Il Partito della Nazione

di Luca Bagatin

Casini e Cesa stanno per fondare il ‘Partito della Nazione’, un progetto caldeggiato anche – e da un annetto circa – dall’editorialista Enrico Cisnetto, presidente di Società Aperta. Un progetto che vada dunque ben oltre l’Udc e che guardi anche e soprattutto al mondo laico-liberaldemocratico e, magari, anche all’attuale presidente della Camera, Gianfranco Fini. Un progetto, insomma, di ampio respiro, utile a riscrivere le “regole del gioco” mediante la costituzione di un'Assemblea Costituente e a riformare veramente questo nostro Paese che, dal 1992-93, sembra aver completamente perso il senso dello Stato finendo per inseguire metodi sloganistici, parapopulisti e di mera facciata. Occorre dunque buon senso: buon senso delle istituzioni, in primo luogo, che siano vera espressione della Costituzione repubblicana. Senza bipolarismi imposti per mezzo di leggi elettorali pasticciate, che non danno nemmeno più la possibilità agli elettori di scegliere, con il sistema delle preferenze, il proprio candidato. Occorrono, dunque, riforme concrete, che rilancino il rigore nei conti pubblici per mezzo di drastici tagli, a partire dall'abolizione delle Province, delle comunità montane, dei consorzi: dalla razionalizzazione del personale amministrativo e da una radicale riforma delle pensioni – in linea con il resto d’Europa – come proposto da lungo tempo dall’On. Giuliano Cazzola. Occorre mettere mano alla giustizia non per garantirsi l'impunità, bensì per separare – una volta per tutte – le carriere dei magistrati e spoliticizzare il Consiglio Superiore della Magistratura. E stabilire la responsabilità civile dei giudici: chi sbaglia paga, ma di tasca propria, senza pesare sulla ignara collettività. Oggi, il presidente del Consiglio, temendo un’avanzata delle forze centriste, cerca un dialogo con Casini affermando che l’Udc è una costola del centrodestra. Berlusconi finge però di dimenticare che, ormai, il centrodestra è prigioniero della Lega Nord e della sua secessione mascherata da federalismo. E finge anche di non vedere che la sua politica estera ‘filoputiniana’ e filolibica lo sta portando a inimicarsi del tutto gli Stati Uniti d’America e a compromettere il ruolo strategico dell’Italia nello scacchiere internazionale. In questo senso, solo un Partito della Nazione guidato dal buonsenso e dal dialogo fra laici e cattolici in Parlamento può portare l’Italia fuori dai marosi di una crisi che la attanaglia da oltre un quindicennio.

(articolo tratto dal blog www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)

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