'estero fosse associato, sia pure
indirettamente, a posizioni politiche e di principio insostenibili. Ci
riferiamo alle dichiarazioni da lui fatte in occasione dell'attacco di
militari israeliani in acque internazionali al convoglio navale umanitario
diretto a Gaza, un attacco che – come è noto – ha provocato nove morti ed è
stato condannato dall'opinione pubblica internazionale e dalla grande
maggioranza degli uomini di stato. L'ineffabile Sottosegretario ha infatti
dichiarato: “Questa vicenda si può classificare come una voluta
provocazione, (che) aveva un fine preciso, politico. Il principio della
rappresaglia israeliana è un principio conosciuto nel mondo. Pensare che
tutto avvenisse senza una reazione di una qualche natura era una
dilettantesca interpretazione di chi ha provocato questa vicenda”. Insomma,
chi la fa, l'aspetti. E chi vuole e ha tempo da perdere, si pianga i suoi
morti.
Senza girarci intorno, pur essendo abituati alle spericolate e non richieste
acrobazie dialettiche del Sottosegretario, siamo stupefatti e sconcertati.
Può un uomo di governo che, purtroppo, ha la responsabilità degli italiani
che per antonomasia hanno fatto dell'incontro con gli altri e del rispetto
reciproco la loro esperienza di vita, considerare una provocazione e
un'indebita ingerenza gli aiuti umanitari e la sollecitazione a rimuovere il
blocco di Gaza, richiesto a piena voce dallo stesso Segretario dell'ONU
Banki-Moon? Può ignorare che la gran parte della stessa stampa israeliana ha
considerato eccessivo inopportuno e sbagliato l'intervento? Come persona o
come semplice parlamentare lo può certamente fare, ma continuiamo a credere
che un uomo di governo non possa fare il battitore libero, magari per
assecondare un desiderio di visibilità che altrimenti sarebbe frustrato.
Chiedere di tacere a uno come Mantica è inutile e chiedergli di dimettersi è
altrettanto inutile, conoscendo il noto disinteresse del personaggio, e in
più nemmeno originale, visto che l'hanno già fatto inutilmente il CGIE,
molti COMITES e non pochi operatori della comunicazione all'estero.
Più necessaria e più urgente ci sembra invece un'autonoma riflessione del
Ministro degli Esteri sull'opportunità di conservare a chi finora ha saputo
solo entrare in sistematica rotta di collisione con i suoi rappresentati una
delega che fa acqua da tutte le parti.